Jonathan Rea: "Vi racconto che cosa è successo tra me e gli hater"
I social network, croce e delizia dei nostri tempi. Se da una parte servono per socializzare, per ritrovare vecchi amici o per restare in contatto con i nostri idoli, dall’altra sono il terreno dove pascolano gli “odiatori seriali”, i cosiddetti hater. Forti di un anonimato che (in parte) ne garantisce l’impunità, sfogano la loro rabbia e frustrazione su chi, al contrario di quanto hanno fatto loro, ce l’hanno fatta e sono diventati personaggi famosi.
Purtroppo nemmeno lo sport sfugge a questa regola e parlando di motociclismo ne sanno qualcosa sia Valentino Rossi che Marc Marquez, da anni oggetto di attacchi denigratori e di veri e propri insulti e minacce.
Di recente anche il sei volte Campione del Mondo Superbike Jonathan Rea è stato colpito dai fulmini lanciati da alcuni hater su Instagram, dove Jonny è solito postare i commenti alle sue gare, ma anche foto della sua famiglia e dei due figli in particolare, ripresi mentre giocano a calcio o fanno motocross.
“Di solito sono io che controllo i miei post - ha dichiarato Jonny a Barcellona - ma nei weekend di gara se ne occupano mia sorella ed un'amica. Purtroppo sono state costrette a disabilitare i commenti, quando sotto una foto che mi ritraeva con Brno (questo il nome cane di Rea) qualcuno ha scritto che sperava che io mi rompessi le ossa”.
Dopo l’incidente di Magny Cours, che lo ha visto coinvolto con Alvaro Bautista, addosso al nordirlandese è piovuta una valanga di critiche, amplificata dalle dichiarazioni non solo del pilota spagnolo, ma anche della Ducati, che ha accusato Rea di aver fatto cadere volontariamente il proprio pilota.
Con l’intento di accorrere in difesa di Bautista, ma con la malcelata intenzione di sputare odio su quello che è il pilota più titolato nella storia del WorldSBK, sono stati numerosi i commenti denigratori apparsi sui vari social network e su Instagram in particolare. Certo le accuse di Alvaro, ma ancor più quelle della casa italiana, hanno gettato benzina sul fuoco, ma come sappiamo basta poco per essere attaccati da chi non ha evidentemente altro da fare che augurare ogni male a personaggi famosi. Intanto i due piloti sembrano abbiano ritrovato un dialogo.
A Barcellona Rea si è congratulato con Bautista dopo la vittoria dello spagnolo in Gara1, e i due si sono stretti la mano. Quello che succede in pista resta in pista.
Purtroppo però se un pilota vuole a tutti i costi superare un avversario che gira forte come lui e non ha punti deboli nei quali poterlo attaccare, potrebbe decidere per il "rischio ragionato" che in parole povere sarebbe una manovra rischiosa dove il rischio sarebbe al 90% a carico dell'avversario. Pure queste manovre che ultimamente causa il livellamento dei valori in campo sono sempre più frequenti, non sono tutte uguali: può essere una semplice toccatina con la ruota anteriore sulla gamba dell'avversario (quasi la prassi oggi) in modo che quest'ultimo per istinto si faccia leggermente da parte e agevolare cosi il sorpasso, può essere un contatto fisico con il corpo, gomito aperto a mo di intimidazione e può essere anche un contatto a "vita persa" con tutta la massa (moto pilota) disponibile che quasi mai lascia scampo all'aggredito di turno. Ora si tratta solo di volere dare la giusta interpretazione alla manovra di Rea nei confronti di Bautista. Per quanto mi riguarda certamente Rea non avrà pensato prima: "ora lo stendo" ma certamente sapeva prima che non sarebbe stato ne una toccatina. e tantomeno una manovra intimidatoria.
Il resto è la conseguenza di questa premessa.
Valentino Masini
Poi dico: fortuna che non si è fatto male nessuno.
Ma augurare cose del genere è da tifosastri di calcio...non da Appassionati di motori....