Itinerari

I viaggi dei lettori: un week-end in moto al Mart di Rovereto - Ep. 1

- Due giorni tra montagne, fortezze e musei per riprovare la gioia e l’emozione dell’on the road a due ruote tra Lombardia e Trentino, con destinazione il Mart

E venne il giorno della ripartenza. A due ruote. Finito il lockdown, si scaldano i motori per la prima gita fuori porta. Due giorni tra montagne, fortezze e musei per riprovare la gioia e l’emozione dell’on the road a due ruote tra Lombardia e Trentino. Destinazione di questa prima uscita è infatti il Mart di Rovereto, il Museo di arte moderna e contemporanea.

Tappa intermedia Anfo, sulla riva del lago d’Idro, la cui Rocca Napoleonica non è solo l’occasione di vistare la più grande fortificazione costruita da Bonaparte in Italia: 4 ore di escursione e 800 gradinigradoni ci daranno l’opportunità di testare la tonicità delle nostre gambe dopo il letargo di questo inverno della pandemia. Il programma prevede l’appuntamento alle 15.30 di venerdì all’autogrill di Agrate con Paola e Marco, formidabili compagni di viaggio che condividono con noi scelte e ritmi della vacanza: per esempio velocità di crociera e lunghezza delle tappe. Non poco anche in considerazione dei mezzi meccanici che ci trasportano: due moto di 20 anni e chilometraggio ragguardevole.

Partenza con il botto: megaincidente sulla A4 e autostrada chiusa tra Seriate e Rovato. Per raggiungere Brescia optiamo per le mitologiche tre corsie della BreBeMi, probabilmente l’autostrada più cara d’Italia, sicuramente una delle più obsolete. Che anche oggi dimostra la sua sostanziale inutilità. A pochi chilometri da Brescia un tappo di tir forma una coda apocalittica che ci costringe a uscire a Castrezzato e proseguire su strade di campagna suggerite dal Gps di Babette, consorte, compagna di viaggio e fonte inesauribile di percorsi grazie all’inseparabile smartphone.

Le curve morbide che da Odolo salgono fino a Idro ci riconciliano con il viaggio. Il traffico è diminuito e anche il paesaggio si è ingentilito. Gli anonimi capannoni della periferia di Brescia hanno lasciato posto alla vegetazione lussureggiante che ricopre le colline della Val Sabbia dove alcune archeologie industriali testimoniano il fiorente passato dell’industria del ferro e dell’acciaio che ha fatto la fortuna di questa valle e della parallela Val Trompia. Oltrepassato Sabbio, la strada riprende a salire costeggiando il Chiese fino al lago d’Idro e ad Anfo, tappa di giornata. La stella dell’Hotel Al lago è la garanzia di un’ospitalità in stile villeggiatura. Qualche piccola concessione viene fatta per i motociclisti di passaggio. Alcuni poster in sala da pranzo ne omaggiano le imprese, mentre un foglio A4 all’entrata avvisa che la cena viene servita alle 18.30: non è solo una attenzione per i turisti tedeschi, da queste parti si mangia presto.

Annotiamo mentalmente l’indicazione  e approfittiamo dei tavolini bord du lac per una birra (per la cena ci arrangeremo con una più italica pizza nel ristorante all’imbarcadero) accanto a bikers tedeschi che mia moglie, combinato disposto di spocchia prussiana e natali berlinesi, etichetta con un lapidario “Bayern!”, riconoscendo l’inconfondibile e cacofonica cadenza del loro tedesco. Il motogruppo tra piatti di spaghetti e boccali di birra ripercorre tornanti e curve mimando pieghe improbabili. Poco lontano una coppietta in vacanza assapora la delicatezza di una meno impegnativa trota salmonata, contempla l’armonia di questo lago e immagina, per il giorno successivo, l’avventura di una gita in pedalò: puro stile Peynet.

Il nostro sguardo è invece a monte e alle fortificazioni della Rocca. Per dirla con Battisti, non sarà un’avventura, ma i 600 e passa metri di quota della torretta di avvistamento da raggiungere a piedi sono fonte di preoccupazione, almeno per il sottoscritto. Al momento del pagamento dei biglietti per il molto consigliato Percorso Napoleonico, la signora era stata chiara: la visita è guidata, dura 4 ore e, testuale, “servono calzature comode, borraccia d’acqua e qualcosa per coprirsi”.

La robusta prima colazione servita ci dà la carica. A piedi raggiungiamo la Caserma Zanardelli, punto di partenza per visitare l’intero complesso. Prima i Visconti, poi i veneziani e buon ultimo anche Napoleone eressero bastioni e caserme per difendere questa valle. A dispetto dell’imponenza della guarnigione (poteva ospitare 400 soldati), epiche battaglie ad Anfo non vennero mai combattute. Da queste parti passò anche Garibaldi che la vulgata locale racconta ferito alla gamba proprio nella battaglia combattuta sul poco distante Monte Suello. Del suo passaggio rimangono alcuni cimeli custoditi nel piccolo museo dedicato alle guerre di indipendenza e alla Prima guerra mondiale, quando l’intera Rocca fungeva da base logistica per i soldati al fronte sulle pendici dell’Adamello.

La guida che ci accompagna è una miniera di racconti e aneddoti che aiutano a stemperare la fatica di salire fino in cima: il panorama sull’intero lago e sulle Dolomiti del Brenta che si intravvedono a nord ripaga lo sforzo. 
Appagati per l’arricchimento della nostra aneddotica culturale formato Bigino e soddisfatti anche per la prestazione atletica, non ci resta che indossare i panni dei motociclisti  e provare a raggiungere Rovereto, seconda tappa di questo nostro primo itinerario post Covid. Via sneaker e zainetti da passeggio per lasciare posto a stivali, giacche e caschi per raggiungere la Val di Ledro e il suo lago, fulcro di quasi tutte le attività in valle.

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