Enduro Six Days 2015. Slovacchia Day 3: fuori USA, Francia e Spagna.
Kosice, 9 Settembre. Giornata decisamente intensa, la terza della Sei Giorni Internazionale di Enduro numero 90. Sul campo, a… lato del percorso, e fuori a tavolino, per decidere finalmente che piega prende la gara a metà del suo corso. E non finirà certamente qui. Colpi di scena e un grande, inatteso thriller. Forse non esaltante, ma naturalmente c’è da dire che fa parte del gioco anche una giornata scandita da un ritmo incalzante, ma sostenuto da incertezze, incidenti, brividi ed errori.
Tre fasi, sostanzialmente, hanno caratterizzato Kosice 3. L’ultima è da shock. È appena iniziata la giornata, e nel primo Cross Test l’ISDE perde il suo protagonista assoluto della prima ora, Kailub Russel. Una brutta caduta, l’americano si gira un ginocchio, è frastornato ma caparbiamente continua ad andare avanti.
Poi arriva la seconda caduta, nell’Enduro Test successivo. È meno grave per il pilota ma fatale per la sua KTM, disastrata dalla vicenda fuori programma. Non c’è altro da fare che ritirarsi. La squadra non si da per vinta e reagisce in maniera quasi commovente. I suoi attori, anche quelli in ombra durante la seconda giornata come Thaddy Duvall e Taylor Robert, si riscattano prontamente e si superano. Ryan Sipes sale in cattedra e, nonostante la grande giornata degli australiani Milner e Sanders, gli americani tengono botta e sembrano poter ribaltare di nuovo la situazione generale e cancellare la batosta del secondo giorno.
La gara va avanti, ma ben presto arriva un colpo di scena che ha dell’incredibile. Colpo di scena vero… ma da cadetti. Si corre sulle stesse piste, più o meno, dei giorni scorsi, solo in senso contrario. Non piove e le tracce dei passaggi, pensate che genere di “segnali” restano sul percorso dopo cinquecento transiti, sono chiarissime. Ma non per tutti, non per otto “big”. Sono Marc Bourgeois, Jeremy Joly e Anthony Boissiere (Francia), Taylor Robert (USA), Lorenzo Santolino e Cristobal Guerrero (Spagna), David Knight (Gran Bretagna), che corre di nuovo in Slovacchia dieci anni dopo essere stato il protagonista della Sei Giorni di Považská Bystrica, e il nostro Manuel Monni.
Non è chiaro come il primo abbia sbagliato, né lo è troppo come sia potuto succedere che nessuno abbia pensato di tornare indietro. Una muta impazzita sulla strada sbagliata per un chilometro e mezzo, e via un timbro, fatale. Knight dice di essersene accorto, ma che gli è sembrato troppo pericoloso tornare sui suoi passi con gli altri 400 che stavano per sopraggiungere. Morale, gli otto sono inizialmente esclusi dalla gara, e di conseguenza lo sono quelle nazioni che vengono a trovarsi a corto di “organico”. Se per i piloti e per i loro paesi, e soprattutto per i tifosi, è una doccia gelata, per la Sei Giorni è un brutto colpo. Si cerca di correre ai ripari, e il “caso” finisce sul tavolo del grand jury.
Escono le classifiche. A prima vista di USA, Francia, Spagna e Gran Bretagna neanche l’ombra. Bisogna scorrere parecchie pagine. La sentenza di fine serata condanna a tre ore di penalità i “rei tagliatori”. Non è l’esclusione dalla corsa in senso stretto, ma l’equivalente con il contentino, o la presa in giro per quelli che restano, di poter continuare e dare modo ad altri giudici di discutere le proteste.
Gli USA scivolano al 20° posto, e dietro agli americani gli spagnoli, gli inglesi, i francesi. Sono le quattro nazioni agli ultimi quattro posti. Mai vista una cosa del genere. Una “botta” terribile. L’Australia si salva, resta in testa e accumula un incredibile margine, oltre dodici minuti, sulla nazione seconda classificata, che diventa… l’Italia. Ieri pensavamo che la Nazionale potesse sorpassare la Spagna, ma non credevamo certo che sarebbe andata in questo modo. Ora la penalità di Monni peserà come una spada di Damocle sul capo degli italiani, ma intanto, alla resa dei conti di una giornata “diversamente storica” della Sei Giorni di Enduro, gli Azzurri sono “runner up”. E al terzo posto salgono i finlandesi.
A tarda sera è ancora difficile credere che questa sia la situazione definitiva. C’è quell’aria d’incredulità che tende a rimettere tutto in discussione, e inevitabilmente è polemica. La storia di questa giornata di ISDE decisamente strana sembra non dover finire qui.
Jamie McCanney, Ryan Sipes, Daniel Sanders, Tayla Jones vincono le rispettive classi di appartenenza, nell’ordine dalla E1 alla EW, Oscar Balletti, 13°, è il migliore dei nostri, Guarneri è 50°, ma nessuno o quasi se ne accorge. La testa è altrove.