Kristian Ghedina: la spaccata a 140 km/h con gli sci e l'amore per la moto
Kristian Ghedina, originario di Cortina d'Ampezzo, è uno dei migliori specialisti delle prove veloci (discesa libera, supergigante) degli anni 1990, vincitore di tre medaglie iridate e di 13 gare in Coppa del Mondo. Non solo, la sua passione per la velocità lo ha portato a competere, con successo, anche nelle corse automobilistiche e persino in moto. Col supermotard per la precisione. E anche qui l'atleta ampezzano si è tolto diverse soddisfazioni in seno al Team KTM Farioli.
Kristian Ghedina è amatissimo dagli appassionati italiani anche per il carattere solare, per la disponibilità e, non ultima, per la sua follia. Oltre alle tantissime medaglie, tutti noi lo ricordiamo per un gesto incredibile. Correva l'anno 2004, sulla leggendaria Streif Ghedina fu protagonista di un gesto pazzesco, che lo fece conoscere in tutto il mondo. Il 24 gennaio 2004 non ci fu tg a non mettere Kristian in apertura: effettuò una folle spaccata sull'ultimo salto del rettilineo d'arrivo, a 138 km/h! Non vinse la gara, ma divenne leggenda.
Ciao Kristian, partiamo proprio dalla tua folle spaccata. Ma come ti è venuta?
"A quella velocità è stato un gesto pericoloso. Se lo sci avesse preso aria, non sarei qui a raccontarlo. La cosa è nata da una scommessa con mio cugino. I salti li facevo sempre per gioco, ma quella volta lui mi provocò e mi disse di farlo in una gara vera. Avevamo scommesso una pizza. Poi io non ci avevo più pensato. Ma in gara, arrivato all'ultimo salto, un secondo prima del salto mi è tornata in mente la scommessa. E senza pensarci ho fatto la spaccata a quasi 140 km/h. Sono stato un folle, non ci ho pensato troppo e l'ho fatta. Non volevo perdere la scommessa. Ero sicuro di riuscire in quel momento, anche se non l'avevo pianificato troppo. In un secondo l'ho pensata e l'ho fatta...".
Che effetto ti fa essere ricordato più per quel salto che per 13 medaglie vinte? Un po' come nel motociclismo: ci sono gesti sportivi che passano alla storia più dei mondiali.
"Mi dà quasi fastidio (ride)! Ho vinto tanti giganti in Coppa del Mondo, ma ancora mi riconoscono e mi fermano per la spaccata. Magari la rifaranno oggi, ma all'epoca il freestyle non era ancora di moda".
Stiamo vivendo in questi giorni le Olimpiadi invernali in Cina. Che legame c'è tra sci e moto?
"Guarda, ho corso anche con le auto e le moto, ho girato tanto nel motocross. Ho corso 3 anni nel supermotard quando ero professionista con lo sci, facendo arrabbiare parecchio la Federazione. Dopo 3 infortuni, nel 2004 ho detto basta moto. La moto è diversa dallo sci perché hai contatto con gli altri piloti. Ma la guida in sè non è diversa, come pure l'adrenalina. Sono entrambi sport molto fisici, con la moto devi saper gestire anche motore, frizione, cambio. Ma il concetto dell'equilibrio, l'attenzione per la giusta traiettoria e il punto di corda sono esattamente gli stessi".
Ti fa più paura scendere a 150 con gli sci o staccare a 200 in moto?
"Mi si stringono di più le chiappe con la moto, perché ho sempre praticato lo sci. Lo sci era il mio pane quotidiano. La moto era una passione, ma mio padre mi frenava. Aveva paura, ero troppo matto. Con la moto ero meno pratico. Però di buono la moto ha che ti proteggi meglio, con lo sci non sei nudo, ma quasi. Hai protezioni estese, con gli sci solo paraschiena e casco. Quando cadi in discesa libera con gli sci quasi sempre ti fai male".
Qual è stata la tua prima moto?
"Non ho mai avuto moto da strada. Ho tante moto di quando ero più giovane. Ho ancora il KTM 450 Supermoto di quando correvo. Un Gilera Runner 180 2 tempi comprato da Fattori anni fa. Una Montesa Cota 315 presa permutando uno scooter che avevo vinto a una gara di sci. Il trial ti allena un casino".
Ma riesci a usare il trial a Cortina?
"Certo, non è come l'enduro, che devi fare i giri. Col trial mi metto dietro casa, faccio gli ostacoli e non disturbo nessuno. Oggi l'enduro in montagna a Cortina è vietatissimo, non si può più fare. Il trial invece non dà nessun problema e ti fai un gran fiato".
Moto da strada?
"Ah, ho anche tre Ciao, un Benelli 491. Avevo due Vespa Special, ma me le hanno rubate. Come vedi mi affeziono e ho un po' di moto, soprattutto vecchie. Moto da strada no. Sono stato solo una volta a Misano al WDW e ho girato coi piloti in pista con la 999. Ma non mi sentivo a mio agio con la moto da pista. La moto da cross e da enduro è invece molto vicina allo sci: busto eretto ed equilibrio precario sono simili".
Da sciatore professionista, non ti vietavano la moto?
"No, solo mio papà me l'ha vietata da ragazzo. Ma da sciatore professionista ho persino corso per 3 anni nel motard con Farioli, che voleva portarlo in Italia e promuoverlo nel 2001. Ho corso anche le 12 ore di Lignano Sabbiadoro, una con Gio Sala. Ho vinto anche 2 gare del Trofeo Monomarca KTM in Italia, a Imperia e a Monza. Correvano anche Seel e Chambon, dei fenomeni del motard. Mi ero fatto male quell'anno con lo sci, avevo strappato gli addominali. Ma mi ero presentato lo stesso a Monza, un po' conciato e coi punti sulla pancia. Ma alla fine ho corso e ho pure vinto. La Federazione di sci non era stata troppo contenta, ma avevo troppa voglia di andare in moto".
Poi nel 2004 hai smesso con la moto.
"Sì, per forza. Ogni estate perdevo due mesi di preparazione con lo sci perché mi facevo male in moto. Mio papà nemmeno sapeva che andavo a correre in moto".
Ti diverti di più con la moto o con lo sci?
"Mi piacciono tutte le moto. La mia fidanzata ha l'Harley, la Electra Glide. Non è il mio tipo di moto, ma mi piace girare anche con lei. E mi piace il trial, mi diverto con tutte le moto. Sarà che ho fatto tanto sci nella mia carriera e oggi mi posso dedicare alla moto, che in passato ho trascurato".
E con quale ti sei spaventato di più, tu che ami l'altissima velocità?
"Le scariche di adrenalina le ho avuto belle forti sia in moto che con gli sci. Però mi sono fatto male di più con la moto. Colpa anche mia, che sono sempre stato sprezzante del pericolo. Con lo sci poi avevo più dimestichezza. In moto non potevo andarci. Pensa che la mia prima moto - a pensarci meglio - era un chopper preso in discarica, che tenevo nascosto nel bosco e che usavo per andare in paese ed ero felicissimo".
Dai un consiglio per la sicurezza sugli sci ai nostri lettori.
"Oggi il materiale tecnico dà tanta facilità nella sciata rispetto a una volta. Ora lo sci gira da solo. Purtroppo tanta gente pensa di essere capace, quando non lo è affatto. Rispettate le regole, usate la testa. Ci sono troppi incidenti tra sciatori, andate più piano! La prudenza, come dice Nico Cereghini che saluto, non è mai abbastanza. Ricordatevelo anche sugli sci!".
E bravò anche per il Perfetto, per la splendida idea di questa bella intervista: continuate così!!!!
P.S.: Andrea, quando torni in val d'Arda, dal mio amico Claudio "Tira" a Morfasso?