USA: Da Nashville a St. Louis. Con la paura di cadere
Dopo la pazza notte a suono di Country e Rockabilly a Nashville ci siamo rimessi in viaggio, destinazione St. Louis. Nel parcheggio dell'albergo, prima ancora di salire in sella, ci siamo resi conto di quanta roba possono caricare due moto come la Beemer e la Valorosa, grazie alle borse della prima e al capiente "culone" della seconda. L'unica accortezza è di non farsi prendere la mano, perché tante volte il gran volume a disposizione tira brutti scherzi e si finisce per stressare il sottotelaio caricando pesi eccessivi. Da parte nostra, pur aspettandoci un mese a zonzo, volevamo evitare di non avere nemmeno un po' di spazio per le solite boiate che si finiscono per comprare "on the road".
Una volta "rimpinzate" le moto siamo dunque partiti alla volta del Missouri, con le temperature che iniziavano pericolosamente a salire nelle ore centrali della giornata. Prima di raggiungere il cuore del Midwest americano abbiamo però attraversato il Kentucky e sconfinato per un breve tratto in Illinois. I due stati sono separati dall'Ohio river e, se mi avete seguito nei miei articoli precedenti, l'attraversamento di quel fiume rimarrà per sempre nei miei ricordi (e Sandro dice anche nei miei pantaloni...). Per farla breve, dopo ore di coda il cui motivo non sapremo mai (?!?) abbiamo deciso di visitare il piccolo centro di Paducah, uno degli antichi porti fluviali per i battelli a ruota. Mea culpa, non ho visto l'uscita e siamo sconfinati in Illinois, passando il fiume sul ponte dell'autostrada. Una veloce consultazione della cartina mi ha suggerito la brillante idea di ripassare sull'altra sponda utilizzando una stradina laterale e un ponticello segnato a malapena. Risultato: uno dei minuti più lunghi della mia vita, passato ad annaspare sul fondo stradale costituito da una griglia in metallo piena di giunture. La Valorosa sembrava sul sapone e mi sbacchettava da tutte le parti, e personalmente ogni circa cinque secondi mi vedevo sfondare la sponda e precipitare di sotto. Ah, tra l'altro soffro di vertigini...
Sull'altra sponda abbiamo visitato la vecchia stazione turistica, dove un vecchio battello fa ancora servizio per i turisti, e dove c'e' anche un vecchio e bellissimo treno/museo, super vintage. Dopo pranzo siamo ripartiti nella canicola che iniziava a diventare insopportabile (se solo avessimo immaginato cosa ci aspettava più avanti...) e il cielo che prendeva una sinistra colorazione biancastra. L'ultimo stop, ben prima di arrivare a St. Louis all'imbrunire è stata Nostalgiaville. Si, questo gruppetto di piccoli edifici che esiste solo in funzione di spillare quattrini ai turisti è effettivamente registrato come una municipalità del Missouri. Sandro non è voluto nemmeno entrare a dare un'occhiata e si è svaccato su una panchina sotto al portico, mentre io non ho resistito al richiamo del kitsch, e mi sono ficcato in un'orgia di paccottiglia inneggiante ai bei tempi andati dell'America Anni '50. Dopo altre due soste per fare benzina e soprattutto bere un gallone d'acqua a testa, siamo finalmente arrivati a St. Louis, purtroppo una delle città più pericolose degli States. Ho scelto un albergo lontano dal centro, in zona aeroporto e abbiamo scaricato le moto in fretta e furia in un caldo appiccicoso e sotto gli occhi curiosi dei tassisti... Sandro ha provato persino a proporre un giro in centro. Con il buio? A St. Louis? No, thanks!
Tra i tip ten de: "i viaggi della vita"