I viaggi dei lettori: Big Trail Challenge
L'organizzazione ha predisposto 3 livelli di tracciato a difficoltà progressive, in altre parole, ogni mattina si può scegliere un livello di difficoltà differente per completare lo stage di giornata, questo dà modo a tutti i partecipanti di poter shiftare sia in base alle proprie condizioni psico emotive, sia per la preparazione di guida sui differenti terreni, inoltre si viaggia su traccia gps suddivisi in piccoli gruppi. Ecco spiegato l’effetto calamita sulla scelta che ha ha fatto propendere sulla partecipazione al Big Trail Challenge con il mio Husqvarna 701.
L'organizzazione è portoghese, ho già avuto modo di conoscerli in passato, persone serie e professionalmente preparate, risorsa fondamentale in ogni viaggio, dove la concreta conoscenza del territorio è elemento fondamentale per la sicurezza dei partecipanti, ad accettare la sfida siamo in tre amatori, provenienti dal centro-nord Italia, tutti attendiamo trepidanti l’ultimo giro della clessidra!
Stage 1 Tangeri- Fes, 360 km, 8 sessioni di offroad
Il trio italiano attende l’arrivo del traghetto proveniente dalla Spagna, per congiungersi al gruppo formato dagli altri piloti appartenenti da Francia, Germania, Spagna, Portogallo, è presente anche un nutrito gruppo d’Irlandesi.
Abbiamo deciso di caricare, la traccia di giornata con il livello di difficoltà più elevata, nei nostri GPS, ci attendono 380 km, avvenuto “l’aggancio” terminati i saluti e le presentazioni di rito, carichiamo i nostri bagagli sui mezzi dell’organizzazione, viaggiare leggeri è determinante per goderci la guida in offroad, lasciamo velocemente la costa sul bitume e ci dirigiamo verso Chefounche’.
Ci attendono ben 8 sessioni di off road dove godiamo la vista di paesaggi con tipologie di terreni differenti, dal brecciolino, veloce e infido, dove le improvvise frenate hanno saputo regalarci qualche brivido, a terreni più compatti contornati da distese di prati di un intenso verde smeraldo, sembra di essere nel nord Europa, terminiamo la giornata lasciandoci permeare da un tramonto veramente incantevole.
Arriviamo in tarda serata a Fes, giusto il tempo per una doccia veloce e per pranzare in albergo.
Stage2 Fes-Midelt, 280 km, 10 sessioni offroad
Entriamo nella routine di un vero Challenge, la giornata inizia presto, ore 7 colazione, vestizione, briefing multilingua e poi si accendono i motori, l’arco partenza c’ attende!
I primi off serpeggiano su strade a fondo duro tra colline d’arbusti ed olivi, il profumo è intenso, lo percepiamo anche all’ interno del casco, ogni gruppo procede con il suo passo e con le soste scandite dalle personali esigenze, tutti agevolano i sorpassi, gli spazi sono molto ampi ed il verde è ancora molto presente.
Compaiono le prime pozze di fango, ci stiamo dirigendo verso Ifrane, siamo nel medio Atlante e solo nella settimana precedenti una distesa di neve ricopriva i campi, la guida diventa più attenta.
Consumiamo, godendoci una vista privilegiata, il bag consegnato al mattino prima di partire, il menù cambia ogni giorno, l’evento si svolge durante il ramadan, quindi trovare ristorantini o negozi aperti risulterebbe impresa quasi impossibile, son felice di potermi gustare il pasto frugale, ma completo, in mezzo a cotanta natura incontaminata.
Attraversiamo boschi di pini, larici e infine di Cedri, il terreno è calcareo e compatto, incontriamo berberi che si spostano ancora a dorso di mulo, pastori che controllano il proprio gregge, va sottolineato che tutti ci regalano un sorriso, un cenno d’assenso, questa accoglienza è veramente piacevole.
Dopo aver incontrato qualche paesino, raggiungiamo l’hotel fuori la città di Midelt, ci ospiterà per la serata una struttura confortevole, davanti all’ imponente facciata, l’organizzazione ha predisposto gazebi, tavoli e sedie, dove possiamo assaporare la meritata birra conversando sull’ avventure giornaliere.
Stage 3. Km 345, 4 sessioni di offroad
Durante il briefing Nelson, il boss, ci aveva avvertito, oggi il percorso di liv 3 risulterà impegnativo, partiamo consapevoli e determinati, presto ne conosceremo il motivo.
Ci addentriamo in una stretta valle, un fondo di pietre smosse la percorre, era il letto di un fiume, la pista è tortuosa, asciutta, le rocce laterali non ammettono via di fuga, lo spettacolo è da cartolina. Il tracciato non perdona, se non galleggi alla giusta velocità la moto non gira e non si vince l’inerzia, sento la fatica ed il battito accelerato, capisco che per uscirne devo prendere il giusto ritmo, mi adeguo, non invidio i piloti con le moto più pesanti, se sbagli sei per terra e non è per niente semplice ripartire. Ho preso il mio ritmo, tutti cerchiamo di uscirne, incrocio spesso moto ferme, abbiamo tutti bisogno di riprendere fiato, all’ uscita c’attende un bel paesino, incastonato tra le montagne, dove bimbi felici fanno a gara per salire sulle nostre moto.
La vegetazione si fa scarsa, stiamo scendendo ed il clima cambia di pari passo e dunque anche il paesaggio, si rituffiamo in un altro river sand, i sassi non si contano, sembra più semplice, ad un bivio mi viene suggerito una via, sono dubitativo, ma seguo il consiglio…wrong way, girare il mio 701 è stato piuttosto agevole, peccato che anche un bmw 1200 ha seguito la traccia, ecco, abbiamo visto i nostri avi per districare il bisonte dalla strettoia!
Siamo fuori, il paesaggio si apre, piste montagnose e ampi chott, al km 221 il roadbook parla di un warning, breve impervia discesa verso il chott successivo, la strada è disseminata di grandi pietre, questo tratto è palesemente un tratto da “enduro”, una pietra balza e colpisce il sensore del cavalletto, problema noto per la sua esposizione sul T7, il mezzo giace muto, se il sensore non collabora non dà il consenso per l’accensione. Fortunatamente è un guasto che risolviamo celermente, tagliando il sensore e chiudendo il circuito, sul 690/701 al sensore arrivano 3 cavi, ed è molto più complicato l’intervento d’esclusione!
Arfoud c’attende, ma prima dobbiamo superare i primi banchi di sabbia molle, vanno capiti, soprattutto all’inizio, per galleggiare, il peso, va portato sulla ruota posteriore, superati le incertezze iniziali arriviamo al sontuoso hotel, siamo paghi e soddisfatti, pronti per l’agognata birretta serale.
Stage 4 Arfoud-Arfoud, km 160, quasi tutto offroad
Oggi alziamo ulteriormente l’ asticella, faremo il periplo della zona con le dune più alte del Marocco, infatti nell'Erg Chebbi esse raggiungono un'altezza di 150 metri e sono disseminate in un'area di 22 Km di lunghezza e di 10 km in larghezza, con i mono ti ci perdi dentro anche per una settimana, a noi basterà lambirle per sentirci appagati.
Siamo inoltrati nel deserto profondo, Algeria dista pochi km, le temperature sono vicine ai 30 gradi, non ne siamo abituati, anche se viaggiamo con indumenti leggeri l’idratazione è un’esigenza primaria, l’importanza dell’acqua è condivisa anche con i berberi locali, troviamo alcuni pozzi sulla pista, segno di una presenza umana.
Incredibilmente c’ imbattiamo in alcune piante solitarie, monumenti eretti come baluardi a memoria di una vita difficile, sparuta, sono acacie e palme, dove la resilienza gioca il suo ruolo primordiale, fermiamo le moto per trovarvi riparo, una vera ancora di salvezza in una terra dove la sopravvivenza, nei mesi caldi, risulta essere una vera sfida.
Attraversiamo piccole oasi e palmeti, all’orizzonte si scagliano le alte dune, il profilo della “Grande Duna “è ben visibile, maestosa, immobile ma mai totalmente ferma, per oggi c’accontenteremo di mirarla, un giorno torneremo con i mono a cavalcarla, (cit. le DUNE).
Ci addentriamo nella sabbia, il caldo si fa sentire ed iniziano i primi insabbiamenti, superati i quali giungiamo alle rovine di una fortificazione/case, segno tangibile della passata presenza umana, i muri sono parzialmente sgretolati, vento e sabbia corrodono anche le pietre, mentre ci fermiamo a mangiare il nostro bag giornaliero, ecco comparire l’immancabile venditore marocchino sul motorino rigorosamente in infradito, trasporta, in una improvvisata sacca, la sua mercanzia, non esita ad esibircela ai nostri piedi, la trattativa dura tutto il pasto, ma non potevamo non premiare cotanta dedizione di un mercante desertico e ci portiamo a casa due ciondoli con gli scorpioni!
Sabbia e Chott ci portano in direzione di un'altra struttura abbandonata, più maestosa e meno deteriorata, un muro ed una torre sono ancora ben visibili, foto di rito e poi via verso l hotel, riusciamo così ad arrivare in tempo per tuffarci in piscina per rigenerarci.
Stage 5, Arfoud-Marabout, 220 km, quasi tutto in offroad
Oggi c’attende una piacevole sorpresa, raggiungiamo percorrendo un semplice sterrato, solo a tratti sabbioso, un sito veramente speciale, possiamo ammirare le opere di “Land Art” costruite tra gli anni ’80 e ’90 dall’artista tedesco Hannsjoerg Voth.
Vedremo Città di Orione, la Scala Celeste e la Spirale Aurea, nomi mai casuali, vi esorto a cercarle in rete per conoscerne il significato, purtroppo le possiamo ammirare solo da lontano; le strutture, patrimonio nazionale, sono attorniate da cerchi di pietre, l’ingresso è presidiato da solerti guardiani per la visita a pagamento, prezzi stracciati, sia chiaro, peccato non aver tempo da dedicare alla visita e all’approfondimento.
Affrontiamo tratti di sabbia molle chiamata fech fech, un vero borotalco color sabbia, ai nostri fianchi scorgiamo grandi massici calcarei, incontreremo un luogo suggestivo per la sua fine realizzazione, la” khettara”, un'antica e sofisticata tecnica che consente di sfruttare le risorse idriche sotterranee per l'irrigazione, una vera scoperta.
Una lunga pista dura ci porta in un altro posto meraviglioso “Gara Medouar” una formazione geologica a forma di ferro di cavallo, all’ interno del quale, nel XI secolo fu sviluppato una fortezza, un muro alto 8 metri ne chiude l’ingresso, vi entriamo dalla porta principale e risalendo la piccola valle arriviamo a goderci una vista dall’altura prospicente. Indimenticabile!!!!!!!!!
Ma siamo ancora lontani dalla meta, a Ramla, crocevia della pista, ci fermiamo nel bar/ristorante incredibilmente aperto, dove gustiamo un’ottima Tajine.
La fermata non è lunga, ci attendono altre piste di sabbia e dune, superato un passo possiamo scorgere, su una piccola altura rocciosa, i resti di una fortezza oramai spoglia ed erosa dal tempo, non possiamo rimanerne che affascinati, certo lanciare il drone sarebbe stato il massimo ma oggi c’accontenteremo di una semplice foto, proseguiamo attraverso il chott e … si, altra sabbia ovviamente, giungeremo al nostro bivacco in mezzo al deserto, tramonto e canti berberi attorno al fuoco concludono la giornata perfetta, siamo felici, questa giornata, da sola, valeva il prezzo del biglietto!!
Stage6, Marabout- Boumalne, km 210, quasi tutto offroad
Svegliarsi con il naso tappato e la sabbia in camera ci rammenta il luogo dove soggiorniamo, siamo nel nulla e prima di partire dobbiamo fare rifornimento, due berberi han viaggiato tutta la notte per portare due grosse taniche da 200l, il rifornimento non è veloce, la pompa viene azionata, rigorosamente, a mano, gli inceppamenti son continui, “c'est l'Afrique”, ad ogni modo, riusciamo a versare 10 litri in ogni moto, sufficienti per raggiungere il distributore utile.
Cavalcare dune e sabbia al sorgere del sole è qualcosa che ogni motociclista sogna, l’emozione mattutina è percepita con maggior enfasi, la mente ancora emotivamente fresca, il colore della luce, il cuor leggero ci aiuta a volare e solchiamo le onde del terreno con manifesta, generale, allegria.
Anche se son giorni che guidiamo su questo terreno, incontriamo molte sacche piuttosto ostiche, esse ci rallentano, dobbiamo aiutare i mezzi che si insabbiano, troviamo veramente indimenticabili le fontane di sabbia create dal vortice dei nostri motocicli!!!!!!!
Ahimè stiamo risalendo, il terreno cambia sensibilmente, un paesaggio di rocce calcaree ne fa da cornice, la sabbia scompare e il terreno diventa più compatto, incontriamo diversi “river”, ciottolosi, sono tutti in secca, un cielo uniformemente grigio schiaccia la prospettiva, penso sia dovuto al forte vento in quota che trasporta sabbia, incontriamo scarni villaggi dove i bimbi salutano festosi.
La pista ci porta ad un passo che sfiora i 2000 mt, il tracciato è tortuoso, intorno a noi vediamo solo cime frastagliate, di un color tenue porpora, l’atmosfera risulta strana, mi ricorda un paesaggio lunare, scattiamo qualche foto, un cielo azzurro avrebbe reso emotivamente sensazioni differenti.
Una lunga cavalcata su piste quasi pianeggianti, possiamo scorgere solo piccole colline, ci porterà al hotel serale, una bella struttura che ci accoglie con canti di benvenuto, ma noi siamo sicuramente più attratti dalla birretta sotto il gazebo!
Stage7, 340 km, 6 sessioni di offroad
Siamo a pochi km dalle famose gole del Dades, il fiume scorrendo tra monti calcarei di color ocra, ha creato gole altamente spettacolari nei millenni, di contralto il luogo è decisamente turistico, sulla strada serpeggiano una moltitudine di attività ricettive, non ne siamo più abituati, ma non possiamo esimerci, la sua vista dall’ alto è sempre affascinante.
La pista parte da una via laterale, scorre in una stretta gola, praticamente è un gran canyon marocchino, una gola in mezzo alle montagne rocciose, qui il turismo di massa non arriva, il luogo è affascinante, la mente corre lontana, complice anche essere immerso, da solo, in un luogo così naturale, sono rimasto un po’ indietro, mi fermo scatto una foto e mi gusto il suo silenzio assaporandone il profondo significato.
Il paesaggio rimane piuttosto costante, anche le piste sono molto simili, il fondo rimane duro, incontriamo diversi villaggi, alcuni abbandonati, all’ hotel, dopo la birretta sistemiamo i bagagli per la partenza del giorno successivo.
Stage 8 Midelt-Tangeri, 520 km
Di comun accordo decidiamo di essere paghi, siamo distanti dal traghetto, dobbiamo coprire circa 500 km, oggi saluteremo il gruppo e punteremo direttamente via asfalto al porto per Imbarcarci.
Sul traghetto, a mente ferma, possiamo finalmente tirare le somme, nel gruppo prevale senza dubbio alcuno un senso di profonda soddisfazione, abbiamo potuto godere d’immagini emozionanti, il tracciato è risultato superiore alle nostre aspettative, il gruppo di partecipanti si è sempre dimostrato disponibile e molto simpatico, l’organizzazione non ha mai fatto un passo falso, sempre presenti e puntuali, noi torniamo a casa senza aver mai dovuto ricorrere alle cure dei sanitari presenti nel viaggio, siamo sicuramente tutti emotivamente più ricchi, ed allora ” what else?!”se non attendere la prossima sfida!
Marengo Marco (foto e testo)
https://www.bigtrailchallenge.pt/