Harley-Davidson e Impala: è tregua per il nuovo CEO
Harley-Davidson ha comunicato ieri di aver risolto la frizione con il suo azionista Impala Asset Management.
Solo un paio di settimane fa l'hedge found da 2,8 miliardi di dollari guidato da Robert Bishop (ex chief investment officer di Soros Fund), che possiede il 2% delle azioni H-D, aveva chiesto di inserire due nuovi membri nel consiglio di amministrazione.
Le pressioni esercitate da Impala sono state alla base delle dimissioni del CEO Matt Levatich, in carica dal 2015 e dal 1994 a Milwaukee, ritenuto responsabile di non aver saputo reagire al calo delle vendite negli USA, e nel mondo (-16% negli ultimi tre anni), e in aperta critica alla strategia More Roads adottata da Levatich per risollevare le sorti del marchio.
I due nominativo proposti da Impala, Brent Dewar, marketing executive di General Motors., e Leo Hindery, chief executive officer di Trine Acquisition, erano stati però respinti dal consiglio di amministrazione, perché ritenuti privi delle esperienze necessarie.
Ieri però le due parti hanno trovato un accordo, mettendo da parte le diverse visioni in un momento nel quale l'economia di Coronavirus sta creando enormi problemi anche negli USA (i quattro stabilimenti americani di Harley sono stati temporaneamente chiusi), e nel quale non è il caso di aggiungere altri problemi a quelli esistenti.
L'intesa prevede che sarà nominato un nuovo amministratore indipendente, concordato fra H-D e Impala, che entrerà nel board dopo il meeting annuale (l'anno scorso si era tenuto a maggio) e prima del 31 luglio.
Il prossimo amministratore delegato non dovrebbe pertanto essere Jochen Zeitz, attuale CEO ad interim indicato dal consiglio dopo le dimissioni di Levatich.
Harley-Davidson ha una capitalizzazione di 2,738 miliardi dollari. Ha perso però il 50% dall'inizio dell'anno: da 37,09 a 17,92 dollari per azione: anche escludendo la caduta delle ultime tre settimane, causata dalla pandemia (il 10 marzo valevano 25 dollari), esattamente tre anni fa erano quotate a 62 dollari.
Quello che vuole Impala, e non è sola in questo, è insomma che la casa americana riacquisti la fiducia degli investitori adottando una strategia di crescita più efficace, e il segnale di una nuova guida va in questa direzione.
Poi, però, occorrerà trovare le idee migliori, conservando quello che di buono c'è nel piano d'investimento More Roads già partito.
Ora che gli scenari globali sono stati sconvolti da questo "shock simmetrico" sarà davvero interessante vedere come H-D riuscirà a recuperare il terreno perso.
Se agli Americani passerà la voglia di chiudersi nelle metropolitane e sui treni affollati, e si potrà pensare a un incremento della "mobilità individuale", forse si potrà pensare anche a un incremento della diffusione di mezzi come la Livewire... ma si dovrà allo stesso tempo modificarne il target (e le caratteristiche, e il prezzo)!
Non ricconi che cercano un mezzo esclusivo, ma poveri commuters urbani.
In italia le grandi aziende che a Milano si sono intitolate giganteschi palazzi ora stanno pensando a come far lavorare i dipendenti senza doverli far venire tutti, e ogni giorno, in ufficio.
Dunque è possibile sognare un futuro fatto di più smartworking, strade cittadine meno affollate, una mobilità urbana meno caotica, dunque più sicura, e più adatta allo spostamento su due ruote? Elettriche e non.
Tornando a H-D il futuro non possono essere i bisonti da 300 kg col motore a scoppio - che mi auguro continuino a essere prodotti, peraltro, perché ne subisco il fascino.
Tranne la Panamerica. Quella non mi affascina; mi "perplime".