I campioni veri non si accontentano mai
Autodromo do Algarve di Portimao, Portogallo, domenica 11 agosto. Si corre Gara2 del WorldSBK e dopo una grande rimonta Alvaro Bautista arriva come un falco alle spalle del leader del campionato Toprak Razgatlioglu. La logica vorrebbe che lo spagnolo restasse dietro al turco per fargli sentire la pressione, risparmiare le gomme e studiare il punto migliore dove sferrare l’attacco decisivo. Tutte cose che Bautista, da pilota esperto quale è, ha per certo ben chiare in mente. Mancano quattro giri al termine ed alla curva 5 i due sono molto vicini, Toprak sente lo spagnolo dietro di sé, entra forte ed allarga leggermente la traiettoria. In un decimo di secondo Bautista spazza via tutti i calcoli, tutte le strategie. Vede la possibilità di un sorpasso e si getta nell’angusto spazio lasciatogli dal pilota della BMW. Perde l’anteriore e cade. Un errore banale, quasi da debuttante. “Ho sentito l’odore della preda – dirà poi in sala stampa - ho visto lo spiraglio ed ho attaccato”.
Red Bull Ring, Spielberg, Austria sabato 17 agosto. Si corre la gara sprint della MotoGP. Un altro spagnolo Marc Marquez è alle spalle del campione del mondo Francesco Bagnaia. All’ottavo giro Marquez passa in seconda posizione. Vede la preda davanti a sé, ne può annusare l’odore. In due giri gli recupera quattro decimi, ma quando mancano quattro giri al termine cade. “Mi stavo divertendo – spiega l’otto volte campione del mondo - ho visto Pecco e volevo prenderlo”.
Quando un campione avverte l’odore della vittoria nel suo cervello si spegne il settore occupato della ragione e si accende quello in modalità “attack”, quello del furore cieco. Basta un’incertezza dell’avversario, pochi centimetri, una porta leggermente socchiusa e la voglia di vincere ha il sopravvento su tutto.
Che sia la gara decisiva per l’assegnazione del titolo mondiale o (ahimè) la gara/esibizione del WDW non cambia molto. Per i piloti veri, per quelli che hanno una marcia in più funziona così. Non cerchiamo di giudicarli perché non possiamo capirli a fondo. Hanno un’altra mentalità: sono piloti e ci devono provare, sempre. Proprio come il titolo dell’autobiografia del campione dei campioni Valentino Rossi: “Pensa se non ci avessi provato”.
QUESTO È NON ACCONTENTARSI MAI, altro che la rimontina della domenica (con tutto il rispetto per i piloti del mondiale in attività).