Supercross: Barcia e Tomac mattatori a Phoenix
L’anno scorso fu la KTM a vincere il suo primo Supercross nella classe regina, quest’anno il discusso circuito realizzato all’interno del Chase Field, casa dei Diamond Back di Phoenix, ha invece portato alla ribalta Justin “Bam Bam” Barcia, che alla sua seconda gara del campionato 450 ha bruciato le tappe vincendo con grande lucidità sugli agguerriti pretendenti al titolo.
Dopo essere stato terzo per quasi tutta la gara di Anaheim ed avere tagliato il traguardo settimo a causa di una caduta per essersi involontariamente trovato in folle prima delle whoops, questa volta il due volte campione 250 Costa Est incurante della caduta in allenamento che gli aveva procurato una forte contusione ad una spalla ha letteralmente dominato una finale che lo ha visto al comando dalla prima curva al traguardo.
«E’ una fortuna che sia riuscito a correre qui oggi dopo l’infortunio di qualche giorno fa – ha spiegato il pilota della Georgia – ho cercato di correre fluido e con la testa e ha pagato specie in un circuito pazzesco come quello di oggi estremamente scivoloso. E’ semplicemente irreale, fantastico, non mi sembra ancora vero di aver vinto, ma non voglio fare previsioni perché siamo solo all’inizio e preferisco godermi questo momentaneo senso di felicità. La gara è andata bene, sono spuntato bene evitando tutti i miei più forti avversari che si erano messi vicino e all’interno della prima curva, e dopo essermi sciolto all’inizio ho guidato pulito e senza neppure troppa pressione. Verso la fine a causa dei doppiati Villopoto cominciava a farsi sotto, ma nonostante non sia ancora abituato a fare 20 giri visto che nella 250 ne facevamo 15 grazie al duro allenamento di quest’inverno ho reagito bene e ce l’ho fatta».
Il secondo posto Ryan Villopoto se l’è dovuto sudare, ma almeno questa volta rispetto alla prova d’apertura il risultato lo ha appagato. «Non è esattamente l’inizio di stagione che mio aspettavo – ha commentato l’ufficiale Kawasaki – ma se non altro oggi sono andato sul podio. Non è stato facile perché la pista era scivolosissima, sono partito quinto o sesto ed ho rimontato subito sino alla terza posizione ma poi sono caduto perdendo in controllo dell’avantreno ritrovandomi all’ottavo posto. Verso la fine ho agganciato Trey Canard, abbiamo lottato duramente sino a quando lui è caduto lasciandomi la strada aperta per la seconda posizione. Il livello sembra si sia alzato ulteriormente quest’anno, ma è anche dovuto al fatto che i circuiti lasciano poco spazio ai sorpassi e all’inventiva, tutti fanno più o meno gli stessi salti o passano a gas spalancato nelle whoops per cui la tecnica di guida ne soffre e prendono preponderanza gli eventuali errori che uno può fare. Quello di Phoenix poi è sempre quello più veloce della stagione».
L’ottimo Canard si è quindi giocato la possibilità di bissare il posto d’onore della prima gara con una caduta all’ultimo giro giunta dopo una consistente rimonta dal sesto al secondo posto, dovendosi quindi accontentarsi di una quinta piazza che gli ha lasciato l’amaro in bocca. Del suo errore ne ha approfittato anche Davi Millsaps, che ha rimediato una giornata travagliata nella quale evidentemente ha pesato la tensione del suo ruolo di leader, mantenuta grazie al terzo posto spuntato nel main event. «Non è una scusa, ma oggi non ho corso bene mentre gli altri avevano un ritmo decisamente veloce. Ho girato troppo teso, solo nella finale ho cercato di rilassarmi e le cose sono andate un po’ meglio, grazie anche alle buone partenze che ho avuto.
Hanno inciso anche le condizioni del circuito, pieno di canali, scivoloso, davvero poco invitante. Mi sa che oggi non ho guadagnato tanti amici come con la vittoria di Anaheim, che in un colpo solo mi ha aggiunto 5.000 followers».
La trasferta dell’Arizona ha messo un po’ in ombra Chad Reed, che per via di errori non è riuscito a fare meglio di quarto, e Ryan Dungey, partito col piede sbagliato e soprattutto sempre nelle retrovie, ma soprattutto James Stewart protagonista di un’altra caduta in prova, che ha brillato solo nella sua manche perché poi nella finale è spuntato ottavo ed ha sempre navigato attorno alla medesima posizione.
250
Nella 250 altro spettacolo di Eli Tomac, che va letteralmente come un razzo, da qualsiasi posizione parta. Ha vinto la manche rimontando quasi con facilità sei posizioni, è stato imprendibile nella finale dopo un’altra rimonta, questa volta dalla quinta piazza, che già a metà gara lo ha installato stabilmente in testa al gruppo. Purtroppo per Ken Roczen, il pilota del Colorado amante del golf e delle escursioni a cavallo è davvero una brutta bestia quest’anno. Il tedesco invece ha avuto problemi delle partenze, ha lavorato duro, ha fatto degli splendidi sorpassi ma ha dovuto farsi bastare un pur onorevole posto d’onore.
«I risultati della 450 confermano che i nuovi arrivati hanno portato nuova linfa al campionato – è il punto della situazione fatto a Moto.it da Roger De Coster – che probabilmente quest’anno avrà risultati altalenanti senza che il podio venga monopolizzato da uno o due piloti. E’ un bene per il pubblico perché le gare sono molto appassionanti, peccato che per come sono fatte quest’anno le piste è difficile fare la differenza per i piloti più veloci che sono costretti a prendere ancora più rischi e di conseguenza portati anche a sbagliare di più. Non si capisce perché vadano avanti così, anche perché loro sono convinti di lavorare bene. Mi spiace per Dungey che ha tutte le carte in regola per essere nei primi ma non è ancora riuscito ad entrare nel suo ruolo, per quanto riguarda la 250 invece se si vuole vincere il campionato l’unica è essere proprio come Tomac, non si sfugge. E’ veloce, forte fisicamente ed è seguito bene dalla famiglia, un cocktail perfetto difficile da battere».
La ricetta per farcela Roczen ce l’ha detta: «partire in testa e tenere duro sino alla fine». Vedremo nelle prossime prove se ce la farà.