EnduroGP-18: Salvini (Husqvarna) e Holcombe (Beta) stelle del Mondiale Enduro in Spagna
Santiago de Compostela, 29 Aprile 2018. Più di un mese dalla prima finlandese, logicamente in mezzo alla neve, in pochi si aspettavano la singolare finestra di maltempo autunnale apertasi ai rovesci domenicali che hanno inondato la penisola iberica. Quando siamo ormai più propensi all’idea dell’estate, soprattutto in Spagna, ecco che l’Enduro Mondiale “indovina” un week end da grande gara delle origini, durissima e imprevedibile, combattuta e ricchissima di colpi di scena. Bella gara, dunque, e molto varia. Vero Enduro.
Il sabato di Santiago de Compostela, tuttavia, è più consono ai termini meteo stagionali, e saluta con una giornata di sole e di altissimo livello di competizione il ritorno al successo di Alex Salvini, già Campione del Mondo 2013 della E2 e ora in forze al Team Husqvarna Jet Zanardo, un altro gradito ritorno, quello di Franco Mayr alle redini di una compagine di alto livello. La gara di sabato di Salvini è potente e pressoché perfetta, un crescendo inarrestabile che trova una pausa, solo una piccola, per fortuna innocua tregua nel finale di giornata, durante l’ultima Prova Speciale delle dodici in totale, quando il bolognese rischia oltre il confine del… manubrio.
Salvini aveva annunciato il suo ritorno sugli scudi già con il proclama lanciato vincendo il super Test del venerdì sera, e lo spettacolo è continuato per metà della tappa mondiale di Sabato nel duello contro il Campione del Mondo Steve Holcombe. Sfortuna per l’ufficiale Beta, che poi ha dovuto lasciare un buon minuto a metà giornata quando, con troppa veemenza, si è “tuffato” nelle acque del secondo Cross Test “affogando” la moto. In ombra Eero Remes, protagonista assoluto della prova di apertura di Lake Paijanne di metà Marzo, ma il piccolo finlandese di TM riesce a riscattarsi da un finale disastroso con la complicità dei due Piloti Yamaha, Larrieu e Daniel McCanney, crollati nell’ultima Estrema dopo aver accompagnato la marcia trionfale di Salvini per quasi tutto il giorno.
Salvini vince la prima della Classe regina, la EnduroGP, e naturalmente anche la sua classe di appartenenza, la E2. Le altre categorie sono appannaggio di Jamie McCanney, E1, Yamaha, che si impone sul giovanissimo Bradley Freeman, Beta, e sul nostro Davide Guarneri (Honda), e di Danny McCanney, Gas Gas, che vince la E3 davanti allo sfortunato Holcombe e a Cristophe Nambotin, che per buona parte della mattina era stato protagonista della E3. Di chiara marca italiana il finale di sabato della Classe Junior, che vede vincere Matteo Cavallo, Beta, davanti a Verona e Edmondson. A condurre la danze all’inizio della battaglia degli Junior, era stato Mikael Persson, appena rientrato al termine di un lungo calvario, ma lo svedese, uno degli assi della categoria, è poi caduto e, fratturandosi una mano, pone le basi per un nuovo, lungo periodo di frustrazione.
Domenica, come abbiamo detto, il mondo si è rovesciato sulla Spagna e l’Enduro Mondiale è tornato alla pura durezza delle sue origini. Grande sofferenza e spirito di sacrificio, ma è anche questo uno degli aspetti che glorificano la storia dell’”ancienne” Regolarità nella moderna trasposizione dell’Enduro, mantenendone intatta l’originalità e la forza dello spirito.
La domenica della tempesta di Santiago de Compostela è dunque la giornata della riscossa di Steve Holcombe e di un gran numero di colpi di scena. Un problema alla ruota anteriore per Danny McCanney, ma è solo l’inizio e andando avanti sono soprattutto gli errori e le cadute a condizionare l’evoluzione della gara. Vi incorrono Remes, Larrieu, Nambotin che ancora una volta sembrava poter tornare ai fasti della sua ineguagliabile carriera, e lo stesso Holcombe che, per una scivolata sul primo Enduro Test torna indietro fino alla sesta posizione. L’Inglese ufficiale Beta, tuttavia, si riprende rapidamente e, più niente da perdere, si lancia in un inseguimento furioso e spettacolare. Vincendo quattro prove speciali consecutive, più l’Estrema finale, Holcombe non solo riscatta la sfortunata gara di sabato ma torna al successo assoluto con una prestazione davvero maiuscola, battendo il connazionale Jamie McCanney e un Alex Salvini forse un pelo meno lucido ma ugualmente superlativo e determinato.
Finali di classe ancora per il successo di “J” McCanney davanti a Freeman, E1, di Salvini su Larrieu e Remes, E2, e di Holcombe, ovviamente, davanti a Nambotin e Geslin, E3. Ancora l’impronta italiana sulla Junior, questa volta più profonda con il successo globale ottenuto occupando l’intero podio. Andrea Verona davanti a Andrea Soreca, entrambi Piloti TM, e Matteo Cavallo, Beta.
La classifica Mondiale dopo due prove risente ancora pesantemente della “polarizzazione” nordica della prova di apertura sulle nevi finlandesi. Eero Remes guida ancora la EnduroGP con un buon margine, 64 punti contro i 50 di Steve Holcombe e i 45 di Jamie McCanney. Salvini ritorna dopo lungo tempo in una scia Mondiale, ed è quarto a un punto dal podio virtuale. Jamie McCanney è primo della E1, Remes della E2 e Holcombe della E3. Verona, Cavallo e Soreca guidano compatti la Junior.
La carovana del Mondiale di Enduro si sposta adesso dall’altra parte della penisola, a Castelo Branco, in Portogallo, dove va in scena la terza prova del Campionato, il Gran Premio Polisport del Portogallo.
Il Mondiale è ben avviato, le gare sono belle e tecnicamente preziose, intense. Il clima è quello di sempre, sostanziale, consistente e sobrio, come nella migliore tradizione dell’Enduro anche nella formula e nell’interpretazione del promotore della nuova era, Alain Blanchard. Il problema è la “scissione”, l’avvento della nuova serie, il WESS, che riunisce gare di tipo diverso e che ha lanciato la sfida all’Enduro “tradizionale”. Il primo, inevitabile effetto della nuova onda è la riduzione del numero dei partecipanti alle singole prove e al Campionato, una conseguenza che andava evitata con tutte le forze trattandosi di un mondo già di per sé piuttosto piccolo. Resto dell’idea che non c’è una formula che possa prevalere nettamente sull’altra, e che la soluzione futura dell’Enduro può essere il frutto di un’evoluzione positiva solo se terrà conto di entrambe le correnti “filosofiche”, creando un punto di saldatura piuttosto che di deleteria rottura, e quindi raddoppiando la forza della disciplina invece di dissiparla.