I due cavalieri
Nell’antico Medioevo i cavalieri simboleggiavano la forza e il coraggio. Erano guerrieri in sella al loro maestoso e grandioso destriero. Storicamente nei romanzi e nei poemi cavallereschi questi personaggi erano i difensori dei deboli - specialmente le donne - sempre in cerca di nuove avventure e di nuovi stimoli. Il percorso per diventare ufficialmente un “cavaliere”” iniziava sin dalla più giovane età e prevedeva un certo apprendistato negli anni prima di ricevere tale carica.
Mi sono permesso questa introduzione perché c’è un forte parallelismo tra il cavaliere del Medioevo e il personaggio sportivo famoso ed affermato di cui non serve citare il nome, ma possiamo ricordare che ha vinto 9 titoli mondiali nelle moto.
Prima di essere un campione bisogna essere un sognatore che non si arrende mai e penso che questo concetto l’abbia fatto suo e interiorizzato. Il sogno deve diventare bello, difficile, sfidante ma raggiungibile e deve realizzarsi in un tempo definito. In azienda dobbiamo trovare quel limite, quella tensione che sta nel gestire tra “difficile” e “impossibile”. Essere un membro sognatore permette di creare motivazione e nuove sfide nel team.
Questo pilota ha iniziato anche lui la carriera da giovanissimo avendo avuto il padre come esempio, ma ha voluto scrivere la sua storia personale e particolare con diverse sfumature incentrate sul talento, l’apparente spensieratezza, il coraggio, la grande determinazione e volontà nel raggiungere risultati grandiosi.
In ambito risorse umane similarmente troviamo il concetto di apprendistato delle nuove risorse e delle giovani leve che unito al tema della formazione servono per uno sviluppo concreto della persona sia in termini di soft skill che hard skill.. Oggi diverse aziende hanno una propria academy interna volta a trasmettere quelli che sono gli input richiesti dal mercato specifico e dal target di riferimento.
Come il cavaliere ferito in una battaglia anche lui ha voluto risalire sulla sua moto/destriero per continuare a combattere e dedicarsi al mondo che gli piace molto e di cui vuole nutrirsi continuamente. Il cavaliere ha voluto scendere nuovamente in campo dopo aver esaminato i propri errori ed avere elaborato una nuova strategia. In questo momento per il motociclista è importante ricostruire il feeling con il proprio mezzo meccanico cercando di capirlo e “parlando” con lui.
Nello specifico per il pilota questo evento ha generato grande sacrificio, sofferenza, ma ha rappresentato una nuova definizione di quelle che sono le proprie capacità in termini di punti di forza e di propri limiti. Non ha nulla da dimostrare agli altri, è super affermato e ha realizzato e concretizzato grandi traguardi, ma è un esempio positivo per tutti quelli che cadono indipendentemente dal ruolo e dalla professione. E’ qualcosa di sganciato da tutto questo e riguardante la propria sfera personale. L’importante è sapersi rialzare e trovare dentro di sé il coraggio e la volontà di ripartire.
Questo in ambito organizzativo lo possiamo tradurre come consapevolezza del proprio ruolo rispetto a sé stesso e agli altri membri del gruppo. Una definizione del proprio ruolo all’interno e all’esterno del team (azienda) ha quindi anche una funzione sociale verso il pubblico. Capacità di produrre stimoli e incentivi sempre nuovi, oltre che essere un aggregatore di diverse professionalità fra loro sinergiche ed interconnesse.
Così come il cavaliere che vive appieno le sue imprese, anche il campione ha dimostrato un vero amore e una passione incondizionata per questo sport, scrivendo pagine importanti e facendo passare le sue imprese con naturalezza e soprattutto divertendosi. Nel corso della sua carriera ha continuato, e ancora lo fa, nel coltivare questi aspetti. E questo lo si deve al fatto di aver saputo gestire in maniera equilibrata la sua personalità, con i suoi pregi e difetti, permettendo una professione che si è allungata nei diversi anni. Ha trasmesso questo anche al pubblico e ha saputo regalare, indipendentemente da tutto, emozioni, sentimenti, interesse (ha fatto molto parlare di sé). Ha dato e ricevuto molto da questo sport, e lui stesso ne é consapevole tanto è vero che oggi, dopo un serio infortunio, ha deciso di ritornare nel suo amato mondo.
E’ importante oggi vivere nelle organizzazioni e capirne appieno le possibilità di crescita in termini di ricerca e sviluppo, punti di miglioramento, criticità e che tipo di innovazione possa portare io, ma in generale anche gli altri membri. Innovazione nel costruire o creare qualcosa di distintivo e personale rispetto agli altri competitori, e quindi anche di prodotti.
Il cavaliere era solito essere circondato da altri suoi simili, tanto è vero che c’era una sorta di casta e clan privilegiato. Non a tutti era consentito l’accesso, ma era un percorso formativo che aveva delle tappe ben precise. Il concetto di compagnia (oggi diremmo team) già a quei tempi era forte e simboleggiava una certa appartenenza a un gruppo di lavoro.
Non possiamo dimenticare che tutti noi abbiamo bisogno di alcuni punti di riferimento. Questa regola vale comunque per lo straordinario pilota di cui stiamo trattando. Un ruolo importante, centrale è sicuramente quello rappresentato dal suo amico storico d’infanzia che lo ha sempre seguito e dal suo team. Questi, unito all’affetto dei suoi cari e dei suoi amici, sono gli assi portanti per la costruzione della sua personalità.
Fondamentale e determinante è saper lavorare in team per raggiungere gli obiettivi prefissati e costruirne altri dichiarandoli e scrivendoli. Questo rappresenta una voglia di migliorarsi e di crescere professionalmente alzando sempre l’asticella verso l’alto.
All’interno di un team è importante individuare e riconoscere un leader. Avere capacità di leadership significa creare motivazione, aumentare la qualità del lavoro e creare differenziale e vantaggio nei confronti degli altri. In aggiunta possiamo definire un leader chi come pilota decide insieme al tecnico che tipo di gomme usare, assetto della moto ed eventuale strategia/condotta di gara da seguire. Un buon leader è colui che riesce a gestire diverse situazioni mantenendo un alto livello di consapevolezza di sé e del contesto: non è un atteggiamento innato ma si costruisce con un allenamento quotidiano fatto di messa in discussione, coerenza, credibilità, costanza e fatica finalizzata al raggiungimento di un obiettivo.
La vera sfida nel motorsport è quella di scoprire, valorizzare e mettere insieme in maniera sinergica e funzionale il talento del pilota e tirare fuori da ciascun componente del team il suo massimo potenziale, obiettivo che si ottiene con il confronto, la motivazione e il libero respiro dell’attività.
Il comportamento un po’ coraggioso e un po’ spavaldo di questo campione ha sollecitato in me l’analogia con gli storici “cavalieri medievali”, e poi, qualche considerazione sulla realtà attuale del contributo delle risorse umane allo sviluppo dei luoghi di lavoro.
Il mio scritto non vuole quindi essere l’esaltazione delle persone, ma dei comportamenti che esse hanno interpretato e possono interpretare per il raggiungimento degli obiettivi che un sistema - più o meno grande - si dà.
Simone Sandre
Chi è Simone Sandre
Simone Sandre è un professionista nel campo delle risorse umane. Attualmente ricopre la posizione di Human Resources in KPMG, svolgendo anche attività di docenza in Università (Unicatt) ed alcune Business School, in particolare il Master Sport Business Management del Sole 24 Ore.
Nutre un interesse personale, oltre che ai temi di selezione, formazione, gestione e leadership, più legati al suo ambito professionale, per gli sport motoristici che segue con costanza anche sui circuiti e, unendo le sue due passioni, all'interno dei box per osservare ed analizzare l'operato delle squadre.
Sarà forse vero ,quello che si legge nell'interessante articolo, per la Formula 1 ma secondo me l'aspetto individuale nel motociclismo conta moltissimo, la testa del pilota è coriacea e alla fine gli puoi raccontare tutto quello che vuoi ma è sempre lui con la sua testa nel bene e nel male a fare la differenza.
Il motociclismo è bello perché è uno sport individuale dove certo il mezzo meccanico ed i soldi contano moltissimo ma ci sono anche sue discipline come il motocross dove al 90% conta il pilota.
Mettiamo Tony Cairoli su una Ktm di serie con 4000 euro di parti speciali e dubito che non sarebbe in grado di lottare per la vittoria.
Riguardo al paragone con il cavaliere medievale, non lo vedo affatto.