Yamaha MT-10
Questa Yamaha MT-10 possiamo considerarla come il tassello mancante in quella che é a tutti gli effetti la famiglia MT, che dal 2014 ha visto affiancarsi alla capostipite MT-09 solo versioni di cilindrata inferiore, ovvero MT-07, MT 125 ed MT-03. Una gran bella famiglia, va detto, e apprezzata sul mercato, viste le 65.000 unità vendute in due anni, e che con questa versione da un litro di cilindrata offre un'alternativa alle attuali streetfighter più performanti.
Una moto dalla doppia personalità, da una parte ignorante o arrogante se vogliamo, dall'altra accondiscendente e permissiva. Questo era l'obiettivo, in quel di Iwata: costruire una moto esplosiva ma controllabile al tempo stesso, con l'attitudine a "delinquere", ma solo quando richiesto, con la possibilità di essere utilizzata quotidianamente senza l'obbligo di indossare tuta e "saponette" per apprezzarne il carattere.
Carattere che è esaltato da un'estetica personale che, inutile negarlo, fa e farà discutere. Spigoli vivi e una miriade di componenti, che assemblati creano un effetto visivo che ci ricorda una moto di un Manga con richiami ai Transformer. Il giudizio lo lasciamo a voi, la cosa certa è che passare inosservati in sella alla MT-10 é davvero un'impresa. La moto appare ben fatta, assemblata e verniciata con cura. A proposito, sono tre le tinte disponibili: nera (Tech Black), blu (Race Blue), grigia/giallo fluo (Night Fluo), mentre la qualità delle plastiche è a prova di critica.
Quello che non incontra i nostri gusti sono piccoli particolari che purtroppo ci si trova spesso davanti agli occhi, come i vari cavi e cavetti che passano disordinatamente sotto il cruscotto, o il tappo del serbatoio d'espansione del liquido di raffreddamento, con relativo sfiato, che non spiccano per raffinatezza. Piccole ombre in un complesso che per il resto è all'altezza della tradizione alla quale ci hanno abituato le moto costruite a Iwata. Bella e funzionale la strumentazione LCD, leggibile e completa, sono infatti numerosi i parametri visualizzati. Tachimetro e contagiri, orologio, temperatura liquido raffreddamento e rapporto inserito sono sempre sott'occhio, mentre i consumi medi e istantanei, ed i contachilometri parziali e totale, si possono visualizzare in sequenza agendo su un tasto alloggiato sul blocchetto sinistro.
Motore e ciclistica
Il carattere espresso dall'estetica della MT-10 aveva bisogno di una meccanica all'altezza, e i tecnici hanno avuto gioco facile - si fa per dire - prendendo spunto e non solo quello niente meno che dalla superbike di casa, la YZF-R1. Come siano riusciti a prendere una supersportiva e tirarne fuori una naked è presto detto, anche se farlo deve essere stato un altro paio di maniche. Partiamo dal cuore della MT-10. Il quattro cilindri Crossplane da 998 cc é stato profondamente modificato, pur mantenendone la personalità, per fare si che le caratteristiche di erogazione si adattassero maggiormente all'uso stradale. Si è partiti da una nuova testa proseguendo con nuovi pistoni, bielle in acciaio al posto di quelle in titanio della R1 ed alberi a camme specifici. Tutto questo ha permesso di abbassare il rapporto di compressione da 13:1 a 12:1. Anche l'airbox è diverso, e passa da 10,5 a 12,5 litri di capacità, inviando un maggior quantitativo di aria agli inediti corpi farfallati dotati di un solo iniettore per cilindro, e controllati dall'YCC-T (Yamaha Chip Controlled Throttle).
Anche l'impianto di scarico é stato riprogettato, e prevede un terminale in titanio mentre i collettori sono in acciaio. Il risultato di tutto questo lavoro permette al quattro cilindri Yamaha di erogare 160 cv a 11.500 giri, con una coppia di 111 Nm a 9.000 giri e, al tempo stesso, di soddisfare l'omologazione Euro 4.
Ad accogliere tanto motore ci pensa il telaio Deltabox in alluminio, questo sì identico a quello della sorella R1, ora dotato di un telaietto reggisella inedito con predisposizione per il montaggio delle borse laterali. Il forcellone rimane identico a quello montato sulla R1, con una leggera modifica alla sede del perno posteriore che permette di accorciare l'interasse a 1.400 mm, (identico a quello della MT-07!), mentre la distribuzione dei pesi si attesta su 51/49 tra anteriore e posteriore. Al posto dei semimanubri troviamo un manubrio classico, quindi é stata modificata la piastra di sterzo, sulla quale sono stati montati i supporti, dai quali spuntano gli steli della forcella KYB da 43 mm (gli stessi della R1, ma con idraulica specifica e medesima corsa utile, di 120 mm), con i registri per la regolazione sulla parte superiore.
Anche il mono deriva da quello della YZF, ma pur mantenendo la stessa corsa utile di 60 mm e l'ampia possibilità di regolazione (che prevede anche la funzione alte e basse velocità per compressione e ritorno), prevede una taratura specifica dell'idraulica e della molla.
L'impianto frenante verte su una coppia di pinze radiali a quattro pistoncini e dischi da 320 mm, mentre una pinza singola a due pistoncini è montata sul disco da 220 mm posteriore. Naturalmente non manca un sistema ABS, sviluppato in collaborazione con Bosch, a evitare bloccaggi sgraditi delle ruote. Ruote che abbandonano il magnesio della più performante, ma anche più costosa R1, per una comunque valida lega di alluminio, mentre i pneumatici previsti in primo equipaggiamento sono i Bridgestone Battlax Hypersport S20.
Elettronica
Il pacchetto elettronico montato di serie sulla Yamaha MT-10 è generoso, e può essere arricchito ulteriormente con optional specifici presenti nel catalogo degli accessori. La dotazione standard prevede gli Yamaha D-Mode, con le tre mappature A/B e Standard, dove le prime due rendono la risposta del gas più pronta e aggressiva. Intuitiva e semplice la loro selezione, che si effettua tramite un pulsante sul blocchetto destro, con la sola accortezza di farlo a gas chiuso. Tre anche i livelli d’intervento per il controllo di trazione (semplificato rispetto a quello della R1, vista l'assenza della piattaforma inerziale) selezionabili anche qui con un semplice pulsante, questa volta sul blocchetto sinistro, dove si trovano anche i controlli del Cruise Control di serie, accessorio che sempre più spesso troviamo su modelli dalle caratteristiche sportive, mentre un tempo era destinato generalmente alle moto con velleità turistiche.
Accessori
Immancabile, nella lista degli optional, l'impianto di scarico più libero, in questo caso un Akrapovic in titanio che farebbe bella figura con il quickshifter, anch'esso disponibile a listino, mentre le velleità da macina chilometri sono esaltate da un set di borse laterali e/o da serbatoio, con la possibilità di montare all'occorrenza un bauletto da 50 litri, un parabrezza e una sella comfort degni di tale nome, e una bella coppia di manopole termiche.
Come va
Che sia parente della R1 si evince semplicemente avviandola, e ascoltando le note emesse dal suo scarico in titanio. Per il resto, la MT-10 non fa nulla per sembrare figlia di cotanta madre, e si avvicina giustamente, per impostazione di guida e sensazioni, alle MT bi- e tricilindriche. La posizione di guida ricorda quella della tre cilindri per quanto riguarda la triangolazione manubrio/sella /pedane, ma il tutto è come se fosse stato ruotato in avanti, caricando maggiormente l'avantreno. Il manubrio largo e aperto trasmette una piacevole sensazione di controllo, mentre la sella, ampia e che permette di muoversi con agio (chi scrive è alto un metro e ottanta) appare sin dal primo istante a dir poco granitica. È però sicuramente messo peggio l'eventuale passeggero, che ha a disposizione una porzione esigua di sella e per di più deve poggiare i piedi su pedane che così alte non si sono mai viste, almeno su questo genere di moto. Perciò, se proprio ci tenete, il secondo è meglio invitarlo solo per brevi tragitti, e nel caso vogliate affrontare un viaggio... lasciatelo/la a casa e caricate al suo posto un bel borsone!
Per il resto? Per il resto tutto alla grande. La MT-10 ti conquista, o meglio ti prende profondamente, esaltando tutti i sensi. L'udito, con suono rauco e gutturale del suo quattro cilindri, che accompagna le accelerazioni progressive ma mai violente, tipiche di questo propulsore, che a richiesta si trasformano in lunghe impennate, consentite dal controllo di trazione che solo se impostato sul livello "3" interrompe il divertimento! Cavalleria e coppia sono disponibili in quantità a partire dai 4/5 mila giri, e crescono in maniera importante arrivati agli 8 mila, con una colonna sonora anch'essa all'altezza, e un allungo esaltante fino al taglio del limitatore, poco prima dei 12 mila.
Spinge forte e spinge sempre, questo motore, esaltato da una ciclistica che é una sorpresa, perché con un interasse così corto ci saremmo aspettati un comportamento più nervoso e imprevedibile. Alla prova dei fatti, invece, la MT-10 si rivela un compasso in curva e anche sul dritto appare stabile e precisa. L’equilibrio tra le prestazioni del motore e il comportamento della ciclistica in generale sono entusiasmanti: facile e precisa, andando a spasso con un filo di gas la MT-10 sa essere una perfetta compagna di lavoro quotidiana, ma all’occorrenza, e solo su richiesta, si trasforma in un missile terra-terra che potrebbe istigare il pilota a guidare molto sopra le righe!
Mai impegnativa, a meno che non consideriate la strada come una pista e ogni frenata come l’ultima staccata prima del traguardo, la MT-10 riesce a soddisfare tutti quanti. Docile e mansueta, si muove tra le curve con grande agilità, e solo se istigata mette in mostra una certa inerzia nei cambi di direzione più repentini, caratteristica che troviamo anche nella R1 e che è legata sia al baricentro piuttosto alto, ma soprattutto alle inerzie dovute all’albero motore, caratteristiche di questo motore a scoppi irregolari.
Si adatta facilmente ad ogni condizione di guida, questa MT-10, come abbiamo potuto costatare avendo percorso lunghi tratti di strada sotto la pioggia battente, non facendoci mancare nemmeno una fastidiosa nebbiolina degna del peggiore autunno. Strade viscide e allagate fanno emergere ulteriormente l’equilibrio di questa moto, che garantisce una motricità degna di nota, e in questo aiutano le ottime gomme Bridgestone di primo equipaggiamento.
L’impianto frenante, che sulla R1 non ci aveva convinto, almeno per quanto riguarda l’utilizzo in pista, lo fa invece su questa MT-10, anche se un minimo di mordente in più sull’anteriore non guasterebbe, mentre il posteriore ci è piaciuto sia in termini di potenza, ma soprattutto di progressività dimostrata.
Il comfort generale è buono, con l’assetto delle sospensioni sostenuto ma mai secco nelle risposte: a quello ci pensa purtroppo la sella davvero troppo dura, che non comporta particolari scompensi solo viaggiando sugli asfalti perfetti che caratterizzano la viabilità spagnola, ma che, non abbiamo dubbi, si ripercuoterebbe sulla schiena e sulle terga del pilota trovandosi a viaggiare sui "gruviera" italici. Percorrendo tratti autostradali, emerge la scarsa tendenza a vibrare del motore, così com’è scarsa la protezione dall’aria (come sul 99% delle naked in commercio) che lascia busto e casco in balia del vento, mentre è un toccasana il cruise control, comodo e di facile utilizzo.
In conclusione, la MT-10 ci è apparsa “bipolare”, in senso buono: aggressiva esteticamente, riesce ad esserlo anche nel comportamento stradale e nelle prestazioni, ma a comando, e quando necessario, sa essere discretamente comoda e, vai con l’azzardo, quasi indolente.
Maggiori informazioni
Moto: Yamaha MT-10
Data: Maggio 2016
Luogo: Almeria (Spagna)
Meteo: sole – coperto – pioggia 18°
Terreno: strada
Sono stati utilizzati
Giubbotto Ixon Stratus HP
Guanti Ixon RS Pro
Stivali Alpinestars
Casco Arai Rebel Command Black
Promozione
Grazie anticipatamente !
RISPONDE LA REDAZIONE: Ciao Marco, il prezzo iniziale della MT-10 al tempo del test (maggio 2016) era effettivamente quello da noi riportato. Ma già a luglio era salito a quota 13.690. Evidentemente c'è stato un periodo di promozione. Cordiali saluti! MT
lasciando perdere il discorso "bellezza" ovviamente soggettivo (comunque dal vivo è molto meglio che in foto e a me non dispiace), personalmente mi ha dato l'idea che il livello di finiture di alcune sovrastrutture sia inferiore anche alla FZ1.
tanti pezzi di plastica attaccati qua e la che secondo me prima o poi anche solo salendo in moto si possono rompere (es: rivestimento laterale faro posteriore) e poi la vaschetta del liquido del radiatore a destra completamente a vista mi sembra non ci stia proprio.
sella oltre che durissima anche di bassa qualità (c'era esposta anche quella "comfort" che era decisamente meglio almeno esteticamente).
rumore di scarico a me piace parecchio.
spero di provarla a breve che mi incuriosisce.