Ancora Bayliss. Ma il passato non ritorna
Anche in Tailandia sarà Troy Bayliss a sostituire l’infortunato Davide Giugliano nel L’Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team. Come sappiamo il tre volte campione del mondo era tornato alla guida della Panigale nel primo round del mondiale Superbike disputatosi in Australia, scatenando l’interesse dei media e dei tanti tifosi che ricordano le sue imprese. Ritornare nel mondiale dopo sei anni sulla sua pista di casa, davanti ai propri tifosi e con una Ducati, era un sogno che Troy non vedeva l’ora di realizzare. Il suo obiettivo era quello di entrare nella top ten, ma il poco tempo a sua disposizione ed lo scarso affiatamento con la Panigale in versione 2015, gli avevano impedito di trovare un set up che gli consentisse di sfruttare adeguatamente le gomme, per tutto l’arco della gara.
Nella prima manche Troy è partito come un missile dalla dodicesima posizione (quarta fila). Al primi giro era ottavo per poi risalire al settimo posto. L’usura degli pneumatici è arrivata attorno al tredicesimo giro e lo ha fatto scivolare in classifica sino al tredicesimo posto finale. E’ andata peggio in gara due. Dopo la solita partenza a cannone, Bayliss è riuscito a percorrere tre giri in settima posizione ma nel corso della quattordicesima tornata, ha dovuto far rientro al box per sostituire le gomme ormai alla frutta. Rientrato per onor di firma, ha chiuso sedicesimo, rischiando di essere doppiato dal gruppo dei primi.
Un gradito ritorno con il quale tutto il mondo della Superbike aveva celebrato uno dei suoi indimenticati campioni del passato. Ma che senso ha ripeterlo?
Facciamo fatica a comprendere perché l’Aruba.it Racing – Ducati Superbike Team abbia deciso di far correre Bayliss anche in Tailandia. Una decisione nella quale riteniamo che sponsor e media abbiano certamente avuto un peso determinante, ma che stride con la realtà della Superbike, un campionato che deve pensare e programmare il proprio futuro, più che rigirarsi a guardare un glorioso passato.
Le due gare di Phillip Island non hanno solo celebrato Bayliss, ma hanno messo in mostra due giovani di talento come VD Mark e Torres. Entrambe le manches sono state appassionanti e si sono decise in volata, tenendo tutti con il fiato sospeso sino alla bandiera a scacchi. Questa è la Superbike, un mondiale che da sempre crea i propri eroi ed i propri personaggi e che fa dello spettacolo in pista il suo punto di forza. Bayliss è un personaggio eccezionale, un grande pilota che è stato tre volte campione del mondo, ma rappresenta il passato. E’ stato bello rivederlo nel paddock di Phillip Island, ma che senso ha rimetterlo sulla moto di Giugliano anche in Tailandia? Non si può nemmeno dire che Ducati abbai pensato a lui per sviluppare la propria Superbike perché si è visto in Australia come Troy non conosca ancora la Panigale in versione 2015.
Forse avrebbe avuto più senso dare una possibilità ad un giovane di mettersi in mostra, di mostrare il proprio valore. Chiusa in Australia la parentesi Bayliss, la casa di Borgo Panigale avrebbe potuto scegliere un pilota in attività al quale affidare lo sviluppo della Panigale 2015 nelle tre gare (Tailandia, Aragon ed Assen) alle quali purtroppo Giugliano non potrà partecipare. Sarebbe stata una scelta più logica e pratica. Come sarebbe stato probabilmente più logico e pratico dare una possibilità ad un pilota che non ha ancora trenta anni e che potrebbe ancora dare tanto, ma che attualmente sembra sia stato dimenticato dal mondo della Superbike: Michel Fabrizio.
Sia chiaro che sarà ancora un piacere rivedere in pista Bayliss e siamo certi che Troy farà senza dubbio meglio di quanto non abbia potuto fare a Phillip Island, ma forse a molti avrebbe fatto piacere ricordarlo vincitore. Pensare a Bayliss e rivederlo festeggiare il suo terzo titolo mondiale a Portimao nel 2008, quando salutò tutti da campione del mondo. Una decisione che contribuì a creare il suo mito. Cosa porteranno al mito di Bayliss le gare di Phillip Island e del Chang International Circuit ?
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anonym_4397114Non dovesse vincere non sarebbe di certo un problema per lui, perché adesso corre per puro divertimento, ed in ogni caso non intaccherebbe la sua fama qualche gara con piazzamenti anche fuori dal podio. Il passato di certo non ritorna, ma non si cancella ciò che è stato. La sua presenza serve di sicuro a tutto il movimento, perché crea interesse dell'opinione pubblica e può anche costituire un ulteriore stimolo per gli altri piloti a fare ancora meglio e a rendere più entusiasmanti le prove, le qualifiche e le gare ufficiali.
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Augusto68, Vigevano (PV)Magari riesce a superare tutti e a vincere...sognare é bello per tutti e poi perchè non potersi divertire un pò con i giovani talenti di oggi?