Lifestyle

Zaeta, la moto che non c'era

- Paolo Chiaia coltiva la passione di guidare di traverso da quand'era ragazzino e con un Ciao bianco provava il gusto di derapare. Da quel gioco, e dal sogno nel cassetto di costruire una moto che mancava, è nata la Zaeta. Il racconto di Babila
Zaeta, la moto che non c'era

Paolo Chiaia è l'ideatore della Zaeta, una moto singolare anche nel nome. Zaeta ricorda i biscotti padovani “zaeti”, a cui Paolo è legato per ragioni affettive. Anche la società che costruisce le Zaeta ha un nome particolare e simbolico: Ouroboros.
Paolo Chiaia è un autentico appassionato di moto, uno che ben conosce le diverse discipline motociclistiche sportive, ed è un biker atipico. Coltiva la passione di guidare di traverso da quand'era ragazzino e con un Ciao bianco provava il gusto di derapare. Da quel gioco, e dal sogno nel cassetto di costruire una moto che mancava, è nata la Zaeta.

Frenare e derapare sembra semplice, ma è molto complicato. Mettere di traverso la moto guidando negli ovali di terra battuta è un gesto che affascina, ma questa specialità non vive certo i fasti di altre competizioni in voga. Nelle gare di Short Track e Flat Track sono pochi gli italiani iscritti, ma ce n'è uno che fa bella figura, si chiama Marco Belli.
Con Marco si è avverata la prima apparizione in gara di una Zaeta, accadde a Daytona nel 2007. Pluri campione nello Short Track, ha vinto tre titoli inglesi, quattro italiani e i due europei, Belli ha conquistato il suo titolo europeo del 2010 proprio con la debuttante Zaeta che ha contribuito a sviluppare e che poi ha portato in gara anche alla Pikes Peak.
Nel progetto della Zaeta viene coinvolto Graziano Rossi e in società con Chiaia entra Matteo Uliassi, con l'obiettivo di arrivare alla produzione di serie. L'industrializzazione della moto viene affidata alla In-Motion e nel 2013 la moto assume la sua versione stradale definitiva.

Con Paolo Chiaia
Con Paolo Chiaia

Parto per la prova della Zaeta da Lazise, bellissima cittadina sulla riva orientale del Lago di Garda. Poi per un centinaio di chilometri salgo tra le colline, sulle cui strade scopro la grande maneggevolezza di questa moto. Sembra una moto da gara, ma è omologata Euro3 ed è adattissima a un uso cittadino, visti il suo peso piuma di 115 kg e l’altezza della sella di soli 800 mm (è regolabile da -10 a+20mm).
Dopo aver percorso pochi chilometri cresce la voglia di aprire il gas, sgranando le cinque marce per sentire come spinge il potente monocilindrico TM 530 a 4 valvole raffreddato a liquido: i suoi circa 60 cavalli sono tanti ed è davvero facilissimo trovarsi in monoruota o con la ruota posteriore che pattina!

La particolare verniciatura di questo esemplare si deve all'artista inglese Maxwell Paternoster e anche la pregiata componentistica non fa passare inosservati: questa è una moto da veri intenditori (e non per tutte le tasche).
Primo stop a Bardolino, dopo aver percorso la strada panoramica dove i battiti cardiaci sono andati a mille e non soltanto per lo scarico Termignoni.
Questa moto è una bomba - dico a Paolo - tutti dovrebbero avere una moto così, iniziando da noi donne!”.
L’interasse corto e la sella con rivestimento Vibram permettono una posizione comoda e allo stesso tempo consentono di mantenere il busto in una posizione eretta, con un manubrio largo quanto basta a dare il massimo controllo in tutti le condizioni di guida.
La forcella Showa di questa versione e il mono posteriore Ohlins sono stati all’altezza delle prestazioni, anche se il mono era un po’ troppo rigido per il mio peso. In ogni caso quando ho preso un po’ di dimestichezza la Zaeta è diventata un giocattolo. Dal comportamento preciso il raffinato telaio in lega di alluminio che ha pure un disegno originale.
 

Sembra una moto da gara, ma è omologata Euro3 ed è adattissima a un uso cittadino, visti il suo peso piuma di 115 kg e l’altezza della sella

La strumentazione è minimalista quanto basta per avere tutto il necessario e niente di più, il piccolo contachilometri con le relative spie è montato sull'attacco del manubrio, anch’esso ricavato dal pieno, quindi le cose essenziali ci sono ed il resto sarebbe solo peso superfluo.
I pneumatici tassellati per un uso on-off hanno sempre tenuto, anche se nella ricerca della piega sportiva tentavano di farmi andare per la tangente… Sono comunque previste altre gomme a scelta da montare sui bellissimi cerchi a raggi Kineo tubeless.
L'impianto frenante Brembo vede all'anteriore un disco flottante da 320 mm a margherita e al posteriore un disco fisso da 240 mm, sempre a margherita, con pinza a singolo pistoncino e pompa con serbatoio integrato.

Il nostro percorso continua verso Torri del Benaco, Malcesine e Torbole, deviando per alcune strade laterali che salgono sulle colline della riva veronese del Lago di Garda. Ed è proprio nel misto stretto che la Zaeta impressione per quanto va forte.

L’abbigliamento scelto per questo giro, quasi urban, è composto da una giacca modaiola in pelle e da jeans con protezioni - strappato macchiato e skinny. Poi casco jet verde con verniciatura glitter e aerografato, occhiali anni settanta, una pashmina rossa e nera (gigante per coprire il viso soprattutto nei tratti più lunghi) e al collo un piccolo foulard di seta a motivo floreale. Per la presa sicura sul manubrio ho scelto dei guanti tecnici da cross, infine gli inseparabili stivali biker.
E’ arrivata la fine del test e il momento di caricare la Zaeta sulla “Zaetamobile”, strappando la promessa a Paolo di tenerci in contatto.
Magari per una sfida racing tra amici sulla pista ovale in sella alla Zaeta.

Babila

Raur

  • magobaol
    magobaol, Daverio (VA)

    x alfalf55

    l'articolo dice che è la versione stradale di una moto racing e che è facile da guidare vista la leggerezza, ma anche che è facile trovarsi impennati o sgommare vista la potenza del motore...non credo sia una moto da novellini (facile mettersela in testa...). D'accordissimo con te x quello che riguarda la colorazione "artistica" e il Vogue moto...
  • alfalf55
    alfalf55, Vaprio d'Adda (MI)

    x magobaol

    allora è sbagliato l'articolo, la Signorina ne parla come di una moto da
    uso cittadino.
    Avete poi visto quali grandi opere ha portato a compimento Maxwell
    Paternoster ( fatevi un giro in internet), sembrano i disegni di un bambino di 3 anni e la chiamano arte.
    Secondo me Babila si limita alle foto il resto viene aggiunto, i jeans
    strappati poi sono la ciliegina sulla torta.
    Ormai siamo su Vogue moto anche se credo non esista.
Inserisci il tuo commento