Klaus Allisat: “Husqvarna? Diventerà una splendida fabbrica italiana di moto “
Intervista a Klaus Allisat (presidente di Husqvarna)
Klaus Allisat è da oltre due anni al timone di Husqvarna. Abbiamo incontrato il presidente della Casa italo-tedesca a Colonia, in occasione di Intermot 2012, per conoscere le strategie di Husqvarna nei prossimi anni, sia dal punto di vista del prodotto sia da quello sportivo. Non sono mancate le sorprese: prima tra tutte la passione del presidente Allisat per l’enduro, scoperto proprio in Italia (prima aveva ricoperto il ruolo di Presidente Acquisti nel ramo auto per BMW) grazie anche all'intervento di un altro manager approdato in Husqvarna da Monaco di Baviera, l'ingegnere Christian Wettach.
Il 2012 ha registrato un pesante calo nelle immatricolazioni di moto in Italia. Husqvarna com’è andata?
«L’Italia resta il nostro mercato di riferimento, seguito dalla Germania. Ma siamo molto cresciuti anche negli Stati Uniti d’America, grazie anche all’apporto della nostra nuova filiale che opera in California e che ci ha permesso di crescere molto negli ultimi mesi grazie alla fama e all’apprezzamento del nostro marchio.
Certamente l’Italia resta un mercato fondamentale per Husqvarna, per quanto ora risenta pesantemente della crisi economica generale».
Quali sono le vostre previsioni per il 2013?
«Puntiamo a crescere nei Paesi emergenti, dove la motocicletta si sta rapidamente diffondendo. Ci stiamo rafforzando in Sud Africa, dove inizieremo a produrre moto per il mercato locale dal prossimo anno, e sono appena tornato dall’Indonesia, che rappresenta un mercato potenzialmente incredibile per l’off-road. Qui l’enduro è uno sport di tendenza, c’è un’atmosfera fantastica. Ho partecipato a un evento con oltre 2.000 enduristi entusiasti, avevano anche l’appoggio delle autorità locali che hanno dato loro il benvenuto. Davvero è il paradiso della moto, che regala un modo spettacolare per conoscere la natura del posto! Gli appassionati vanno matti per l’enduro e anche la popolazione locale ama le moto, non le vede come un fastidio, a differenza che in Europa. Il nostro importatore indonesiano, che ha iniziato a operare tre anni fa, sta facendo un ottimo lavoro e Husqvarna è già molto apprezzata e conosciuta».
Con che moto ha fatto il giro in Indonesia?
«Con la TE449, che ha un motore fantastico che mi ha permesso di cavarmela anche nei tratti più difficili. Le cilindrate più comuni sono di 250 cc o simili, ma c’è spazio per crescere anche in altri segmenti di mercato».
D’altra parte loro non hanno i divieti che stanno uccidendo l’enduro in Italia e in Europa.
«Infatti. Nei Paesi emergenti, come l’Indonesia appunto, l’enduro è ben visto, mentre in Italia è sempre più difficile usare la moto da fuoristrada, ci sono divieti generalizzati che stanno limitando fortemente l’uso della moto da enduro, che ormai si può usare solo o quasi sui tracciati di motocross o nelle poche cavalcate autorizzate, che non bastano da sole ad appagare la voglia di divertirsi degli appassionati, per quanto siano comunque eventi divertentissimi (ha appena partecipato alla Green Pistons e dal suo racconto traspare una passione recente ma già fortissima per l’enduro. Nda). In Sud Africa o Brasile vivono una realtà differente, non ci sono divieti e puoi goderti la moto in posti favolosi. Il segmento enduro crescerà in quei Paesi, non da noi».
E’ il motivo per cui state investendo tanto nelle moto da strada?
«Il settore delle moto da fuoristrada resta per noi essenziale, anche in Italia. Il nostro è un marchio legato all’enduro e al motocross. Ma per crescere dobbiamo andare anche oltre. Nuda, Terra e Strada consentono a Husqvarna di conquistare nuovi clienti sfruttando le sinergie che la Casa ha con il gruppo BMW. Sfruttiamo la tecnologia tedesca, ma non rinunciamo al DNA Husqvarna: la Nuda, ad esempio, ma anche la Strada hanno più cavalli, un diverso handling, un sound aggressivo e uno stile indiscutibilmente italiani. Perché, pur facendo parte di BMW, vogliamo fare di Husqvarna una splendida fabbrica italiana di motociclette».
Un target giovane. I clienti Husqvarna hanno in media dieci anni meno di quelli BMW
Avete un target molto differente da quello BMW.
«Certo, e questa è proprio una delle ragioni che ha spinto la BMW ad acquisire la Casa italiana. Con Husqvarna possiamo raggiungere clienti più giovani e sportivi, che poi un giorno potranno anche passare a una BMW, a una GS o a una moto da turismo. Con Husqvarna raggiungiamo i motociclisti che non possono prendere in considerazione una BMW: dal quattordicenne che guida il 50 cc all’appassionato di motocross ed enduro. Ma anche chi compra la Nuda cerca una moto differente nello stile, e anche nel posizionamento di prezzo, dalle BMW».
I vostri clienti sono più giovani di quelli di BMW?
«Sì, mediamente di 10 anni. Anche perché fare enduro e motocross dopo i 40 anni è sempre più faticoso. Lo so bene, perché lo pratico! Mi diverto tantissimo, ma credo di essere un po’ più vecchio della media dei nostri clienti».
Facciamo un bilancio della vostra attuale produzione. Qual è la percentuale di moto da off-road, e quale da strada?
«Oggi siamo al 60 % off-road e 40% street, ma grazie all’introduzione dei nuovi modelli da strada TR 650 arriveremo presto a un bilancio pari all’interno della nostra produzione. Va anche detto che prosegue lo sviluppo dei modelli da enduro e cross, che per noi restano il cuore dell’azienda. Dal punto di vista della produzione, Husqvarna vive una situazione ideale: i mesi in cui le linee di montaggio lavorano alla gamma off-road sono esattamente complementari a quelli in cui realizziamo le moto stradali, che hanno una stagionalità diversa. In questo modo la resa della fabbrica è ottimale e impiega sempre nel miglior modo possibile le nostre maestranze, senza che si debba ricorrere alla cassa integrazione nei mesi invernali. I nostri operai sono impegnati 12 mesi all’anno. Tutto questo è fondamentale perché Husqvarna ha bisogno di crescere nei volumi in tempi ragionevolmente brevi».
Avete una forte tradizione in Italia, non a caso tutte le vostre moto stradali hanno un nome italiano (Terra, Nuda, Strada). Ma oggi non è diventato troppo difficile e costoso produrre in Italia? Cosa si sentirebbe di consigliare al Primo Ministro Mario Monti per incentivare le aziende estere a venire nel nostro Paese a produrre?
«Produrre in Italia non è un problema. Non ci sono differenze sostanziali tra l’Italia e altri Paesi europei. Anzi a Varese abbiamo persone molto motivate, l’assenteismo è minimo. Ha senso produrre qui, c’è competenza e passione. Qui abbiamo tutto quello che ci serve per produrre bene, siamo competitivi anche con la Germania. Ovviamente alcune forniture arrivano dall’estero, ma questo capita in tutti i settori ed è legato al costo dei componenti che è più basso nel Far East, dove si riforniscono anche i nostri concorrenti come Ducati o Triumph. Ma questo non significa affatto che l’Italia non sia competitiva, anzi.
Certamente non mi sento di dare consigli al signor Monti, che mi pare stia lavorando molto bene per risollevare le sorti dell’Italia, che oggi si batte contro un livello di disoccupazione molto alto specie tra i giovani (circa il 25% è senza lavoro), che non hanno certo modo di acquistare una moto oggi, senza un lavoro. L’Italia sta facendo molto per uscire dalla crisi».
Ha parlato prima dei divieti nella pratica del fuoristrada. Come si può incentivare l’uso della moto in fuoristrada? Esistono alternative “ecologiche”?
«Non credo che la moto elettrica sia una soluzione valida: la ruota, quando gira, scava il terreno. E fa poca differenza che sia a trazione elettrica o dotata di un motore a scoppio. Il problema piuttosto deriva dal rumore che ci rende immediatamente riconoscibili. In Austria stanno provando a rendere legale la circolazione elettrica in fuoristrada, ma non credo sia la giusta strada. La tecnologia attuale non rende le moto elettriche adatte all’enduro, manca l’autonomia necessaria a fare un bel giro in montagna. Devi poter tornare a casa, e la cosa non sempre può avvenire con un’autonomia così ridotta. Il discorso è diverso per le moto da cross, in un futuro non troppo lontano si potranno realizzare delle piste cittadine dove praticare questo sport in sella a divertenti moto elettriche. Ma l’enduro è un’altra cosa».
Oggi nella vostra gamma di moto da strada si passa direttamente dalla SM 125 alla grande TR 650. Prevedete di colmare questo gap con una cilindrata intermedia?
«Vogliamo attirare i giovani, quindi sicuramente proporremo una moto di cilindrata intermedia. Ma è presto per dire quando. Posso solo dirvi che siamo quasi pronti».
Avete introdotto di serie l’ABS sulle moto stradali dal 2013, seguendo la strada intrapresa da BMW.
«Vengo da BMW e appoggio la loro filosofia. In Italia tanti motociclisti ritenevano l’ABS un accessorio inutile, ma non è ovviamente così. Quando sono arrivato in Husqvarna, ancora tante persone erano convinte fosse un optional per clienti alle prime armi, lontani quindi da un prodotto sportivo come una moto Husqvarna. Ma oggi le cose sono cambiate, in meglio. Le persone riconoscono l’importanza dell’ABS anche su moto potenti e sportive come la Nuda. Oggi non si può più prescindere dall’ABS, una frenata d’emergenza può capitare anche al miglior pilota».
Nel futuro investirete ancora nello sport?
«Non crediamo più nel Supermotard, non ha dato i riscontri attesi. Andremo sicuramente avanti con i nostri progetti nell’Enduro, appoggiando il team gestito molto bene da Fabrizio Azzalin nel Mondiale. Interrompiamo invece il supporto nel Mondiale Motocross al Team Ricci: con loro abbiamo lavorato molto bene, sono un gruppo fantastico, ma purtroppo l’attenzione ai costi ci impone dei tagli. Non rinunciamo però al Motocross, che è la storia di Husqvarna.
Correremo ancora nei campionati nazionali e faremo crescere i giovani piloti con più talento. Nel 2013 saremo presenti anche nei Rally, con un team ufficiale che potrà fare molto bene, come ha dimostrato con il nostro Barreda. Questi risultati ci hanno dato una grande visibilità sui media di tutto il mondo, dimostrando la validità delle nostre moto».
te 449???
Un vero peccato
Forza Husqvarna, speriamo in tempi migliori.-