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La Motus è realtà!

- È pronta la versione definitiva MST-01, l’ambiziosa sport-tourer V4 da 1.654 cc e 160 cavalli realizzata dalla piccola fabbrica americana

 
La Motus, piccola Casa americana di Birmingham, Alabama, ha iniziato la sua attività di costruttore motociclistico con un progetto decisamente ambizioso, di cui si iniziò a pensare nel 2007: progettare e realizzare una poderosa sport-tourer di elevata cilindrata, completamente al di fuori degli schemi tipici delle classiche motociclette Made in Usa.

Abbiamo già parlato più volte di questa moto, la MTS-01, che ora sembrerebbe pronta per la produzione in due versioni: la seconda si chiama MTS-R, ed è dotata di sospensioni Öhlins.
Le due moto sono state presentate presso la sede della Pratt&Miller Engineering , nota azienda con sede a New Hudson - vicino a Detroit, Michigan – le cui competenze progettuali spaziano in vari campi, a partire dal settore automotive per arrivare all’aerospaziale passando per le forniture militari, che la rendono leader a livello mondiale. È lì che sono nati il telaio a traliccio in tubi d’acciaio e la trasmissione ad albero della neonata Motus, mentre il motore, denominato KMV4,  è farina del sacco della Katech (Clinton Township, Michigan), dove nascono i motori da corsa delle Corvette. L’inedito V4 della nuova moto

Presentazione della Motus MST
Presentazione della Motus MST

 americana, infatti, non è che una versione in scala ridotta del V8 LS7R small block della Corvette GT1 plurivittorioso nella categoria Le Mans Series, tant’è che viene assemblato sulle medesime catene di montaggio. Un V4 a 90°, dunque, costruito in alluminio con canne cilindri trattate al nickel-carburo di silicio, con testate a due valvole per cilindro azionate da aste e bilancieri e alimentazione ad iniezione con corpi farfallati da 60 mm. La differenza, rispetto al motore V8 automobilistico, sta nella fasatura differente dei perni di manovella a 75° anziché 90°,in modo da ottenere una sequenza di scoppi tipo “big bang”, con conseguente incremento di coppia ai bassi regimi.
Si tratta di un propulsore piuttosto compatto in relazione alla cilindrata - per fare un raffronto col recentissimo BMW a 6 cilindri, il Motus  58,5 chili contro 102, ed è largo 46 cm contro 56 - oltre che più rigido di un “4 in linea”, il che lo rende a maggior ragione ottimale nella sua funzione di elemento parzialmente stressato, oltre a consentire un interasse non esagerato: 1.473 mm, con un angolo di cannotto di 26° e un’avancorsa di 108 mm.

Durante la festicciola di presentazione della nuova MST-01, i responsabili della Motus hanno rivelato che la potenza erogata è di 160 cv, con una coppia motrice di ben 16,8 kgm, anziché 140 cv/7.800 giri e 16,5 kgm/4.500 come dichiarato tempo addietro. Numeri che parlano di prestazioni decisamente importanti,non erogate con rabbia però, bensì seguendo curve di potenza e coppia ben ”spalmate” dai bassissimi regimi alla zona rossa del contagiri.

Come già accennato, insomma, in Motus si considerano in netta controtendenza rispetto alla tradizione motociclistica americana. «I punti focali di questo progetto sono le prestazioni, il comfort e l’autonomia elevata (la capacità dichiarata per il serbatoio è di 22,7 litri, ndr)» sottolinea Brian Case, uno dei soci fondatori della piccola factory statunitense. «Ci siamo concentrati su questo progetto di moto stradale in particolare per quanto riguarda il piacere ed il divertimento di guida, abbinato ad un motore molto ben sfruttabile per gli scopi prefissati: ciò significa una coppia molto vigorosa distribuita su un’arco di utilizzazione molto ampio abbinata ad una ciclistica dall’interasse favorevole e con sospensioni tarate per un utilizzo un po’ a tutto campo. Il tutto godendo di un’adeguata protezione aerodinamica e di una ergonomia poco affaticante sulle lunghe distanze, con la sella a 79 cm da terra e un peso a secco di 227 chili». Continua Case: «Il nostro motore è nato per abbinare le caratteristiche di coppia di un grosso bicilindrico alla dolcezza di un quadricilindrico in linea, e vanta un sound inconfondibile, volutamente differente da qualunque altro, in questo segmento di mercato. »

 

 

  • sacramen
    sacramen, Montegalda (VI)

    Il rendimento massimo

    raggiunto da un motore a combustione interna è di circa il 50% ma si tratta di un prototipo... Ma si parla sempre di un motore per uso stradale. Ci sono motori studiati appositamente per girare a un determinato regime di giri, tipo quelli dei generatori... Ecco che lì si può studiare al meglio i condotti di aspirazione e scarico e migliorare al massimo altri particolari.
    Effettivamente il miglior motore rimane quello elettrico con rendimenti anche del 98-99%...
  • sacramen
    sacramen, Montegalda (VI)

    Dueruote75

    Considera che il motore, a livello di rendimenti, fa schifo. Questo perchè costruttivamente presenta tantissime pecche a livello di rendimenti meccanici, di combustione, aspirazione e scarico.
    Le valvole a controllo pneumatico non migliorano questo rendimento, anzi lo peggiorano perchè assorbe maggir potenza. Solo che permette al motore di raggiungere regimi più alti delle classiche molle ed il vantaggio di potenza massima giustifica il loro utilizzo. Ma mentre in pista hanno una loro utilità pratica su strada sono inutili. Senza considerare tutte le implicazioni meccaniche nel far girare un motore a giri stratosferici...
    Il turbocompressore (quindi con turbina volumetrica) è un suicidio se montato su una moto. Purtroppo l'entrata in coppia genera un aumento troppo brusco di potenza e diventa pericoloso a livello dinamico... Meglio un compressore volumetrico calettato direttamente all'albero motore, ma ti aumenta molto gli ingombri... Senza contare il fatto che pure i compressori non sono fatti per gestire ampi range di giri per cui, per avere una funzione regolare nell'arco di erogazione del motore, avresti bisogno di almento 2 compressori.... Cosa che già da 4 anni si vede sulle automobili.
    L'iniezione diretta ha la possibilità di limitare i consumi e l'inquinamento ma sinceramente non so a che livello sia questa tecnologia: le automobili non girano a 12000 giri...
    Il problema è che la tecnologia automobilistica non si può travasare direttamente sulle moto: la moto non ha la stessa stabilità statica e dinamica delle auto. Sembra una stupidaggine ma è il problema più grande nello sviluppo delle tecnologie di sicurezza attiva sui mezzi.
    Una tecnologia che scavalca l'azione diretta del guidatore (vedi l'ABS o il controllo di trazione) può avere risvolti legali in caso di malfunzionamento del sistema o di incidente causato dal'azione stessa del sistema quando in realtà non servirebbe... Per questo le stesse case automobilistiche cercano di inserire questi sistemi in modo più "morbido"... Lo stesso controllo di trazione, se mal tarato, può provocare incidenti. Immagina le implicazioni...
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