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Bikers for Life: missione compiuta!

- In moto fino in Guinea Bissau per un gesto di grande umanità

Si fa presto a dire Africa: c'è quella delle cartoline, e quella che ti rimane dentro, quella dei viaggi senz'anima e quella che scopri al ritorno che ti ha lasciato più di quanto le avevi portato...

Ne avevamo parlato qualche tempo fa: mentre da noi si era tutti impegnati - anzi, meglio, distratti - nella policroma fiera di EICMA, un manipolo di intrepidi si metteva in marcia per arrivare nel cuore d’Africa.

Dal Sud d’Italia al vero Sud del mondo, fino in Guinea Bissau, alla missione di Bambaran: un ponte di solidarietà, fortemente voluto dall’associazione Bikers for Life, che ha raccolto un’importante somma di denaro, destinata a trasformarsi in una scuola elementare per i bambini locali.
 

Tutto è andato secondo programma, grazie anche al supporto di aziende amiche, come Dunlop e Tucano Urbano, AGV e la concessionaria Tortora Moto di Salerno: una volta arrivati in Africa, dopo il trasferimento via mare da Genova, in dieci giorni i nostri eroi sono arrivati a Bambaran

Un salto in avanti nello spazio, ma molto all’indietro nel tempo: 5.000 km emozionanti e difficili, anche per le non poche traversie incontrate lungo la strada, ad iniziare dal forte vento che li ha accompagnati per i primi giorni e che ne ha rallentato non poco la marcia, ai lunghi tempi di attesa alle dogane, per il disbrigo di formalità spesso incomprensibili - se non inutili - per i nostri standard.

E poi le strade: le prime, coperte spesso dalla sabbia dorata del Sahara o da quella bianchissima dell'Atlantico e poi quelle al limite della praticabilità, che hanno messo a dura prova il fisico e le moto.

Non sono mancati i momenti di tensione - o vogliamo chiamarla paura? - come sulla cosiddetta Terra di Nessuno, tra West Sahara e Mauritania: diversi chilometri da percorrere su sabbia, pietre e rocce taglienti.

Un ambiente ostile, dove non pochi hanno visto fallire i loro obiettivi, proprio lì.

Davanti alle ruote, le classiche situazioni africane, con strade sterrate e piste di terra rossa battuta, intervallate solo per pochi (ma benedetti!) tratti in asfalto, prima dell’arrivo a Bambaran.

E qui è iniziata un sorta di “secondo viaggio“, alla scoperta di cosa significhi davvero la parola Missione e di quanto importanti siano iniziative come questa, che contribuiscono all’istruzione e alla formazione dei bambini, vera e unica ricchezza per le popolazioni del Terzo Mondo.

In moto si attraversano villaggi dove la vita scorre al limite dell'accettabile: per tanti, e soprattutto per i bambini, è solo sopravvivenza.

L'unica salvezza rimane quella di creare il numero maggiore di strutture di accoglienza, e non solo nelle grandi città.

Impegno immane ma possibile, e Bambaran ne è la testimonianza.

Così lontani, per pochi giorni tanto vicini: i bambini della Misisone insieme ai motociclisti di Bikers for Life
Così lontani, per pochi giorni tanto vicini: i bambini della Misisone insieme ai motociclisti di Bikers for Life

Ad uno dei protagonisti del viaggio, Mario De Luca, abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha significato per lui questa esperienza.

«La scelta della moto - ci dice - è certamente in relazione con la mia grande passione, tuttavia in questa circostanza ben altra è stata la motivazione. La motocicletta avvicina i due estremi del viaggio, certamente non ne riduce la distanza geografica ma incide sulla percezione materiale della stessa. L’emozione che ho voluto trasmettere in chi ci ha visti arrivare, e quella che lo stesso veicolo che uso ogni giorno mi abbia portato fino alla Missione Bambaran. Con qualsiasi altro mezzo avrei sminuito la dimensione dello spazio mettendo invece in evidenza la convenienza di colmarlo nel più breve tempo possibile. Ho raggiunto chi mi aspettava con un mezzo ordinario. La fatica del viaggio mi ha reso felice, e questo stato d’animo arricchisce il gesto di un significato essenziale e profondo che spero possa essere reciproco, come credo che poi sia davvero stato. Da una parte la fatica del viaggio, durato giorni sempre stringendo ben forte il manubrio con le mani per contrastare il vento, la sabbia e le insidie delle buche; dall’altra, la fatica di chi dovrà crescere in una terra aspra, incidendo, grazie all’approfondimento culturale e spirituale, sulle future condizione di vita di quei popoli.
La condivisione di questa consapevolezza si apre nel sorriso, che segna i volti e la cui energia si tramuta in calore che arriva fin nel profondo dell’anima».

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