Moto e hi-tech: dall'intelligenza artificiale al 5G. Capitolo 1, il Grande Cambiamento
Le nuove tecnologie, che nell'ultimo decennio hanno introdotto profondi cambiamenti nel modo stesso in cui concepiamo la motocicletta e il suo utilizzo - che sia touring, commuting o race - non sono il risultato di miglioramenti incrementali di tecnologie già esistenti, quanto la convergenza di numerose innovazioni radicali.
Solo per fare alcuni esempi, quando alla centralina elettronica abbiniamo giroscopi e accelerometri evoluti, quando la strumentazione diventa un dashboard TFT, quando i freni acquistano sensori in grado di leggere con precisione puntuale la velocità delle ruote (e quando tutto questo viene integrato in un software sofisticato), nuovi rivoluzionari dispositivi vengono alla luce per applicazioni pronte a spostare un po' più in alto l'asticella delle prestazioni e della sicurezza.
Non è certo un mistero che le moderne Hypersport siano decisamente più potenti di quelle di soli 10 anni fa ma, allo stesso tempo, molto più sicure e facili da guidare, grazie a tutti i dispositivi di controllo del mezzo di cui dispongono.
Nello stesso momento, sulle strade di tutti i giorni, le Cruiser e le Crossover esibiscono pesi e potenze che un tempo ponevano più di un imbarazzo negli utenti chiamati a gestirli, e che oggi vedono aprirsi nuovi scenari di piacere di guida, di pari passo con l'innovazione tecnologica sviluppata in ambiti diversi ma pronta a riversarsi anche sul mondo motociclistico.
L' "internet delle cose", quell'insieme di tecnologie che permette a qualsiasi apparato o dispositivo di connettersi e interagire con e attraverso la rete, inizia a volgere il suo sguardo anche verso il settore automotive. Non sembra troppo lontano il giorno in cui una parte dei veicoli circolanti saranno a guida autonoma, condotti da remoto o, come vedremo più avanti, capaci di conoscere lo stato della viabilità puntuale fino a identificare istantanee situazioni di pericolo, e magari provvedere autonomamente a gestire frenata, trazione o inclinazione: ma per far tutto ciò è necessaria una grande integrazione tra oggetti/veicoli e un network capace di veicolare costantemente, con capillarità ed efficienza, una quantità di informazioni molto superiore a quella attuale.
L'insieme dei dati immessi nella rete con ogni nostro comportamento, dal like su un social network, al messaggio sullo smartphone inviato dal frigorifero smart che ci avverte che lo yogurt sta per scadere, al pagamento con carta di credito, vengono chiamati Big Data - per la loro gigantesca dimensione - e l'internet delle cose aggiungerà una mole di dati significativa a quella già presente sulla rete. Pensiamo a quando anche le nostre moto, e in generale tutto il mondo automotive, saranno connessi, come sembra probabile in un futuro prossimo: si sommeranno anche i dati relativi all'interazione e relazione dei nostri veicoli tra di loro e con tutti gli altri dispositivi, generando possibilità applicative oggi forse nemmeno immaginabili.
È uno scenario che Alan Turing - il padre della moderna informatica - aveva in qualche modo già prefigurato nel secondo dopoguerra, dove macchine dotate di un'intelligenza artificiale pensano e decidono, si scambiano informazioni e le rielaborano per migliorare la vita dell'uomo, o per renderla più sicura: macchine alle quali in qualche modo riconosciamo una coscienza terza rispetto a quella umana, idonea ad agire per nostro conto nel nome della nostra sicurezza; un'intelligenza artificiale via via più sensibile e acuta, magari capace di personificare in qualche modo l'anima della motocicletta, e sdoganare come legittimo apporre un nome o parlare con la propria "due ruote", fino ad arrivare alla stessa riflessione che spinse Turing quasi a rammaricarsi che alle macchine fossero preclusi i piaceri della vita umana.
Un panorama tutt'altro che futuristico - o, se volete, distopico - specie se aggiungiamo che l'avvento della rete 5G consentirà una connessione costante dei veicoli con la rete e tra di loro; la nuova rete sarà veloce anche più di dieci volte dell'attuale, e la bassa latenza (cioè la capacità di reazione) permetterà, si dice, anche le operazioni chirurgiche in remoto: volete che non sia in grado di supportare la guida autonoma o un intervento diretto dell'intelligenza artificiale sui comandi della moto, per evitare un incidente ad un incrocio? “Connessi” potrà tradursi anche in “sicuri”, ma saranno l'intelligenza artificiale e la gestione dei Big Data ad aprire la strada a questa probabile, ulteriore, rivoluzione della quale già oggi vediamo i primi vagiti.
Nei prossimi capitoli vedremo qual è lo stato dell'arte dell'elettronica applicata alla motocicletta, e quali sono le tecnologie e le applicazioni che in futuro potremo ritenere indispensabili ogni volta che indosseremo il casco e il pollice premerà “start”- O, forse, “smart”.
Provate a chiedervi come mai in ambito aereonautico si è molto lontani da una simile integrazione che invece si auspica per i veicoli terrestri.