Moto.it Voice

Yamaha TMAX: il suo design è ancora attuale?

di Moto.it
Polarizzante per natura, il TMAX in 20 anni di carriera è diventato un'icona del design. Stilemi immutati in un'evoluzione comunque evidente, il costante equilibrio fra coerenza estetica ed evoluzione che ha definito una settima versione capace, allo stesso tempo, di recuperare la cattiveria delle origini e di non perdere l'eleganza del modello precedente. Ne parliamo con il designer Renato Montagner
13 febbraio 2020

Da quando è nato, nel 2000, lo Yamaha T-Max (allora si chiamava così, con il trattino in mezzo...) è stato uno dei mezzi più polarizzanti del panorama motociclistico. Troppo moto per essere scooter, troppo scooter per essere moto, ha fatto innamorare tantissimi e ha irritato altri. Perché tutto si può dire del TMAX, ma non che lasci indifferenti - merito della sua natura tecnica ma anche di un design riuscitissimo - e che non sia diventato un'icona del design al pari di mostri sacri dell'automotive, dell'orologeria e chi più ne ha più ne metta.

È per questo che abbiamo scelto di rivolgerci a Renato Montagner, amico di lunga data di Moto.it, per commentare con lui lo stile del nuovo TMAX 560 2020. Modello particolarmente interessante perché, per tanti versi, rappresenta una pietra miliare tanto nel design quanto nella tecnica per il maxiscooter Yamaha.

Il “boomerang” centrale, elemento distintivo e identificativo da sempre, ma anche la "firma ottica" dei fari, hanno segnato l’inizio di un certo tipo di linguaggio estetico, che ha quindi dato origine alla necessità di una coerenza stilistica, di una fedeltà ai concetti estetici originari, da confermare versione dopo versione pur mantenendo la necessità di un’evoluzione che va di pari passo con quella del gusto.

Pensiamo a certe icone del design automobilistico - Porsche, con le dovute proporzioni, è la prima che balza alla mente - e il concetto è chiaro: la 911 è sempre rimasta fedele a sé stessa, adottando però soluzioni tecniche, colorazioni e caratterizzazioni estetiche più moderne senza mai perdere riconoscibilità e fedeltà ai concetti originari. E quando le divagazioni l’hanno portata un po’ troppo lontana dal gusto comune, la Casa di Zuffenhausen ha corretto il tiro, senza aver paura di tornare sui suoi passi.

Allo stesso modo, Yamaha ha rivisto alcune delle scelte stilistiche della sesta versione, mostrando attenzione per i propri clienti, coraggio e coerenza, e tornando ad un’estetica più grintosa con la settima, protagonista anche di una sostanziosa evoluzione tecnica con il nuovo propulsore da 560 cc.

Vediamo con Renato tutti questi aspetti.