SBK 2023. GP d'Olanda. Le pagelle di Assen [GALLERY]
Strapotere Ducati o strapotere Bautista? I risultati danno ragione alla seconda ipotesi. Era dai sei mondiali consecutivi di Jonathan Rea che non si vedeva un predominio così netto da parte di un pilota. Alvaro sta in pratica ripetendo il 2019, ma questa volta con la consapevolezza di essere il più forte e soprattutto con una Panigale V4 migliorata da anni di prove e di lavoro, sia in pista che a Borgo Panigale.
Se persino gli avversari, compresi i suoi compagni di marca, arrivano a riconoscerne la superiorità, vuol dire che nonostante si sia solo alla fine del terzo di dodici round, ben difficilmente il secondo titolo mondiale potrà sfuggire al pilota spagnolo.
Troppo forte la Ducati o troppo deboli le altre moto? Forse entrambe le cose. In Gara 2 la Yamaha ha piazzato quattro R1 nelle prime sei posizioni, ma nessuna è stata mai in grado di avvicinarsi alla Panigale numero1 e tutti i suoi piloti lamentano lo stesso problema: scarsa aderenza in accelerazione.
Ad Assen la Kawasaki è finalmente tornata competitiva. Quella vista in Australia, e soprattutto in Indonesia, era troppo brutta per essere vera, ma anche le verdone sono sempre state lontane da Bautista, e quando Jonny ha provato a tenere il passo dello spagnolo è caduto.
Le prove svolte nel mese di pausa tra il secondo ed il terzo round ci avevano mostrato una BMW in crisi ed una Honda in pieno rilancio, ma in Olanda le gare hanno detto il contrario. Scott Redding è sempre stato in top ten, mentre Iker Lecuona e Xavi Vierge hanno fatto fatica ad entrarci, ed in Gara 2 sono caduti entrambi.
Bautista sembra l’unico a non accusare problemi, mentre gli altri fanno a gara a chi ne ha di più. Evidentemente Alvaro e la Ducati hanno alzato di molto l’asticella, tanto che c’è già chi auspica una penalizzazione della V4.
Ma ecco i nostri giudizi sui protagonisti del terzo round olandese.
Alvaro Bautista: 10 e lode
Pole position, tre vittorie e tre giri veloci. Sulle nove gare sino ad ora disputate Alvaro ne ha vinte otto, e se non fosse caduto nella gara sprint di Mandalika sarebbe a punteggio pieno. Nel 2019 dopo tre gare aveva raccolto più punti, ma i suoi avversari erano Rea a 39 lunghezze e Lowes a 86. Ora quelli che dovrebbero essere i suoi rivali nella corsa al titolo sono a 56 punti (Razgatlioglu) e a 101 punti (Rea). Sono rimasti in pochi a non ammettere la sua schiacciante superiorità, e visti i risultati degli altri piloti Ducati non si può più nemmeno dare tutti i meriti alla pur eccezionale V4. Cannibale spagnolo.
Toprak Razgatlioglu: 7,5
Il test con la MotoGP lo deconcentra, tanto che ammette di aver dovuto riadattare il suo stile di guida alla R1. E’ sempre terzo, secondo se cade Rea. Il suo talento non si discute, ma forse dovrebbe smettere di pensare alla M1 e concentrarsi maggiormente sulla R1. Svagato.
Andrea Locatelli: 8
Il Loka è terribilmente consistente e raccoglie sempre punti pesanti. Si avvicina al podio nelle prime due gare e lo centra nella terza, pur soffrendo per i soliti problemi di aderenza della R1. La sua rivalità con Bassani si accentua di gara in gara, ma per ora vince lui. Tenacia bergamasca.
Axel Bassani: 7,5
Se Bautista rende le gare noiose lui e Locatelli risvegliano l’interesse con i loro duelli. Anche ad Assen il pilota del Team Motocorsa ha dimostrato di essere ormai tra le più belle realtà di questo campionato, e di aver trovato una costanza di rendimento che gli permette di lottare per il podio in ogni gara. Commette ancora qualche errore di troppo, dettato dall’età e dall’inesperienza, ma è in costante crescita. Feltrino rampante.
Jonathan Rea: 7,5
In Olanda è lui l’unico rivale di Bautista, ma quando lo spagnolo cambia marcia nemmeno la sua grinta riesce a farlo restare attaccato alla ruota posteriore della V4 col numero 1. Riconosce la superiorità di Alvaro e cerca di farsene una ragione, ma poi in pista non chiude mai il gas. Purtroppo per lui la sua Ninja non è d’accordo e lo lancia in terra. La classifica lo condanna già, ma lui lotterà fino alla fine. Braveheart.
Michael Ruben Rinaldi: 5,5
Non gliene va bene una. Venerdì la sua V4 si rompe e lui non può rimediare ad un problema in frenata che ne condiziona la guida. Sabato mattina la pista è bagnata e allora non gli restano che le gare per trovare una soluzione che però non arriva. Urge recuperare con gli interessi già a Barcellona (dove nei test era andato molto forte). Incompiuto.
Danilo Petrucci: 6
Diciamo la verità: da lui ci aspettiamo di più. Si barcamena tra l’ottavo ed il nono posto nelle gare lunghe, naufraga nella gara sprint. Nelle interviste sembra un disco rotto: “Non riesco a sfruttare la gomma nuova e non ho confidenza con l’anteriore”. Ok, e quindi…?
Dominique Aegerter: 7,5
Per essere un debuttante, ad Assen è andato davvero forte e per di più con una Yamaha. Sesto e settimo nelle prime due gare, nell’ultima sorprende Bassani e sale al quarto posto. In continua progressione. Da tenere d’occhio nelle prossime gare.
Alex Lowes: 6,5
Un voto in meno per la caduta nel giro di ricognizione di Gara 2 che lo costringe a partire dalla pit line. Rimedia con una buona rimonta ma alla fine è solo nono Peccato perché l’inglese della Kawasaki è stato nel gruppo degli immediati inseguitori in Gara 1 ed ha tallonato da vicino i primi tre nella gara sprint. Migliorato ma non abbastanza.
Remy Gardner: 5
Se la Yamaha lo ha preso per poi sostituire Razgatlioglu (se il turco passasse in MotoGP) ha commesso un errore. Ottavo in Gara1 e dodicesimo nella Superpole Race, il figlio d’arte mette fuori la testa solo nell’ultima gara lunga, e chiude sesto anche grazie alle numerose cadute. Diamogli ancora del tempo, ma fino ad ora il bilancio è negativo.
Scott Redding: 6,5
In Olanda è sempre stato il primo dei piloti BMW, in grado di lottare nel (secondo) gruppo degli inseguitori. Non commette errori e si vede che ce la mette tutta. Le speranze di risultati del colosso di Monaco di Baviera sono tutte riposte in lui. Testardo.
Iker Lecuona: 4,5
Weekend da dimenticare per il talentuoso pilota della Honda. Cade due volte su tre e quando non cade non centra nemmeno la top ten. Dove è finita la Fireblade che avevamo visto nei test? La prossima però è a Barcellona, proprio dove Iker e la Honda hanno fatto grandi cose in prova. Sarà un round da dentro o fuori per lui e per il Team HRC.
Michael Van der Mark: 10
Nel tremendo high side di Gara 2 l’olandese si è rotto nuovamente il femore. Dopo aver compromesso la sua ultima stagione proprio a causa degli infortuni per Michael inizia un nuovo calvario. Siamo certi che troverà ancora la forza di reagire e per questo gli diamo un 10 di incoraggiamento.
Nicolò Bulega:10 e lode
Impressionanti le prestazioni del giovane pilota della Ducati Supersport. Si aggiudica la Superpole con il nuovo giro veloce di Assen e vince entrambe le gare, stabilendo il nuovo giro record della pista olandese. Bulega fa il Bautista, e anche in questo caso non iniziamo a dire che vince grazie alla sua moto. Ce l’hanno anche altri. C’è già chi parla di Superbike, ma per il momento lasciamo che si concentri sul titolo Supersport. Talento ritrovato.
Al massimo gli toglieranno altri giri, perché comunque 250 glieli hanno già levati.
Altre invenzioni tipo il peso minimo, sarebbero una vera e propria ingiustizia sportiva.
Kawasaki ha vinto per 10 anni, di cui 6 di fila con Rea. Dove andava forte? In percorrenza. Allora cosa avrebbe dovuto chiedere Ducati, che alle Ninja fossero tolti dei gradi di piega? Non capisco cosa ci sarebbe di scandaloso se Bautista inanellasse una cinquina di mondiali di fila in santa pace.
Se lo fanno gli altri, solo complimenti da parte di Ducati.
Se a vincere è Ducati, ecco che per Yamaha la SBK è a rischio, per Kawasaki è ingiusto che una MotoGP corra contro delle derivate di serie....