Enduro Mondiale. Gran Premio del Portogallo
Val De Cambra, 13 Aprile. In Portogallo è sempre grande Enduro. Anche se il fronte dei Piloti che partecipano al Torneo iridato inizia a diradarsi. Anche se c’è sempre una variabile “diabolica” che alza il livello della tensione, come una estrema un po’ lotteria. Anche se contro quei pochi, autentici fuoriclasse della Specialità c’è ben poco da fare e lo spazio sotto i riflettori si riduce inesorabilmente. I risultati del Gran Premio del Portogallo, e anche le sue dinamiche agonistiche, confermano in toto la tesi esposta chiaramente dalla Prova d’apertura disputata a Solsona una settimana prima. C’è da dire subito, prima che qualcuno decida di dare voce agli allarmi, che il livello dell’Enduro dei Gran Premi è elevatissimo, e il tenore sportivo e dello spettacolo riflettono esattamente, senza distorsioni, lo spessore di una disciplina tecnicamente quanto mai sulla cresta dell’onda.
Quattro giri, sette ore di moto il sabato, dodici prove speciali, replica perfetta la domenica. Niente Super Test del venerdì sera, il pubblico non si risente e gli attori meno che mai, tutti contenti. Il Mondiale di Alain Blanchard è collaudato, ben organizzato a dispetto delle difficoltà crescenti che il promoter incontra localmente, ma questa novità nata per lo spettacolo e introdotta alcune stagioni fa non è ancora digerita da tutti.
Livello molto alto, e Campioni veramente fuori dal comune. Un incredibile “zoccolo duro” francese, qualche spagnolo, un italiano. I primi attori del Mondiale offrono all’Enduro un ruolo di altissimo prestigio nel panorama del fuoristrada. I nomi sono tutti già più che noti. Antoine Meo, Christophe Nambotin, Pierre-Alexandre Renet, Ivan Cervantes, Alex Salvini. Più o co-protagonisti. Cristobal Guerrero, Eero Remes, Johnny Aubert, Matti Seistola, Mathew Phillips. Con un cast simile è Enduro degli Oscar, e lo spettacolo a volte travolgente.
Quello che si era visto a Solsona, in occasione del primo GP della stagione Mondiale 2014, non è venuto a noia a Vale de Cambra, Portogallo, una settimana dopo. Anzi, la sceneggiatura si è affinata e i duelli sono diventati ancor più, se possibile, tirati ed avvincenti.ù
E2
La E2 è la classe più combattuta del Mondiale ormai da qualche anno, ed anche la categoria che ci sta più direttamente a cuore da quando Alex Salvini ne è diventato il protagonista assoluto e Campione del Mondo. Purtroppo sapevamo che in Spagna e Portogallo Alex, operato ad un pollice, avrebbe sofferto. È stato così in Spagna e lo stesso è accaduto in Portogallo. Per fortuna, però, la settimana di intervallo tra i due GP ha concesso al bolognese un po ‘ di recupero, lasciando che si affacciasse anche il primo risultato positivo. Con due terzi posti, sabato e domenica, Salvini può tornare a casa soddisfatto di non aver buttato la trasferta iberica, ma anche consapevole che ad avversari come quelli che ha quest’anno non è possibile concedere così tanto. E infatti, come si può pensare di lasciare andare via Meo, Renet, e lo stesso Aubert? Passi per il francese passato quest’anno in Beta, che deve certamente finire di ambientarsi, ma Meo e Renet stanno dando vita ad un duello che potremmo spingerci a definire epico. E chi vince, alla fine? Antoine Meo. Come? Massacrando psicologicamente gli avversari. Uno in particolare. Renet è forte, forte anche di uno stile di guida stupendo. Sabato è stato in testa per tre quarti della gara, ed è passato al comando anche a metà domenica per rimanervi fino alla penultima speciale. Ma in entrambe le giornate Meo è uscito allo scoperto, quasi sfrontatamente, nell’ultimo giro, e si è divorato l’incolpevole avversario. Sabato subito, domenica annichilendolo nell’ultima Prova cronometrata. Per uno che vince così, in questi casi, è un atto di forza e di supremazia, per chi perde il massimo di un frustrante destino di sottomissione.