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I piloti ci spiegano il Tourist Trophy

- Torniamo a parlare di persone speciali, di piloti al limite dell’umano. Di coraggio, due ruote e un motore
I piloti ci spiegano il Tourist Trophy


Dopo l’intervista doppia ai due campioni Stefano Bonetti e Conor Cummins vi proponiamo un'intervista molto particolare. Durante l’ultimo Salone del Motociclo a Milano, si è svolta nello Stand di MondoCorse una conferenza stampa che verteva intorno al Tourist Trophy e ai suoi piloti. Cinque di essi erano presenti a questo evento: il veterano Michael Rutter, Ian “5vittorienelTT2010” Hutchinson, lo scalpitante Gary Johnson e ancora Conor Cummins e Stefano Bonetti. Una squadra di veri campioni che oltre a dare gas tra i muretti delle case a 300 all’ora, ha saputo stupire e divertire anche dietro ad un microfono.

La parola passa a Mario Donnini che comincia con le domande ai piloti:


Che cosa significa il TT per te?


Johnson:
«Il primo approccio da newcomer a Bray Hill: un’ esperienza da brivido fiondarsi in quella curva a 250 km/h partendo da fermo».

Bonetti: «Ce ne sono tanti, il più forte probabilmente è stato l’esordio nel 2004 quando ho concluso a 3 decimi di secondo da Guy Martin…Questo me lo ricordo perché mi brucia ancora!».

Cummins:
«Il primo giro che ho fatto da Newcomer e i primi giri di quest’anno, quelli del mio rientro dopo l’incidente».


Donnini interviene chiedendo: «Cosa hai pensato quest’anno in prova passando per la prima volta a Verandah, il luogo dove hai avuto il terribile incidente?».

Cummins:
«Ho pensato di evitare di ripetere l’esperienza! Ero molto preoccupato ma subito sono tornato a concentrarmi sulla gara per non distrarmi».

Qual è la parte del tracciato che preferite?

Hutchy: «C’è una sezione con una chicane dopo Handley's Corner che mi fa impazzire».

Johnson: «Non c’è un punto in particolare ma in generale adoro sfrecciare a 300 all’ora tra le case e i muri: sono dei punti di riferimento che ti fanno percepire davvero la velocità. Difatti, il tratto che meno preferisco è quello della Montagna, perché mancano dei veri punti di riferimento».

Rutter: «La partenza, il traguardo e tutto ciò che ci sta in mezzo!».

Cummins:
«E’ il mio paese natale, Ramsey, il posto che preferisco. Normalmente la devo percorrere a 30 miglia all’ ora e quando ci sfreccio a 180 miglia è un’ emozione unica!».


Bonetti: «Tutto il circuito è una favola».



Qual è invece, la parte più spaventosa o più difficile del circuito?

Bonetti: «Subito dopo Kirk Michael c’è un curvone a sinistra, Birkin’s Bend, che non sopporto».


Rutter:
«Sono tanti i punti difficili ma in generale è brutto quando la moto non risponde bene in una curva perché poi, negli anni a venire, la stessa sensazione si ripresenta nella stessa curva».


Johnson: «La sezione di Ginger Hall che, pur essendo una delle più belle, è anche una delle più difficili. E’ sempre una soddisfazione passarla indenni!».


Hutchy:
«Più che punti difficili o spaventosi a me annoia la parte di Governor’s Bridge che è la parte più lenta del tracciato».



Come è possibile comparare la filosofia del TT con un circuito moderno? Quali sono le differenti attitudini richieste?

Hutchy: «La differenza maggiore è che nelle gare in circuito bisogna mantenere una certa disciplina e un certo rigore che invece mancano nel TT».


Rutter:
«La differenza principale sta nel margine d’errore: se nelle gare tradizionali puoi avere un margine del 20%, al TT non puoi scendere sotto il 90%».


Esiste un pilota della MotoGp che potrebbe avere le attitudini per correre il TT ed essere competitivo?

Bonetti: «No. Sicuramente non per puntare alla vittoria. Solo Rolfo è adatto a correre al TT per la passione che ci mette nelle corse».


Cummins: «Veramente non ne ho idea…Io penso che chiunque dei piloti della MotoGP potrebbe farcela, perché si tratta solo di avere il giusto quadro mentale».


Hutchy: «E’ una domanda molto difficile perché non è detto che un pilota che si comporta bene sui circuiti tradizionali poi faccia altrettanto sul circuito del Mountain».


Rutter:
«Ci sono già stati piloti del Motomondiale che hanno provato a confrontarsi con il TT perché non è impossibile, basta solo avere i giusti riferimenti».



E ora parliamo del vostro futuro e dei vostri progetti.

Hutchy: «Una volta che si è stati almeno una volta sul podio, il progetto è sempre quello di vincere e ovviamente è il mio obiettivo anche per quest’anno».


Johnson:
«Nel mio futuro c’è la BSB, dove correrò nella categoria Superstock e poi vorrei vincere con le moto elettriche».


Rutter:
«Mi si prospetta un anno molto impegnativo infatti correrò nel BSB, nella 24 Ore e ovviamente al TT».


Bonetti:
«Parteciperò come al solito al Campionato Italiano di Velocità in Salita, alla NorthWest 200, al TT e forse alla Pikes Peak».


Cummins:
«Quest’ anno l’obiettivo principale è stato quello di tornare a correre dopo l’incidente con l’ok da parte di tutti i medici che mi hanno seguito nella riabilitazione. L’anno prossimo tornerò al massimo della mia condizione per puntare alla vittoria, anche se non so ancora con quale squadra».


Johnson:
«Anche io sarò molto impegnato, specialmente nel BSB, probabilmente in sella alla Suzuki GSX-R»



Quali sono i punti migliori per seguire le corse del TT?

Rutter: «Mi è rimasta impressa quella volta che ero al TT a seguire la gara da spettatore: osservare le moto scendere sul fondo di Bray Hill a 190 mph/h è qualcosa di unico».

Johnson: «Ho avuto l’occasione di seguire una sola gara da spettatore e il punto più spettacolare secondo me e Cronk y Voddy con il suo lungo rettilineo ondulato».


Cummins:
«Direi Ballacrye dove c’è un salto impressionante. Una volta mio zio ha portato proprio lì mia nonna a seguire la corsa ed è rimasta spaventata!».



Se Casey Stoner disputasse un Senior TT, in che posizione pensate riuscirebbe ad arrivare?

Bonetti: «Secondo me non arriverebbe tra i primi 10».


Hutchy
: «Se gareggio io sicuramente secondo! Scherzi a parte, Casey è il migliore al mondo e se davvero venisse al TT, noi tutti dovremmo fare le valige e andare…».


Rutter:
«Io penso che non ci sia dubbio: la vittoria sarebbe sua».



Giamba e Jacopo

  • altri tempi
    altri tempi, Roma (RM)

    mancio, le differenze principali...

    una fondamentale l'ho riportata io dall'intervista al post 13....
    inoltre l'atteggiamento mentale (anche quello citato...nell'intervista - ma non l'ho riportato....)
    quello che ho riportato secondo me esprime bene le differenze.... non leggere minor rigore come limite al ribasso.... ma come estrema capacità di adattamento giro dopo giro alle diverse condizioni......(lo citai già io nel famoso articolo sul TT tempo fa...)
    e rigore in pista va letto come estrema precisione di movimenti ripetitivi ..direi estrema precisione....per questo in moto gp si parla ormai di "piloti da laboratorio", categoria difficilmente applicabile al TT....
    per questo le differenze tra i due mondi sono ormai inconciliabili...
  • altri tempi
    altri tempi, Roma (RM)

    non è soltanto...

    una questione di specializzazzione (certamente lo è ed è una parte importante!)
    ma a parti invertite cmq gli interessi in gioco per un pilota di motogp è molto alto e in pochi si sognerebbero di rischiare ad un TT....
    "il giusto atteggiamento mentale" se inverti le parti rimarrebbe cmq "parte" del TT...
    oggi sempre meno gente "nasce" dalle corse su strada, a volte non ne capiscono neanche il fascino, ma vede solo quel rischio più accentuato....di cui si è tanto discusso....
    solo chi c'è nato e cresciuto può capirlo
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