Brother Moto, un'officina per condividere la passione
Questa settimana vi parlo di qualcosa che ha riacceso in me la speranza: forse non proprio tutti i giovani americani se ne infischiano delle moto. Forse c’è un futuro anche al di fuori dell’off road da competizione o dal mondo HD. Visto che sono ancora ad Atlanta, lo scorso weekend sono andato con un amico a visitare Brother Moto, un locale/negozio/club completamente nuovo, sia “fisicamente” che concettualmente.
L’idea e l’ambiente mi sono piaciuti talmente tanto che sono tornato per realizzare una breve intervista, e ho scoperto altre cose che mi fanno piacere il tutto ancora di più. Brother Moto è in poche parole un qualcosa che si può solo descrivere dicendo… che prima non c’era.
Nasce dalla passione di due ragazzi molto giovani, che si sono avvicinati alle moto da meno di 5 anni e che trasudano entusiasmo e anche un po’ di “beata innocenza” da tutti i pori. In questa intervista ho parlato unicamente con Jared Erickson (31 anni) perché il suo socio Bobby Russell (27 anni) è dovuto scappar via per una piccola emergenza, ma sono riuscito comunque a sapere e scoprire tutto quello che volevo.
Per cominciare, se dovessi descrivere il tuo lavoro a uno sconosciuto incontrato per caso in un bar, cosa gli diresti?
«Bah, in realtà non so nemmeno io cosa gli direi, abbiamo aperto da appena 4 mesi per cui tutto questo è ancora un progetto che sta appena iniziando a svilupparsi. Forse direi che gestisco uno spazio a metà strada tra un motoclub ed un negozio… ed un’officina… ed un coffee shop. Come vedi la definizione e ancora piuttosto confusa».
Parliamo prima di voi, qual’è il vostro background e come siete arrivati alle moto?
«Siamo entrambi cresciuti qui in Georgia. Io sono un graphic designer e Bobby e sua moglie sono fotografi. Le moto, che sono il motivo per cui ci siamo conosciuti, sono entrate nella nostra vita da relativamente breve, forse 5 anni. Ad entrambi è piaciuto subita la parte meccanica, il fatto di sporcarci le mani restaurando o modificando qualche vecchio mezzo per poi crearne uno nuovo e completamente nostro. Andiamo entrambi in moto (io recentemente mi sono preso anche una Kawasaki KDX200 per fare fuoristrada) ma è la parte meccanica che ci affascina, l’officina».
Come è nata l’idea di Brother Moto e quale è il vostro obiettivo a medio termine?
«Con Bobby ci siamo resi conto che non c’era ad Atlanta uno spazio dove la gente potesse incontrarsi come fosse un motoclub ma allo stesso tempo potesse lavorare sulle moto, come in un’officina. Io vivo in un loft e lui vive in appartamento e non c’è certo spazio per parcheggiare nessuna moto, men che meno lavorarci! L’idea dunque è quella di uno spazio “community” dove poter parcheggiare la moto in settimana, lavorarci sopra alla sera (negli orari di apertura - tutta la settimana fino a tardi, chiusura totale il lunedì) e allo stesso tempo conoscere altri motociclisti, organizzare serate educative e farsi un po’ di esperienza. Perché sai, per chi come noi è abbastanza nuovo nel settore delle moto non è molto semplice, i vecchi “guru” delle volte ti mettono a disagio».
Scusa se mi permetto di chiederlo, ma l’aspetto finanziario? Come contate di mandare avanti la baracca?
«Il sistema è semplice: ci sono diversi livelli di iscrizione annuale al club, a partire da un minimo di $20 ad un massimo di $175. Il livello più alto ti permette di lasciare la moto parcheggiata qui se sei nel mezzo di un lavoro e hai pieno accesso a tutti i benefici del club, mentre la fascia bassa ha diritto a venire qui a lavorare sulla moto ma poi ogni sera deve riportarsela via. Al momento abbiamo 90 soci».
Tutto qui? Sono certo che questo bellissimo locale non si paghi solo con i pochi dollari dei soci.
«No, abbiamo anche una parte vendita di accessori e abbiamo recentemente acquisito il locale di fianco dove allargheremo il negozio e faremo anche una caffetteria, entro la fine del 2015».
Ma vivete di questo?
«No, sia io che Bobby abbiamo per ora mantenuto i nostri lavori di grafico e fotografo. Per aprire Brother Moto però non abbiamo tirato fuori un soldo: abbiamo realizzato una special che abbiamo messo all’asta e il ricavato ha permesso di pagare per tutto quello che vedi, non abbiamo mandato i nostri conti personali in rosso. Brother Moto fin da subito è stato un progetto basato sulla community».
Fate riparazioni?
«No, qui i soci lavorano sulle proprie moto. Ci sono dei soci che passano molto tempo ad aiutare gli altri perché hanno una grande passione, ma questa non è un’officina tradizionale dove lasci la moto il lunedì e la ritiri riparata il venerdì. Non abbiamo un meccanico fisso. Quando un socio ha un problema che non riesce a risolvere e nessun’altro riesce ad aiutarlo lo indirizziamo presso alcune officine convenzionate dove la riparazione viene eseguita da un professionista. Noi non ci prendiamo rischi, tutti i soci sono assicurati ma firmano anche uno scarico totale di responsabilità».
L’ambiente è molto bello e un po’ hipster. Fate filtro per selezionare i nuovi soci o si “filtrano” da soli?
«Hehehe, non è la prima volta che ci chiamano hipster… Diciamo che siamo appassionati di moto vintage e la cosa è ben visibile ovunque. Il proprietario di una Hayabusa col forcellone allungato capisce subito che qui non c’è molto per lui: fosse solo per la totale mancanza degli attrezzi che gli servono».
«Il gruppo dei soci è molto affiatato e non ci facciamo problemi se nel weekend arrivano le mogli, le fidanzate o anche i figlioletti, non siamo i classici motociclisti sporchi e cattivi che la gente pensa. Una o due volte al mese facciamo anche dei seminari, che possono essere sulla meccanica, sulla guida o su qualsiasi altra cosa che riguardi il mondo delle moto».
Ecco qui, dunque. Adesso sapete perché uno come me, che ormai dopo tanti anni di marciapiede è diventato un po’ cinico, si sia tanto entusiasmato per uno stanzone con qualche attrezzo e una dozzina di vecchie moto. Questi sono giovani che 5 anni fa nemmeno facevano parte o si sognavano il mondo delle moto. Sono entrati in modo cordiale, creandosi uno spazio che la “vecchia guardia” forse non gli avrebbe mai concesso. Garbati, entusiasti, desiderosi di fare gruppo e di coinvolgere altri giovani.
Hanno applicato concetti nuovi ad un mondo che sta diventando decrepito: l’asta per creare la liquidità iniziale a me sembra tanto un crowd funding e non potrei essere più felice di sostenere quello che Jared e Bobby stanno facendo.
È vero, in molti qui hanno la barbona, il capello tagliato “a modo”, le camicie a scacchi e le Red Wings ma a me non importa un fico secco: il 25enne che oggi lavora di fresa e martello sulla sua CB350 scalcinata un domani potrebbe essere il proprietario di una Gold Wing o di una CBR1000. E magari comprare una moto anche a suo figlio. Questa è la carne fresca che al momento il mercato non sembra in grado di attirare, questo è il futuro, anche se al momento a qualcuno non sembra un granché.
Forse anche in Italia si dovrebbe provare ad invertire la tendenza e aprire qualcosa del genere.
Per concludere, vorrei sottolineare come questi ragazzi non siano assolutamente degli sprovveduti pieni di bei sogni: Jared è cristallino quando dice che per ora il progetto è ancora in fase iniziale e per questo, ad esempio, stanno affittando il locale e non si sono svenati per comprarlo. Se qualcosa dovesse andare storto, se la loro visione non dovesse rivelarsi azzeccata avrebbero sempre la possibilità di tirare giù la serranda e tornare ai propri lavori a tempo pieno. Ma si sa, se non cominci non saprai mai dove puoi arrivare!
Manca davvero qualcosa d simile da noi.