Restaurando, puntata 22: Sachs 125 GS 1978
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Sachs, nome molto spesso associato ai propulsori delle più rinomate moto da regolarità degli anni ’70 e ‘80 quali, ad esempio Hercules, SWM, KTM, Maico, Milani, Moto Gori, Ancillotti, molte delle quali abbiamo visto in altre puntate di Restaurando, negli anni ha anche prodotto moto a marchio proprio. Le unità costruite erano molto ridotte, visto che la produzione dell’azienda tedesca di Schweinfurt, fondata nel 1886 da Karl Fichtel e da Ernst Sachs, si concentrava sulla produzione dei propulsori che andavano ad equipaggiare moto di altri produttori. Con questa attività la Sachs ottenne numerosi successi sportivi, conquistando gloria e fama nel mondo della regolarità.
La moto oggetto del restauro eseguito da Soiatti è una Sachs 125 GS del 1978, moto equipaggiata con il celebre motore – ovviamente – Sachs a 7 marce, unità che condivideva con tantissime altre moto da regolarità dell’epoca.
Lo stato di partenza di questa Sachs, quando è stata portata da Soiatti, non era male, risentiva degli acciacchi dell’età ma, tutto sommato, era completa e, cosa principale, non era stata pasticciata negli anni. Il proprietario della moto, però, ha preferito optare per un restauro totale, così da farla tornare totalmente operativa e splendente.
La moto è stata così spogliata delle plastiche e di tutte le altre sovrastrutture, per arrivare così al nudo telaio. Una chicca del forcellone e del telaio di questa moto era l’adesivo originale che riportava la scritta “Chrom – Molibdan- Vanadium” mentre, sul canotto dello sterzo, c’era ancora l’adesivo “Made in Western Germany”.
Una volta sabbiati e riverniciati nel tipico colore argento, sul telaio e sul forcellone sono stati applicate delle riproduzioni fedeli degli adesivi originali, fatte fare appositamente.
Il serbatoio è stato trattato internamente e riverniciato nei colore originali mentre le plastiche, parafango posteriore a parte che è stato conservato, sono state reperite nuove in Germania, visto che i fianchetti erano crepati ed il parafango anteriore era rovinato.
Dopo la parte più di estetica, il lavoro di restauro effettuato da Soiatti ha toccato anche la parte meccanica, con il motore che è stato interamente rifatto, con la sostituzione di diversi componenti, che risultavano essere usurati e, infine, è stato rettificato il cilindro ed è stato adottato un nuovo pistone. Anche la parte esteriore del motore è stata rivista, per farlo tornare anche esteticamente agli antichi fasti.
La coppia di ammortizzatori AG2 della Marzocchi, a gas, è stata revisionata e ridipinta, con le molle nere e il corpo grigio. Discorso a parte per la forcella: quando la moto è arrivata da Soiatti, all’anteriore era montata un’unità Marzocchi Piuma ma, nelle foto ufficiali dell’epoca, la forcella era a marchio Ceriani. Dopo essersi consultato con altri esperti del marchio, si è giunti alla conclusione che, all’epoca, alcune unità potessero montare una forcella Marzocchi; dietro richiesta del proprietario, durante il restauro, la Marzocchi è stata sostituita con un’unità Ceriani ed entrambe sono state restaurate e revisionate, così da avere la doppia scelta.
Per terminare il lavoro, infine, oltre alla lucidatura dei cerchi Akront Bollino Verde, alla cromatura dei raggi e di altri particolari, è stata rifatta sia l’imbottitura che la copertina della sella e l’impianto di scarico è stato ricondizionato.
Per far tornare a splendere questo gioiello tedesco, Soiatti ha impiegato 110 ore di manodopera, mentre il costo della componentistica nuova, verniciatura e cromatura si è aggirato attorno ai 3.000 euro.
Avete restaurato anche voi una moto d'epoca? Mandateci le foto e i dettagli del restauro. le documentazioni più complete verrano pubblicate su Moto.it.
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solo_2, Genova (GE)sempre 3000 euro
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Francis Alquatitutta la mia stima per l'ottimo lavoro di restauro ma lasciatemi dire una cosa visto che quella moto l'ho avuta ai suoi tempi : quel motore era infame !!! Altro che gioiello : cambio durissimo da azionare e andava solo se lo tenevi a regime massimo. Stesso basamento del 250 quindi inutilmente pesante. Non credo sia un caso che tutti i vari assemblatori lo abbandonarono. Oltre tutto anche la moto del restauro nel 1978 era tecnicamente superata : l'unica cosa nuova che aveva rispetto ai modelli precedenti era il marchio sul serbatoio (da DKW si era finiti a Sachs). Per quanto riguarda il valore affettivo "se la conosci la eviti".