Moto Guzzi Bellagio 940
Aquila NeraAll black. Il 2010, a Mandello del Lario, viene celebrato con il nero opaco dell’affascinante gamma Aquila Nera. Un nome che evoca il simbolo storico della Moto Guzzi, bene in vista sul serbatoio della moto, e che accomuna tre modelli della Casa italiana: l’intramontabile California 1100, l’agile Nevada 750 e la sportiva – passateci il termine, poche custom sono così belle da guidare! – Bellagio.
Ed è a quest’ultima che dedichiamo le nostre attenzioni, perché se è vero che si tratta di una Guzzi nel midollo (il bicilindrico trasversale a V di 90° è il biglietto da visita del brand lombardo), è vero anche che la custom 940 è tra le moto più moderne e al passo coi tempi del listino Moto Guzzi.
Le aquile nere hanno serbatoio, fianchetti e parafanghi contraddistinti da un bel nero opaco, che contrasta elegantemente con le diffuse cromature dello scarico, dei cerchi a raggi, degli specchietti e del manubrio. Cromati sono anche gli indicatori di direzione, belli da vedere, ma meno da toccare dato che al nobile acciaio è stata preferita una plastica un po’ leggera. I cilindri sono in alluminio e danno un tocco di modernità a un insieme complessivamente riuscito.
La vista posteriore è dominata dal largo pneumatico, degno di una supersport (misura 180/55-17), abbracciato lateralmente dal massiccio forcellone monobraccio CA.R.C. sulla destra, e dal doppio scarico cromato sovrapposto sulla sinistra. Davvero basico è il corto parafango, che incorpora la gemma del fanale: la classica ciliegina su un lato B che attira diversi sguardi ai semafori.
Il panciuto serbatoio (da 19 litri di capienza) vi ricorda qualcosa di già visto? Se sì, avete un buon colpo d’occhio: è infatti comune alla California 1100 e caratterizza la zona centrale della moto, insieme alle teste dei cilindri.
Sotto gli occhi del pilota svetta una strumentazione moderna, costituita dal tachimetro analogico e dal display digitale multifunzione, ben leggibile. Stona però l’assenza del contagiri, un accessorio che riteniamo indispensabile su una moto che non disdegna affatto la guida sportiva.
Il corsa corta gira alto
La Bellagio adotta un motore specifico nella gamma Moto Guzzi; sempre fedele allo schema del bicilindrico trasversale raffreddato ad aria, la custom lariana ha 2 valvole per cilindro, comandate da aste e bilancieri, e una cilindrata di 935,6 centimetri cubici, ottenuta grazie a una alesaggio di 95 mm e a una corsa di 66 mm (contro i 92 x 80 della California, per fare un parallelo in casa Guzzi). Già questo dato la dice lunga sull’indole della Bellagio, pronta e disponibile sin dai regimi più bassi, ma anche caparbia e dirompente nel passaggio ai medi e nella scalata al regime della potenza massima. I cavalli sono 75 a 7.200 giri/min, mentre la coppia tocca un picco di 78 Newton per metro a 6.000 giri.
Il cambio ha 6 marce ed è servito da una frizione bi-disco a secco; la trasmissione finale è a cardano (rapporto finale: 12/44), e impiega il monobraccio CA.R.C. (Cardano Reattivo Compatto) con asta di reazione superiore.
Telaio tubolare in acciaio, sospensioni regolabili e freni Brembo
Oltre al motore, anche il telaio della Bellagio è un unicum nell’universo guzzista, realizzato appositamente per la 940. Tubolare in acciaio a doppia culla, ospita sospensioni regolabili: davanti una classica forcella Marzocchi con steli da 45 mm di diametro, dietro un mono-ammortizzatore munito di leveraggio progressivo e di manopola per la regolazione remota del precarico.
Ruote e freni hanno un retrogusto sfacciatamente sportivo. I cerchi a raggi calzano infatti pneumatici ribassati, rispettivamente 120/70-18 all’avantreno e 180/55-17 al retrotreno, e ospitano una triade di dischi Brembo di tutto rispetto: una coppia da 320 mm di diametro davanti e un singolo da 282 mm dietro.
La prova. La custom ti sorprende con una guida da naked
La Bellagio ha diverse frecce al suo arco. La prima, e più evidente, è data dalle doti dinamiche difficilmente riscontrabili sulle moto custom.
A queste la nostra 940 si rifà nel look e nella posizione di guida. Il pilota è accolto comodamente dall’ampia sella (su due livelli), posta a soli 780 mm dal suolo. Le pedane sono basse e fanno sì che anche le gambe degli spilungoni non si pieghino eccessivamente. Risultato: la Bellagio si rivela decisamente comoda anche nelle lunghe sgroppate lontano dalla città. E nell’impiego metropolitano giocano a favore della custom Moto Guzzi anche il corretto raggio di sterzo e l’ottima manovrabilità, frutto di un bilanciamento delle masse azzeccato. Il peso infatti non è bassissimo (224 kg a secco), ma il baricentro basso e l’ampio manubrio rendono la Bellagio assai svelta anche nel traffico. In questo contesto è piuttosto la leva della frizione ad affaticare la mano sinistra per via di un carico non certo irrilevante; lo stacco è preciso, ma lo sforzo è decisamente maschio.
Il big twin corsa corta è spassoso come pochi altri motori che equipaggiano le moto custom. Regolare ai bassi, cresce di giri con una pienezza e una corposità che conquistano anche i motociclisti dalla piega facile. L’erogazione è accompagnata da una sonorità di scarico coinvolgente: il timbro, basso e scoppiettante al minino, si fa via via sempre più cupo e deciso man mano che si sale di giri.
Le qualità della ciclistica fanno da degno corollario a un motore riuscito. La Bellagio si presta anche alla guida brillante, tipica di una moto del segmento naked. Rapida e sicura nello scendere in piega, grazie anche alla generosa gommatura, si dimostra maneggevole nei percorsi guidati. Insomma, l’abito non fa il monaco e, a dispetto dell’immagine custom, il piacere di guida è tipico di una moto nuda. Di una bella nuda, brava Moto Guzzi. Di buon livello è anche la frenata, che vanta un’apprezzabile modulabilità e una potenza adeguata al tipo di moto.
Un cenno infine al prezzo. La Bellagio costa 10.760 euro, una cifra elevata ma allineata alla concorrenza – in special modo yankee – della bella custom italiana. Le doti dinamiche e le prestazioni offerte dal bicilindrico sono invece una dote che oggi solo la 940 può vantare in questo segmento.
- Linea originale e moderna | Carattere del motore | Qualità dinamiche
- Frizione dura | Comfort del passeggero
La Bella piega e risponde alla manopola del gas che è una bellezza. Pertanto si lascia perdonare le rare puntate oltre 110 km/h su autostrada quando diventa impegnativo combattere contro la resistenza aerodinamica. Ciao e buona Guzzite a tutti