RMU P-GP 125: la palestra dei campioni
A margine del nostro incontro con Benny Rasa, il pilota siciliano che corre nel CIV Moto3, abbiamo avuto l'opportunità di girare sul circuito MBR Vincenzo Florio, a pochissimi chilometri da Palermo, con la RMU P-GP 125 usata dallo stesso Rasa in allenamento.
Il tracciato si sviluppa per 2.120 metri, è largo dai 14 ai 18 metri e mezzo e il suo rettilineo di 720 metri permette ad una 600 di distendere la quarta marcia. Non è quindi un tracciato veloce né presenta curvoni da percorrere in pieno, ma è comunque molto divertente per via del bilanciamento, 9 curve a destra e 5 a sinistra alcune delle quali da raccordare in un'unica traiettoria, e delle variazioni altimetriche che portano fino al piccolo "cavatappi" poco prima del rettilineo di partenza. Il ritmo è serrato, e a detta di Benny Rasa i punti più impegnativi sono la esse veloce, da percorrere in quarta marcia (con la RMU P-GP 125), e il piccolo cavatappi che nel corso del nostro breve test non siamo mai riusciti a raccordare efficacemente con la svolta a destra successiva che lancia sul rettilineo dei box.
Abbiamo trovato l'asfalto in buone condizioni e, a dispetto del suo colore molto chiaro che potrebbe trarre in inganno sulle sue qualità, il grip non è male. Per quanto riguarda la sicurezza, ci sentiamo di dire che gli spazi di fuga sono ampi, considerate anche le velocità non altissime consentite dal tracciato; l'uscita e l'entrata dai box sono agevoli e in traiettorie adeguate per non infastidire chi resta (o è già) in una pista ideale per chi vuole divertirsi senza spendere un capitale in gomme e trasferimenti: magari alle moderne hyper-sport andrà decisamente stretta, ma rimane godibilissima con moto meno prestazionali, e tutto sommato più alla portata degli amatori.
Il nostro test sulla RMU 125
La RMU P-GP125 è la moto che viene regolarmente usata da Benny come moto d'allenamento, per la sua similitudine strutturale alla Mahindra Moto3 che usa nel CIV. È dotata di un motore TM di 125 cc a due tempi, serbatoio in alluminio sagomato, freni Galfer e pinza RMU all'anteriore, cerchi da 17” e sospensioni Öhlins TTX 36 al posteriore e Andreani all'anteriore. La potenza è di circa 40 cavalli, ma ovviamente tutto dipende dal livello di preparazione del motore effettuato dal proprietario. La “nostra” RMU P-GP125 monta uno scarico Jollymoto ed è preparata da Francesco Rasa, papà di Benny.
Tenuta prudenzialmente grassa la carburazione, iniziamo il nostro test. La moto è piccolissima, anche per chi scrive che non non supera i 173 cm e per la prima volta entrava in pista con una moto di questa categoria, e più che salirci sopra ci scendiamo cercando una posizione familiare, ma il nostro approccio è tutto da riscrivere: corta e bassa, presenta manubri neanche troppo chiusi che concedono abbastanza facilmente di nascondersi dietro il cupolino e sopra lo strettissimo serbatoio; scopriremo poi che in rettilineo diventa assolutamente necessario alzare il sedere e poggiarlo sul codino per assumere la posizione più favorevole e corretta.
Inserita la prima, facciamo conoscenza con un motore dall'erogazione tutto sommato amichevole: saranno le cure di Francesco, sarà la carburazione non troppo magra, ma anche sbagliando marcia usciamo dalla prime curve del circuito Florio senza troppi patemi, illudendoci che non sarà poi così diverso...Tutto sbagliato. Quello che viene dopo ha semplicemente del diabolico: innanzitutto per chi è abituato alle moto stradali la RMU è uno shock; vibra come un trapano (da qui le "onde" del video onboard di Benny, ci scusiamo con i lettori ma lo stabilizzatore della nostra GoPro non ha potuto fare di meglio...) e reagisce non solo alla direzione nella quale si pone il casco ma quella nella quale si puntano gli occhi.
Ogni movimento in sella ha un effetto più che immediato sulla ciclistica, sovvertendo e amplificando le dinamiche di guida alle quali un normale motociclista abituato alle goffe moto stradali può essere abituato: e se da un lato questo permette di allargare il proprio sorriso sotto il casco, non è il caso di prendersi confidenze prima di aver capito fino in fondo quale sia il limite di un mezzo che pare un generatore di adrenalina più che una moto. Bisogna andare per gradi, e trovare il compromesso, nei pochi giri a disposizione, tra il cambio rovesciato – che sulle prime dà sempre qualche patema -, la posizione di guida da assimilare e una ciclistica reattiva oltre l'immaginazione.
Vengono in soccorso, anzi, aggravano di brutto il quadro generale, perché spostano ancora di più il limite, le gomme slick, che dopo soli due giri di warm up inchiodano letteralmente all'asfalto la RMU con un grip da paura che unito alla leggerezza (circa 80 chili il peso a secco) tramutano le staccate in un gioco via via più pericoloso ogni giro che passa. Meno male che gli spazi di fuga sono rassicuranti. Per la potenza del disco anteriore e per la sua modulabilità, si può giocare a spostare il riferimento sempre più in là e poi accorgersi che al prossimo giro si può osare di più. Onestamente, nei dieci giri in sella alla RMU 125 non siamo mai riusciti ad usare correttamente il freno posteriore a causa di una correlazione sella/pedane che avrebbe voluto il suo apprendistato per essere assimilata, e sopratutto perché il cambio rovesciato ci ha imposto di riparametrarci e concentrarci per non incorrere in errori distruttivi: un cambio che è veloce e preciso come ci si aspetta da un prodotto destinato alle corse.
Il motore a due tempi, prodotto dalla TM, spinge forte dai medi regimi in su. Come detto prima, perdona un ingresso in curva con una marcia sbagliata e accetta la piena apertura da subito senza incertezze o scalini: la salita (e perdita) di giri è velocissima, come se non ci fosse alcun volano, e il suono allo scarico fa perdere la testa a chi ha il "due tempi" nel cuore.
La RMU danza tra le curve da seconda e terza marcia del circuito Florio come guidata dal pensiero, e si capisce subito la necessità di decisione nell'azione per dare le migliori prestazioni. Le incertezze e le esitazioni in ingresso di curva o in uscita, quando il gas lo si deve dare tutto e subito, si pagano con la perdita di quella fluidità che si ritrova non appena il pilota riacquisisce il ritmo per il quale la moto è progettata. Ma, credeteci, anche alle andature meno veloci, la RMU è talmente divertente che chi scrive ha aperto l'home banking e sta facendo conti da un paio di settimane per capire come si possa portarla a casa senza rischiare il divorzio. Paradossalmente, per l'amatore appassionato di pista questa piccola GP potrebbe anche essere una scelta più economica (in termini complessivi) rispetto a tante moto stradali, rispetto alle quali è sicuramente molto più istruttiva e meno affaticante.
Restituiamo la moto a Benny sentendoci dire che negli ultimi giri stavamo andando bene... Benny è un caro ragazzo, veloce, ospitale, allegro, misurato, professionale, educato. Ma è un pessimo bugiardo...