APRILIA Mana 850
Concetto trasversaleTante novità tecniche e diverso approccio al concetto moto, potrebbero far passare in secondo piano l'estetica della Mana (aspetto da non sottovalutare….mai) che invece a colpo d'occhio appare moderna e dinamica nel suo insieme, ricercata e razionale nei particolari.
Il ¾ anteriore tradisce la somiglianza con una naked varesina dal gruppo ottico decisamente …uguale, mentre il laterale spigoloso e dai volumi compatti risulta più personale. Causa la presenza di un serbatoio della benzina da 19 litri, il codino non è slanciato nei volumi al posto del serbatoio tradizionale, troviamo invece un ampio vano porta-casco. Tale spazio merita un paio di righe di descrizione: si apre grazie allo sblocco elettrico con un pulsante sul blocchetto sx (nel caso in cui non ci fosse batteria nel sottosella troviamo anche uno sblocco meccanico), è dotato di una presa 12v con relativo porta cellulare ed illuminazione, è quindi pratico oltre che capiente visto che può ospitare un casco integrale di tg xl.
La strumentazione, mista analogico digitale, permette di tenere sotto controllo innumerevoli funzioni tranne il contagiri, sostituito da una serie di spie che all'approssimarsi dell'intervento del limitatore si accendono in sequenza.
Tra i blocchetti elettrici, dal design apparentemente classico, spicca il pulsante che serve a selezionare il tipo di trasmissione (sequenziale-Sportgear oppure automatizzata-Autodrive). Nel caso si opti per l'automatica, si può anche scegliere tra tre diverse mappature, Rain – Touring – Sport. Sul blocchetto di destra sono collocati i pulsanti per l'inserimento manuale dei rapporti (7). La leva del cambio a pedale è anch'essa presente, ma durante il test drive devo ammettere di non averla praticamente usata…
- APRILIA Mana 850
Sul lato sinistro della Mana si nota anche la "strana" presenza di una leva: si tratta del freno di stazionamento. Trattandosi di una moto con trasmissione automatica e non avendo la possibilità di inserire una marcia durante le soste a motore spento, questo accessorio risulta indispensabile soprattutto parcheggiando la moto in pendenza.
In sella alla Mana si apprezza la limitata altezza da terra del piano di seduta, 800 mm, particolare che sommato alla profilatura della sella permette un po' a tutti di poggiare saldamente i piedi a terra.
La posizione di guida confortevole, l'ergonomia di manopole e pedane ed una sella ottimamente imbottita rendono la Mana una compagna di lavoro (o di svago) perfetta.
L'accensione del bicilindrico V90° avviene come sugli scooter, tirando la leva del freno. Decido di iniziare con la trasmissione totalmente automatica e mappata "Touring".
Tutto appare semplice e a prova di errore. Le sensazioni sono quelle di guidare uno scooter, generosamente motorizzato visto che il V90 dispone di 76 cv all'albero ma soprattutto di ben 7 kgm di coppia a 5.000 giri/min., con una ciclistica vera e con quel piacere di "controllo del mezzo" che solo una moto può dare.
Il passaggio alla mappatura Sport è una piacevole sorpresa, non tanto per la maggiore reattività alle aperture di gas che permette di partire a razzo con il minimo impegno, quanto per il maggior freno motore rispetto alla Touring. Questa caratteristica aiuta la guida nel traffico (non si deve per forza frenare ad ogni rallentamento del mezzo che precede) e permette al guidatore di "interagire" meglio con la moto.
Fuori dal traffico, seleziono il cambio sequenziale ed entro nell'ottica Playstation.
Rapido negli inserimenti e senza che si debba chiudere il gas tra una cambiata e l'altra, il cambio Sportgear è davvero… avanti. Certo qualche slittamento della trasmissione, per evitare che i passaggi tra le marce siano troppo bruschi si avverte, ma nel complesso siamo di fronte ad una rivoluzione (italiana per di più!).
La leva del cambio! Accidenti quasi me ne scordavo! Esattamente, la buona vecchia leva a pedale passa in secondo piano, anzi visto che disturba quando si deve tirare giù il cavalletto, perché non toglierla del tutto?
Il primo contatto con questa trasmissione è decisamente positivo, e le strade delle colline attorno a Torino non fanno altro che esaltarne le doti. Unico neo la mancanza di freno motore al di sotto dei 30 km/h, caratteristica che infastidisce durante la percorrenza dei tornanti soprattutto in discesa).
Se il motore, dall'erogazione fluida e lineare, e la trasmissione ipertecnologica, mi convincono, la ciclistica…pure. Il telaio a traliccio in tubi d'acciaio, la generosa gommatura 120/70 e 180/55 montata su cerchi da 17 pollici e la terna di dischi (anteriori da 320 mm posteriore da 260 mm) con pinze anteriori radiali a 4 pistoncini, sono un bel biglietto da visita.
L'assetto della Mana, decisamente votato al comfort, si comporta egregiamente anche durante le "cavalcate allegre", ma lo scarso freno in estensione della forcella a steli rovesciati da 43 mm di diametro (priva di regolazioni) pretende una guida pulita e morbida senza forzature. Così guidando, la bicilindrica di Noale diventa una compagna di viaggio eclettica e piacevole.
Anche l'impianto frenante va trattato con i… guanti. Il look è aggressivo e pistaiolo, ma all'atto pratico pretende di essere sfruttato a fondo per ottenere quanto richiesto.
Nel complesso, a bocce ferme e motori spenti, possiamo dire di essere di fronte ad una moto che rappresenta una svolta epocale per il cambio che sicuramente entro breve troveremo anche su moto ben più prestazionali, e per una concezione razionale che sarà di esempio per gli altri costruttori.
Pregi
Trasmissione rivoluzionaria | Fruibilità ! Capacità vano portaoggetti
Grande Gino!
Non capita?
La farò mia domani, e spero solo che il matrimonio duri.
Qualcuno scrive: "non è stata capita!". Forse alludeva ai consumi che nell'extraurbano taluno ha calcolato in 15 km/l.
Pochini, dati i tempi, le annunciate future, probabili tecnoligie, l'econima.
Tant'è.
Se fosse vero dovròscegliere fra mera contemplazione o moderato materialismo. Tant'è, dicevo, le giovani amanti sono pretenziose e gli innamoramenti senili tanto emozionanti quanto onerosi.
Gino