Aprilia Dorsoduro Factory
Forma e sostanza
Da oggi la supermotardona di Noale è disponibile anche in una versione “leccatissima”, curata tanto nell’estetica quanto nella dotazione tecnica. La Factory rafforza la presenza della Casa italiana in un segmento, quello delle supermoto di maxi cilindrata, in forte crescita sul mercato italiano. Una vera funbike, che offre tutto quello che serve per divertirsi alla grande su strada: un motore facile, progressivo e con la giusta dose di cavalli e una ciclistica degna del marchio Aprilia.
Il telaio e il motore bicilindrico non ricevono modifiche sostanziali, cambiano invece l’aspetto, la dotazione dell’impianto frenante e le sospensioni, del tutto inedite.
Tanto carbonio e una livrea da Superbike
Non lascia indifferenti, la nuova Factory. Merito di un design azzeccato in origine e reso ancora più racing dall’uso (fortunatamente) esagerato della pregiata fibra di carbonio, destinata a gran parte delle sovrastrutture della moto.
La ritroviamo infatti sui convogliatori che celano il serbatoio del carburante, sulla mascherina del blocchetto d’accensione e sul parafango anteriore. Mica poco. Rispetto al modello standard abbiamo anche un piccolo carterino, questa volta in alluminio, che protegge il motore dai contatti con la leva del freno posteriore nella guida più irruente.
La sella presenta nuove cuciture che richiamano il contrasto nero/rosso, che è il vero leitmotiv della Factory. Nere sono le plastiche, le parti in carbonio, i copri scarichi e i cerchi da 17”; rosso è il telaio a traliccio in tubi di acciaio che si vincola alle piastre laterali in alluminio. Una livrea niente male, volutamente ispirata a quella del bolide RSV4 che corre in Superbike con Biaggi e Camier.
Sospensioni regolabili e freni Brembo radiali
Il cuore della Dorsoduro è il noto bicilindrico a V di 90°, con distribuzione bialbero a 4 valvole per cilindro comandate da un sistema misto catena/ingranaggi e raffreddamento a liquido.
L’iniezione elettronica vanta la gestione elettronica Ride by Wire di seconda generazione “Tri-Map”. È così possibile selezionare, anche in movimento a gas chiuso, la mappatura più adatta alle condizioni di guida tra: Sport, Touring e Rain.
Il 750 sviluppa una potenza di 92 CV a 8.750 giri e una coppia massima di 82 Nm a 4.500 giri. Il cambio ha 6 marce, servite dalla frizione con comando idraulico e un rapporto finale 16/46 (la corona ha due denti in più rispetto alla Shiver).
Il telaio misto traliccio/alluminio riceve nuove sospensioni. All’avantreno debutta la forcella Sachs a steli rovesciati da 43 mm, regolabile nel precarico, nell’estensione e nella compressione idrauliche; vanta un’escursione di 160 mm.
Al forcellone in alluminio a doppio braccio è vincolato l’ammortizzatore laterale con serbatoio separato, interamente regolabile al pari della forcella e forte di 150 mm di escursione utile.
Una bella sorpresa la scopriamo puntando l’obiettivo sui piedini della forcella. Gli attacchi delle pinze sono, come sempre, radiali, ma sulla Factory compaiono le pinze marchiate Brembo con quattro pistoncini (di diametro maggiorato, da 27 a 32 mm). I dischi davanti sono wave e misurano 320 mm di diametro, 240 dietro.
Infine, un dettaglio che rende ancora più special la Factory: il doppio terminale di scarico. Aprilia, compresi nel prezzo di 9.990 euro, offre ancora (per tutto il mese di maggio) i silenziatori Slip-on della Arrow, che sono omologati e regalano un sound decisamente godurioso e per nulla molesto.
La prova. Tra le curve: semplicemente fantastica
Stretta tra le gambe, leggera da manovra anche da fermo (pesa solo 185 kg a secco) la Dorsoduro Factory ricorda da vicino sua maestà la SXV 450, che domina da anni il Mondiale Supermoto.Come la cugina racing, anche la maxi bicilindrica regala una guida a gomiti aperti, grazie al largo manubrio in alluminio a sezione variabile. Sotto i nostri occhi, ben leggibile, si trova la strumentazione del cruscotto Matrix, mista (analogica e digitale) e ben fornita in quanto a informazioni consultabili. Ci sono anche i dati del consumo medio e istantaneo, ma manca la barra che indica la quantità di benzina nel serbatoio, che tiene 12 litri; sono pochi, ma bisogna tener conto degli ingombri laterali di una Supermotard, che per forza di cose devono essere ridotti e mal si conciliano con serbatoi-cisterna da quasi 20 litri.
E per fortuna la nostra Dorsoduro si accontenta di poco carburante: nel corso del test abbiamo consumato mediamente un litro di verde per percorrere 17 chilometri. Ma risparmiando un po’ la meccanica (cosa che non abbiamo fatto), il dato può migliorare ulteriormente, garantendo un’autonomia superiore ai 200 km.
In città svetta su tutto la facilità estrema con cui la Factory ci porta a spasso. Impostata la mappatura Touring, il motore bicilindrico regala una fluidità da… quattro cilindri. Privo di strappi già a 2.000 giri/min, scevro dalle vibrazioni che spesso martellano i propulsori a V di 90°, il 750 cc Aprilia si lascia condurre volentieri anche in punta di gas. Una dote non comune tra le motardone sportive.
Ma il bello inizia quando puntiamo il corto parafango in carbonio verso la Rue Napoleon. È tra le curve, che si succedono senza soluzione di continuità, che la Dorsoduro regala momenti di puro piacere motociclistico. Il telaio consente inserimenti in curva fulminei e cambi di direzione da manuale; il bello è che tutto avviene con la chiara percezione di quello combina la ruota anteriore. E il controllo assoluto dell’avantreno permette di guidare forte nel misto, in piena sicurezza.
Il grande pneumatico posteriore (180/55-17) offre un appoggio solido, mai messo in crisi dalla pastosa erogazione del propulsore Aprilia. La mappatura Sport incrementa nettamente la cattiveria ai medi e rende la crescita di regime, dai 5.000 agli 8.000 giri, davvero rapida. Lo scotto da pagare è una risposta un po’ brusca nei transitori, ma è davvero poca cosa in confronto al gusto che la Dorsoduro regala tra le curve.
Il cambio è preciso e rapido negli innesti, coadiuvato da una frizione morbida e dallo stacco puntuale.
Brembo non sbaglia un colpo ed equipaggia la Factory con un impianto bene a punto. Potenza e modulabilità non difettano al comando anteriore, mentre il disco posteriore garantisce un ottimo controllo della derapata in ingresso di curva, e arriva al bloccaggio solo se il pilota lo desidera. E’ perfetto per la guida di traverso.
In un futuro, nemmeno troppo lontano, l’Aprilia affiancherà alla Dorsoduro 750 la versione di 1200 centimetri cubici, forte di oltre 120 cavalli. Ma già la Factory oggetto della nostra prova offre tutto quello che serve per divertirsi su strada, a meno di 10.000 euro; è proprio vero che chi si accontenta gode.
- Guida entusiasmante sui percorsi misti | Frenata | Fluidità del motore
- Comfort ridotto
scusate ma...
più cv eguale più cilindrata.più cilindrata eguale più Peso. più cv eguale freni più potenti. preni più grandi eguale più Peso. sovrastrutture più rigide eguale più Peso. gomme più grandi eguale più Peso. Più Peso eguale Meno Agilità. in definitiva meno agilità eguale meno divertimento. a che serve il tutto? solo a fare scena e a far spendere soldi a dei bambinoni che giocano a chi ce l'ha più grosso. ora si parla di un Tuareg 1200. un Flop ancora prima di mettere le ruote in strada. tutti corrono dietro a sta cavolo di Bmw per cilindrate e/o modelli. quando invece Bmw per prima ha messo il naso dove tutto il mercato cerca e non trova con la serie 800. anche col Gs 800. perchè? ovvio. perchè pur vendendo bisonti pure loro hanno capito che la leggerezza è meglio. se mi dai una 450 enduro che pesa come una bicicletta e con 50/60 cv non ci sono certo 1200 che tengano. ora bisogna che si cominci a sperimentare leggerezza e affidabilità. tutto il resto sono solo pippe da adolescenti. il gg che io cambierò moto per necessità farò un bel salto indietro di cc. e ovviamente kg.
SM è un'altra cosa