Milano, Monte Stella. Il "bike park" della discordia
La voglia di due ruote a pedali non conosce limiti e capita che si spinga anche oltre la legge. E' così che a Milano, sul Monte Stella, si è arrivati allo scontro tra ambientalisti e biker. Tra esposti, comitati di quartiere, Polizia, zappe e rastrelli sull'unica discesa del capoluogo lombardo si sta creando la proverbiale tempesta in un bicchier d'acqua.
Ma partiamo dall'inizio. Il Monte Stella, noto ai milanesi come la Montagnetta di San Siro, è un rilievo artificiale frutto dell'accumulo delle macerie della seconda Guerra Mondiale. Con il tempo è stato trasformato in un parco e oggi è una delle poche aree verdi con un seppur minimo dislivello. La Montagnetta è alta circa 50 metri, ma in tempo di Covid questo basta per gli appassionati di MTB per trasformarla nell'unica valvola di sfogo.
Secondo il comitato di quartiere però gli amanti del downhill starebbero rovinando il parco e, circolando a grande velocità, mettendo in pericolo l'incolumità degli altri utilizzatori del parco. Ma non finisce qui. Perché un paio di settimane fa c'è stata un'escalation quando un gruppo di ciclisti ha addirittura tracciati una linea di discesa modificando con zappe e vanghe alcuni tratti della Montagnetta.
Il comitato
Il comitato "Proteggiamo Monte Stella" oltre aver presentato un esposto alle autorità ha avviato una raccolta firme in difesa della quiete e del verde della Montagnetta.
"Da molto tempo - si legge - sul Monte Stella si è insediata e sta crescendo una attività sportiva che vede protagonisti soggetti di tutte le età, sia milanesi che non residenti i quali, usando mountain bike, approfittano delle pendenze per lanciarsi in discese a velocità sostenuta sulle aree verdi.
Svolgendo tale pratica hanno creato solchi profondi lungo tutte le pendici, anche scavando, ove lo han ritenuto opportuno, tracciati atti ad acquisire la velocità e le difficoltà richieste dalla pratica del ‘downhill’.
Sono state anche inserite strutture per il salto, e rimossi steccati e ostacoli posti a difesa del verde.
I danni arrecati al manto corticale sono rilevanti e il sostrato non naturale del Monte Stella non ne consente la spontanea rigenerazione.
La situazione costituisce un grave pericolo per i frequentatori del parco, che corrono il rischio di essere travolti dai biker, dal momento che le loro discese incrociano i viali pedonali in molti punti".
La legge
La legge è dalla parte del comitato infatti il “Regolamento d’uso del verde pubblico e privato”, adottato dal Consiglio Comunale di Milano all' Art.12.1 specifica che "Nelle aree verdi pubbliche biciclette (...) possono circolare (salvo dove espressamente vietato) a velocità moderata e comunque tale da non procurare pericolo, esclusivamente su viali, strade e percorsi asfaltati o in terra battuta interni alle aree verdi". E nell'Art.14 specifica che "nelle aree verdi è vietato: … b) arrecare danni all’apparato aereo, al tronco e all’apparato radicale dei soggetti arborei; c) estirpare, tagliare o comunque danneggiare la cotica erbosa e muscinale, le piante erbacee e arbustive; d) scavare nel terreno e asportare la terra".
Dalla parte dei ciclisti
In difesa dei ciclisti si è sollevato Andrea Sacchi, esponente del movimento MuoverMi e candidato alle comunali di FdI: "A Milano in questi giorni gli appassionati di mountain bike e downhill stanno ricevendo accuse non accettabili. Il Monte Stella è l’unico luogo a Milano in cui praticare queste discipline sportive e ora qualche ecotalebano si lamenta che c’è gente che fa sport sulla famosa collinetta milanese. Lasciamo sfogare e appoggiamo chi fa sano sport, dedichiamo loro aree riservate sul Monte Stella".
La terza via
Enrico Fedrighini, consigliere comunale ambientalista, invece che gettare benzina sul fuoco ha provato a cercare una terza via: "In fisica i poli opposti si attraggono. Anche nella vita. Agli strilli di chi raccoglie firme (poche) per impedire l’accesso delle biciclette nel parco Monte Stella, ha risposto un manipolo di incivili che, muniti di vanga e rastrello, hanno divelto barriere anti-bikers provando a ripristinare un tracciato abusivo, messi in fuga dal pronto intervento della Polizia Locale. È necessario che, fra ottusità e inciviltà, prevalga una “terza via” diffusa nei Paesi civili e fatta di due semplici punti: garantire controlli sistematici del parco anche con vigili in mountain bike (come sta avvenendo); definizione e segnalazione di itinerari accessibili, con piena sicurezza per gli altri utenti del parco e piena tutela del bene-parco, alle biciclette".
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salvo64, Ceresole Alba (CN)fate intervenire Brumotti! cosi fa un po' di scuola ai ragazzi hihihihihihihihihihihihi
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quagliodromo, Telgate (BG)Concordo sia con gigiturbo che con maxpayne. È sbagliato fare quello che stanno facendo, ma il parco è grande e un'area da dedicare a questa disciplina si potrebbe trovare.