Campioni del Mondo ITV. Cross-Country Rally. Paulo Gonçalves
Il Campionato del Mondo Cross-Country Rally 2013 è iniziato all’insegna del dominio di Marc Coma, Campione in carica. Primo ad Abu Dhabi, in Qatar e in Sardegna, sembrava che per lo spagnolo ufficiale KTM sarebbe stata una passeggiata. Poi è venuta la seconda fase della stagione. In Argentina ha vinto l’indimenticabile Kurt Caselli, e meglio di Coma ha fatto anche Francisco Lopez. Ma Paulo Gonçalves, trentaquattrenne di Esposende, vicino a Porto, era ancora lì, non mollava l’osso. Rimanevano due Rally importantissimi, il Sertoes in Brasile, lunghissimo e per questo con il doppio di punti in palio, e il OiLibya del Marocco, una corsa rivelatasi estremamente avvincente e combattuta. Gonçalves ha dominato in Brasile, vincendo più di tutti e restando in testa alla corsa per quasi tutto il Rally. Per il portoghese, già protagonista dell’ascesa SpeedBrain, era venuto il momento di cambiare il corso delle cose. In Marocco saliva per la prima volta sulla nuovissima Honda CRF 450 Rally, completando quel lungo e difficile processo di “migrazione” che aveva coinvolto anche Joan Barreda e il creatore e Team Manager di SpeedBrain, Volfgang Fischer. Ma in Marocco Paulo Gonçalves portava a maturazione un processo ben più importante, consacrandosi Pilota vincente e conquistando il titolo di Campione del Mondo Cross-Country-Rally.
Volevi vincerlo da subito o ti sei accorto che potevi diventare Campione del Mondo strada facendo?
«Da principio non avevo neanche la certezza di poter disputare tutto il Campionato del Mondo, ma le due prime prove sono state molto buone. Ho terminato l’Abu Dhabi appena trentadue secondi alle spalle di Marc Coma, e nella seconda corsa, in Qatar ancora più vicino, soltanto 4 secondi. È stato a quel punto che abbiamo deciso di fare lo sforzo di disputare l’intero Mondiale, perché in effetti le probabilità di riuscirci sembravano essere più realistiche. Il Sardegna, tenuto conto delle difficoltà del Rally, è stato molto buono e ho ottenuto ancora un secondo posto, e in Argentina mi sono accorto che potevo contendere la vittoria a Coma, ma ho commesso un errore di navigazione, e poi è venuto il Brasile».
Il Brasile con coefficiente doppio di punteggio. Un’occasione cruciale, non è vero?
«Era l’ultima possibilità di invertire il gioco, perché se Marc avesse vinto il discorso era chiuso e lui diventava Campione del Mondo. Io sapevo che doveva essere una corsa senza varianti tattiche: o la va o la spacca. Dovevo tentare il tutto per tutto, anche a costo di non ottenere niente. Sono stato molto veloce e non ho commesso alcun errore, nove giorni sul podio e quattro vittorie in totale, e ho vinto il Rally in Brasile. A quel punto ero ancora secondo nel Campionato, ma dipendeva soltanto da me vincerlo o perderlo. Sono quindi andato a correre in Marocco con un grande entusiasmo e con molta motivazione, molto carico. Mi sono preparato molto, sapevo che dovevo disputare una corsa perfetta, e anche in questo caso poteva succedere qualcosa di storto che mi avrebbe impedito di arrivare e di centrare l’obiettivo. Marc è un Pilota enorme, cinque volte Campione del Mondo e tre volte vincitore della Dakar. Alla fine tutto è andato alla perfezione, ho vinto e sono diventato Campione del Mondo. Ovviamente sono molto felice, per me e per la mia Squadra, per Honda che mi ha messo a disposizione la nuovissima 450 Rally. Iniziare la carriera con Honda con una vittoria e con la conquista del Mondiale è stato eccellente, una grande motivazione per quello che ci aspetta adesso».
Bello per Honda, ma bello anche per SpeedBrain, la tua “vecchia” Squadra, per Volfgang Fischer, per tutti quelli che hanno avuto fiducia in Paulo Gonçalves…
«Sì, abbiamo vinto insieme con la SpeedBrain, perché eravamo molto uniti, e abbiamo continuato insieme. Abbiamo cambiato moto, ed era importante portare subito questa moto in un posto più in alto. Certamente è stato un momento felice per SpeedBrain, perché siamo arrivati ad un livello molto alto e privilegiato grazie al grande lavoro che abbiamo fatto fino al Brasile, e lo è stato per Honda, che ha colto con la nuova moto una vittoria al debutto. Insieme, infine, abbiamo “staccato” il Titolo Mondiale».
Quindi adesso hai un “problema”. Hai cambiato le carte della tua carriera. Sei adesso un numero UNO, e hai un contratto da “portatore d’acqua” di Barreda, il tuo Compagno di Squadra di SpeedBrain e, adesso, di Honda. Come ti comporterai?
«È tutto sommato semplice. Io ho principalmente un contratto per correre la Dakar, Honda ha un obiettivo che è vincere la Dakar. Non ho dubbi che Honda saprà, nel momento opportuno, prendere le decisioni strategiche corrette e più convenienti per vincerla. Io sono a disposizione della Squadra per vincere la Dakar, ma anche per dare una mano agli altri Piloti se questo servirà a centrare l’obiettivo massimo. È un gioco di Squadra. È stata una stagione fantastica, e ne sono molto felice, e se la Honda riuscirà a vincere la Dakar come me come Pilota, o con me in aiuto di una altro Pilota, sarò altrettanto felice».
Sì, ma il “problema” a cui alludevo era Joan Barreda. Siete cresciuti insieme e siete diventati amici. Continuerete ad esserlo anche adesso che potete puntare agli stessi obiettivi?
«Anche questa risposta è semplice, perché non è affatto un problema. Io e Joan abbiamo corso per quasi tre anni insieme. Non eravamo nessuno, la gente non ci conosceva e gli avversari non ci temevano. Oggi siamo arrivati ad ottenere dei grandi risultati. Ci siamo riusciti anche perché abbiamo sempre corso da veri compagni di Squadra e da veri amici. L’ho aiutato quando se ne è presentata l’occasione, e da lui ho imparato moltissime cose e gli sono enormemente riconoscente. Sono certo che potremo continuare in questo modo, e che potremo continuare a crescere insieme ottenendo insieme risultati ancor più esaltanti».
speriamo
non è la sua "vecchia" squadra. è ancora pilota sp