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FUELL: Erik Buell e il futuro della mobilità. Elettrica

- Una lettera aperta del geniale ingegnere statunitense. Mobilità, libertà personale e distanziamento: tutte problematiche risolvibili dalle "due ruote", meglio se elettriche
FUELL: Erik Buell e il futuro della mobilità. Elettrica

Erik Buell è un nome che non ha bisogno di presentazioni. Il geniale ingegenere statunitense ha sempre fatto del pensiero laterale, non convenzionale, la sua regola di vita. Le soluzioni ciclistiche delle sue moto hanno sempre lasciato il segno, e la morte del marchio Buell - ucciso senza troppe cerimonie, ma forse con troppa fretta da Harley-Davidson - ha invece lasciato un grande vuoto nel cuore degli appassionati.

Ma Erik non si è mai arreso. Dopo l'esperienza di Erik Buell Racing, finita male dopo la rottura con Hero, ha deciso di lanciarsi sull'elettrico con l'avventura FUELL, da cui è nata la eBike Fluid, e attendiamo ormai a breve la Fllow, moto "vera" in tutto e per tutto. Ed è per questo che in questi giorni ha scritto una vera e propria lettera aperta in cui spiega, a suo dire, il perché le "due ruote" a motore (elettrico) siano la risposta perfetta alle problematiche di mobilità. Ancora di più in questi giorni. Ve la riportiamo qui a seguire (in attesa della conclusione, perché si tratta solo della "prima parte", dice lo stesso Buell) anche perché - siamo orgogliosi di dirlo - i concetti espressi da Erik sono gli stessi che abbiamo sostenuto noi fin dai primi momenti di riapertura.

Riservato e Personale

Andiamo sul personale. Intendo proprio riservato e personale. Parliamo delle strade di città e della libertà personale di spostarsi. Le città si fanno più grandi e affollate. E tuttavia la gente vuole libertà di movimento. Non vogliamo trovarci intrappolati e limitati. Vogliamo andare dove vogliamo, quando vogliamo.

Quando guardo al futuro c'è una sola soluzione per il trasporto urbano e suburbano. Beh, in effetti due. Due ruote... due ruote in linea, con una fonte d'energia rinnovabile. Che sia una bicicletta muscolare, una a pedalata assistita o una moto elettrica, le "due ruote" sono chiaramente la soluzione ai problemi di mobilità urbana.

Su una "due ruote" in linea si occupa praticamente lo stesso spazio di un pedone. Se guidate un'auto, o fate il passeggero in un Uber, è come camminare per la strada a braccia aperte, reclamando la strada tutta per voi. Il trasporto di massa funziona, certo, ma non è un'esperienza piacevole, e vi avvicina solo vagamente alla vostra destinazione. È anche una cosa molto costosa, che appesantisce i budget delle amministrazioni cittadine. A volte questi veicoli, enormi e costosi, sono pieni, a volte girano quasi vuoti. In entrambi i casi continuano a muoversi da A a B all'ora X, a prescindere dal fatto che voi dobbiate invece andare da C a D alle Z in punto.

In Europa, dove le strade sono più strette, supporto e infrastruttura per le "due ruote" stanno esplodendo. Anche negli USA ci stiamo muovendo. In Asia, le "due ruote" sono sempre state la soluzione. Ora la crescita le sta rendendo più ecologiche, meno inquinanti, meno rumorose. Sostituire i 60 milioni di veicoli a combustione interna con modelli elettrici crea un enorme impatto sulla qualità della vita.

Cosa sta succedendo?

In questi ultimi mesi si è decisamente rafforzata l'importanza della sicurezza e degli spazi personali. A livello mondiale: il cambiamento delle nostre abitudini sta accelerando. Il trasporto urbano dovrebbe essere uno strumento personale e comodo, che ci permetta di vivere meglio le nostre vite sempre più multitasking.

Il trasporto urbano personale deve integrare dispositivi di comunicazione e di sicurezza, creando una connessione fra pilota, veicolo e ambiente circostante (città, periferia, spazi aperti).

Una "due ruote" ben progettata diventa un tutt'uno con il pilota, con velocità e autonomia che superino ampiamente le capacità del pilota. Sono mezzi che vi devono far sentire dotati di superpoteri!

Bisogna fondere questa sensazione con le esigenze di oggi e di domani. Francamente, l'innovazione è un fattore critico - non si può costruire un nuovo futuro restando attaccati ai sistemi del passato. I nuovi veicoli elettrici urbani non devono essere solamente abbordabili, ma integrarsi con l'ambiente e le tecnologie digitali che fanno sempre più parte della nostra società.

L'obiettivo non è quello di arrivare alle "due ruote" a guida autonoma. Sappiamo che non volete abbandonare il controllo, altrimenti sareste su una metropolitana a leggere un libro. Quello che i motociclisti vogliono, in effetti, è un maggior controllo. Sistemi di sicurezza non intrusivi. Una nuova ondata di tecnologia integrata nei loro mezzi per la mobilità urbana.

E poi?

Possiamo immaginare tante altre soluzioni che arriveranno sul mercato con l'evolversi di tecnologia, bisogni e normative. Si può pensare a mezzi elettrici compatti a tre e quattro ruote, ma prima bisogna pensare all'importanza delle "due ruote" ovunque possibile per minimizzare gli ingombri. Non possiamo scegliere la strada più facile, spingendo invece per innovare le "due ruote". Questa innovazione deve comprendere un'integrazione completa con le smart city (i famosi protocolli V2V e V2X per collegare tutte le infrastrutture e i dispositivi) e un avanzamento dell'assistenza di sicurezza.

Siamo a un punto di svolta. L'unica domanda è: da che parte andremo?

  • Fortysix
    Fortysix, Roma (RM)

    Ciao Edo, sempre sul pezzo! complimenti!

    Erik Buell.

    Hai ragione nel sottotitolo, un ingegnere Genio capace di sfornare una delle moto più straordinarie di sempre: la BUELL S1.

    Sono passati ormai più di vent'anni (23), ma l'amore a prima vista che provai per quella moto non lo dimenticherò mai.
    Era parcheggiata fuori da un noto concessionario romano Harley e chiesi che la mettessero in moto. Rimasi ipnotizzato da quel motore con la moto intorno, che sussultava e quasi tentava di liberarsi del cavalletto.
    Era viva come nessun'altra moto avevo visto prima.
    Non credo di aver mai sottratto a qualcuno, qualcosa così velocemente come feci (pagando naturalmente) quella volta con la S1.
    Furono due anni di amore profondo travolgente e viscerale... che poi purtroppo fini in tragedia... (ma questo è un altro discorso).

    Ora mi chiedo: perché un genio come Erik Buell ora mi fa una lettera aperta come questa? ma che significa in bocca ad un Erik Buell questa frase?: "veicoli che vanno da A a B all'ora X"

    Non capisco... ciao Edo...


    - L'amore non dura che un attimo, ed è in virtù di quell'attimo che ti amerò per sempre -
  • lucamax62
    lucamax62, Milano (MI)

    Eccone un altro che non ha capito un tubo del futuro.

    Quello che la gente vorrà tra non molto sarà esattamente il contrario di quanto dice questo guru e cioè poter staccare lo smartphone e essere staccati completamente dalla rete e da tutto quello che chiamano "smart" ma che a ben vedere non è altro che una gabbia invisibile che ogni giorno si restringe intorno a noi perché il fine ultimo del IOT è controllarci sempre di più e se non ci controllano ci rompono i maroni sempre di più andando a "proporci" cosa leggere, cosa acquistare, cosa mangiare e naturalmente dove andare con la nostra nuova moto/auto 100% elettrica.

    Personalmente non sono affatto desideroso di vedere la prossima creatura del Sig.Buel visto le premesse.
    Sono più della vecchia guardia , un bel 3 litri V6 benzina e tenetevi pure la Smart City.
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