MOTO GUZZI Nevada Classic 750 i.e.
Totalmente rinnovataDalla originaria V35 dei primissimi anni ottanta fino ad arrivare alla Nevada attuale, il settore delle medie Moto Guzzi, si è ritagliato una fetta di estimatori tutt’altro che disprezzabile con numeri di vendite da non sottovalutare.
Con l'uscita della nuova Nevada, la casa dell’Aquila si presenta con un prodotto rinnovato quasi integralmente (le modifiche apportate riguardano il 90% delle componenti) che pur ricalcando le linee guida del modello precedente, si propone come novità.
La nuova veste estetica ha ridato freschezza alla 750. Perso per strada il posteriore “a sbalzo”, la linea laterale ha acquistato compattezza grazie soprattutto al parafango posteriore più rastremato e privo dello schienalino per il passeggero ed allo sviluppo meno verticale dell’insieme fiancatine-serbatoio che regala una maggiore linearità al profilo della Nevada. Qualche cosa ancora si poteva fare per rendere più attraente il cardano e soprattutto i supporti pedane passeggero, dall’aspetto troppo dimesso e poco “sposato” al resto della moto.
Il bicilindrico da parte sua ha sempre la parte del protagonista per quel che riguarda il look delle moto su cui viene montato, ed in questo caso è sicuramente un protagonista in positivo.
La grande novità dell’immortale V a 90° è rappresentata dall’adozione dell’iniezione elettronica con catalizzatore a tre vie e sonda Lambda, che permette un netto miglioramento della fluidità di erogazione della potenza ed un chiaro progresso nel rendimento in tutte le condizioni di utilizzo.
- La nuova veste estetica ha ridato freschezza alla 750
Anche i cilindri in lega d’alluminio hanno ora uno speciale riporto antiattrito, mentre i pistoni sono fusi in conchiglia.
La potenza dichiarata dalla Moto Guzzi è di 35,5 Kw a 6.800 giri, con una coppia di 54,7 Nm a 3.600 giri, nulla di eclatante, ma più che sufficiente per dare brillantezza alla guida della Nevada.
La trasmissione, come tradizione Moto Guzzi è a cardano e prende il moto da un cambio a cinque rapporti.
La ciclistica, se si escludono i cerchi a raggi da 18 pollici all’anteriore e da 16 al posteriore, è ripresa direttamente dalla Breva. Il telaio è dunque un doppia culla in tubi d’acciaio scomponibile, con una forcella teleidraulica anteriore Marzocchi con steli da 40 mm di diametro e due ammortizzatori posteriori regolabili.
La posizione di guida, rispetto alla concorrenza, è meno custom e più granturismo, le pedane sono avanzate, ma senza esagerazioni. La sella ben conformata risulta confortevole e cedevole quanto basta.
La nuova strumentazione, forse dal look meno custom della precedente, è costituita da due indicatori analogici (contagiri elettronico e tachimetro) più un pannellino centrale dove sono alloggiate le spie di servizio. Proprio in mezzo ai due indicatori analogici è posizionato il pulsante dell’hazard (le quattro frecce per chi non mastica il gergo automobilistico) ancora poco utilizzato sulle moto attuali, ma molto pratico soprattutto nelle situazioni di emergenza.
L’avviamento, grazie all’iniezione elettronica, è pronto e decisamente rapido, la Nevada si scuote e sussulta per pochi istanti, per poi girare rotonda.
I primi chilometri percorsi con la Nevada, mettono in risalto la grande agilità ciclistica della “piccola” di casa Guzzi. Questa caratteristica, unita alla ridotta altezza da terra della sella, permettono un controllo ottimale della moto anche alle persone di gamba corta oppure dalla stazza contenuta (dei bei donnini per esempio!).
Il motore da parte sua, mostra una trattabilità ed una erogazione a tutta prova. Il “settemmezzo” incassa senza problemi le aperture repentine del gas, allungando sino alla parte alta del contagiri senza esitazioni, assecondato dal cambio che rappresenta un deciso passo avanti rispetto alla precedente versione. Girando alto, terreno tutt’altro che adatto ad una custom quale è la Nevada, il motore inizia a vibrare in modo fastidioso, ma come già detto e scritto, questa moto è fatta per altro.
La potenza a disposizione, unita ad una coppia disponibile sin dai bassissimi regimi, rendono piacevole la guida sciolta e rilassata...brilantemente rilassata, tipica delle strade che circondano Mandello.
Il telaio e la ciclistica in generale, contrariamente a quanto si potrebbe pensare vista la categoria alla quale appartiene questa moto, si dimostrano impeccabili, permettendo alla nostra Guzzi di mantenere medie elevate nei percorsi misti, senza che si inneschino gli ondeggiamenti che si riscontrano in molte antagoniste e soprattutto senza sentire strani rumori di pedane e cavalletti vari che incidono l’asfalto al primo accenno di piega.
La Nevada, come la sorellona California, si permette delle belle pieghe prima di strisciare il cavalletto laterale sull’asfalto. Questo particolare mi risulta gradito, non tanto per le velleità di moto da sparo della Nevada, casomai per il fatto che quella luce a terra superiore rispetto alla concorrenza, permette di chiudere una curva male interpretata, di quelle che stringono all’improvviso, o di avere un bel margine di sicurezza anche nella guida in coppia con bagagli annessi.
In tutto questo le sospensioni hanno una grande importanza. L’anteriore lavora bene e non risponde mai in modo secco, mentre i due “compari” montati al posteriore sono meno bravi nel filtrare le asperità.
La frenata si dimostra sempre pronta, anche in virtù del padellone flottante anteriore da 320 mm, degno di una sport e del disco da 260 mm posteriore, che ha dalla sua una modulabilità tutt’altro che disprezzabile. Considerando gli strapazzi a cui è stato sottoposto l’impianto durante il “giro turistico”, posso affermare che nell’utilizzo quotidiano difficilmente si potrebbero mettere in crisi i freni della Nevada, anche a pieno carico.
La prova è finita. Tirando le somme si può definire la nuova Nevada come un prodotto molto valido, con qualità dinamiche finiture ed estetica paragonabili, se non in alcuni casi superiori, alla concorrenza, ma con un prezzo di 6.990 Euro...