Più di 100.000 presenze alla European Bike Week
Quando gli appassionati di moto, parlano della "più grande festa dell'anno", si stanno probabilmente riferendo all’European Bike Week, o più comunemente "Faak". L’atteso appuntamento è andato in scena quest’anno dal 6 all’11 settembre, in un meraviglioso contesto alpino illuminato dal sole. Più di 100.000 visitatori, tra grandi e piccini, single, coppie e famiglie, sono giunti nella regione della Carinzia, a sud dell’Austria, da diverse parti d’Europa, Africa e America.
Molti di loro in moto ma sicuramente tutti con un’intensa voglia di celebrare la gioia di vivere.
All’evento hanno partecipato circa 75.000 moto, che hanno dato vita alle curve del lago e hanno colorato i 40.000 m² del villaggio Harley-Davidson: tutti hanno contribuito a regalare una grande festa accomunata dalla passione per i motori.
Ce lo racconta Marta Trezzi, responsabile della Comunicazione di Harley-Davidson Italia.
“Buongiorno, sono dello staff Harley-Davidson European Bike Week: dove posso parcheggiare?”Suona come una formula magica, non vuol esser presuntuosa, ma è la prima frase che si pronuncia, con un velo di subordinazione, quando si arriva come parte dello staff ad un raduno. Per quanto ben organizzato, come lo sono tutti gli eventi Harley-Davidson, non sai mai cosa aspettarti quando scendi in campo. C’è sempre quella leggera tensione, quella preoccupazione che la notte prima non ti fa fare sonni tranquilli.
Ma facciamo un passo indietro…
Ero in ufficio seduta alla mia scrivania e ricevo una mail, “quella” mail che ogni anno arriva e mi apre l’opportunità ad una nuova intensa esperienza. E’ lui, il big boss, che mi chiede se sono disponibile anche quest’anno a dare una mano a Faaker See.
Sììì! Non ci speravo più. Sarà il mio terzo Harley-Davidson European Bike Week.
Iniziano i preparativi, il materiale da portare, penso alla borsa, e non a quella di Milano. Come sarà il tempo quest’anno? Faaker See gioca sempre qualche brutto scherzo, sorprendendo (o forse no) tutti con la pioggia. Magari poca, ma non manca mai. Meglio essere previdenti e organizzare una valigia di tutto rispetto. E se qualcosa dovesse mancare, scatta lo shopping. Fa parte dei miei doveri, non posso esimermi dall’acquistare qualcosa.
Si parte. L’itinerario ormai lo conosco bene, già dai primi chilometri di autostrada inizio ad incontrare bikers e relativa carrellata di patch H.O.G. con tanto di carica onorifica. Arrivano da Rimini, da Milano, dal Ticino. Ad ogni autogrill che passo, vedo Harley-Davidson parcheggiate ovunque. Fanno carburante o staccano dalla guida. C’è voglia di arrivare a destinazione. Mi piace sentirmi parte del gruppo, anche se per motivi logistici, anche quest’anno ho dovuto abbandonare l’idea delle due ruote e raggiungere Faaker See in macchina.
Arrivo in zona raduno. Che paesaggi! La Carinzia è sempre una sorpresa. Verde, rigogliosa, ordinata. Sembra che Dio non abbia davvero badato a spese con i colori. Mi si apre il cuore.
Ma più si apre il cuore, più aumentano la tristezza ed il pentimento di non esser partita in moto. Tiro giù il finestrino dell’auto per cercare invano di raccogliere quanto più non posso di quei profumi, quei suoni, che solo in moto si riescono fino in fondo a capire. Non è la stessa cosa. Ogni anno me lo ripeto: cascasse il mondo, alla prossima edizione voglio venire in moto. Non ci riesco mai.
Va beh, l’importante è esserci ed alla fine, io ci sono!
Arrivo alla mia postazione. Che piacere ritrovare i colleghi arrivati da tutta Europa, è sempre una festa. Perché in Harley-Davidson sei parte della famiglia ed è vero. Anno, dopo anno, non manca la stessa contagiosa emozione di lavorare ancora una volta tutti insieme. Inizio a prendere confidenza con il villaggio. Quante cose da vedere anche quest’anno! Faaker See è sempre Faaker See. Non per nulla, si conferma uno dei raduni europei più apprezzati dagli appassionati. C’è già tanta gente in giro. Il lago austriaco richiama ogni anno migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Inizio a sbirciare tra le miriadi di patch e leggo Sud Africa, Kuwait….quanta strada….e io mi sono fatta problemi ad arrivare dall’Italia. Mi vergogno; non son degna di questo bicilindrico che ho imparato ad amare così tanto.
Secondo passaggio dopo il mio arrivo: l’acquisto di pin e patch per amici, parenti, vicini di casa e chi più ne ha, più ne metta. Svaligio praticamente la tenda Merchandise. Non posso arrivare a casa a mani vuote! Ricevo il mio kit, programma e magliette staff. Si potrebbe aprire un capitolo a parte dedicato alle magliette staff. Alla fine è come il servizio di leva. Quante più magliette dell’evento possiedi, quanto più puoi reclamare stima e deferenza. Mi dispiace quasi usarle, non vorrei si sciupassero. Ma non solo l’unica. Solitamente nei raduni la tenda Merchandise è di gran lunga la più gettonata. L’European Bike Week è famosa anche per questo; puoi trovare l’introvabile. Scivoli tra bancarelle multiprodotto, miriadi di colori, gazebo che offrono cibo e leccornie di ogni sorta. La sera sembra quasi di stare nel bel mezzo di piazza Jamal El Fna a Marrakech. Nuvole di vapore e di mega barbecue, che salgono da ogni angolo…e che profumi speziati. Fare un giro nel villaggio dell’European Bike Week potrebbe tramutarsi tranquillamente in un itinerario culinario.
Ma torniamo al mio lavoro.
Sveglia, colazione, tenda, poi tenda e ancora tenda. La mia esperienza sembra quasi finire tra quelle pareti di plastica ma non è così. Incontro persone, chiacchiero, consiglio, chiedo, scopro. Uno scambio continuo. La sera c’è anche il momento del relax. Ci si ritrova con lo staff, si cena, si beve insieme qualcosa. Un modo per scoprirsi sotto un’altra luce, più sincera. Qualcosa che fa solo bene al lavoro ed alla condivisione. Meglio di un team building.
Durante la mia giornata non manca mai occasione per ritrovare qualcuno conosciuto l’anno prima o fare nuove amicizie. E’ questo il vero valore di ciò che Harley-Davidson chiama Experience e sul quale ha costruito un grande Marchio.
I giorni volano, alla fine della settimana ti sembra di avere addosso tutto il peso del mondo. Riprendi la macchina per tornare verso casa. E ti dispiace che tutto sia già finito. Il tragitto non è mai abbastanza lungo per ricordare le persone incontrate, le esperienze fatte, nel bene e nel male. Comunque torni a casa con qualcosa in più. La mia valigia, quella dei sogni, dei ricordi, delle emozioni, è decisamente più piena di quando ero partita. Ed io che mi facevo problemi se il phon ci sarebbe stato tra un calzino e l’altro...
Marta Trezzi
c' ero !
grazie Marta