Valentino suona la nona sinfonia
SEPANG – I numeri sono freddi, ma servono per inquadrare le imprese di un pilota. Quelli di Valentino Rossi sono addirittura straordinari. In 14 anni di motomondiale, Valentino non ha mai saltato un GP, disputando 226 gare, per un totale di 103 vittorie (il 45,57%), 163 podi (72,12%), 58 pole position (25,66%), 83 giri veloci (36,72%). E, soprattutto, nove titoli mondiali (come Mike Hailwood e Carlo Ubbiali), dei quali sette nella massima cilindrata. Pazzesco!
Camaleonte
Difficile spiegare come ci riesca: sicuramente, Vale ha la straordinaria capacità di adattarsi a qualsiasi moto e a qualsiasi avversario, riuscendo a cambiare negli anni metodo di lavoro, approccio alle gare, tattica da utilizzare a seconda della situazione e del rivale. “Sono soprattutto un grande appassionato di moto” è la sua spiegazione, tanto semplice quanto reale. Non che gli altri piloti non lo siano, anzi, tutti quelli che fanno questo mestiere vivono per le due ruote e per le gare, ma Valentino ha un qualcosa in più, una carica fenomenale che gli permette di affrontare qualsiasi problematica. Solo così si è sempre mantenuto al vertice, riuscendo addirittura a tornare a primeggiare dopo due anni difficilissimi (2006 e 2007): pochissimi sportivi sono tornati al vertice dopo un periodo negativo.
Jorge Lorenzo
“Vale – è il riconoscimento di Jorge Lorenzo, arrivato apposta sotto il podio a complimentarsi – è il pilota più veloce, intelligente, completo, con una grande tranquillità interiore, generalmente molto regolare: è giusto che sia lui il vincitore”. Un riconoscimento apprezzato
da Rossi, che nel dopo gara ha ricambiato i complimenti al compagno di squadra. “E’ un avversario tosto, caratterialmente l’avversario più difficile che abbia mai incontrato. In pista è il mio più acerrimo nemico, ma fuori ci rispettiamo. Bisogna fargli i complimenti, perché ha un approccio alle gare molto aggressivo, ma nel paddock è uno molto tranquillo”.
Analisi di un mondiale
Felice, ma come al solito non particolarmente emozionato, per la conquista del nono titolo mondiale, Rossi affronta molti aspetti. “E’ stata una stagione molto differente dalle altre, nella quale abbiamo dovuto lavorare in un modo totalmente nuovo, perché per la prima volta si è corso con il monogomma e durante l’inverno si è potuto provare pochissimo. E’ un campionato che va diviso in parti differenti, ma avevo capito dall’inizio che Lorenzo sarebbe stato difficile da battere. A metà stagione ci siamo trovati spesso io e lui, con sfide entusiasmanti: il sorpasso all’ultima curva di Barcellona è il più bello della stagione, forse il più bello del motomondiale, almeno per quanto mi riguarda. Poi, però, ci sono state gare strane, come Le Mans e il Mugello, dove abbiamo cambiato moto, o come Donington sotto l’acqua. Ho avuto fino a 50 punti di vantaggio, ma in Portogallo abbiamo faticato e Lorenzo si è rifatto sotto, arrivando a 18 punti. Eravamo sotto pressione, ma molto sicuri dei nostri mezzi".
Il segreto della longevità
Valentino prova a spiegare meglio il segreto di tanti successi e longevità. “Sono un grande appassionato di moto e mi dà molto gusto confrontarmi con gli altri. Inoltre, ho iniziato a 17 anni, in uno sport nel quale puoi essere competitivo fino a 34, 35 anni. E quando faccio le cose, mi piace farle bene. Dovessi decidere oggi, andrei avanti almeno altri due anni, ma è troppo presto per decidere il futuro: lo farò nella prossima estate. La Yamaha mi ha offerto di finire la mia carriera con loro: vedremo”. Dopo aver vinto in 125, in 250, in 500, in MotoGP, con Aprilia, Honda, Yamaha, con le Michelin e con le Bridgestone, contro un avversario su una moto differente
e adesso contro il compagno di squadra, apparentemente Valentino non ha più nessuna sfida da vincere. Ma Rossi assicura che gli stimoli non gli mancheranno neppure nel 2010. “Non c’è niente da inventarsi, perché la rivalità è grande con Pedrosa e grandissima con Stoner e Lorenzo. Per me rappresentano uno stimolo importante, anche perché per loro battermi avrebbe un significato enorme. A loro vantaggio c’è l’età, a mio favore l’esperienza, anche se, per la verità, quest’anno ho fatto delle cappelle, degli errori da pivello. Ma l’esperienza conta non solo in pista, ma anche nel sapere cosa serve sulla moto e i nove titoli mondiali ti permettono di gestire meglio gli appuntamenti importanti, saper gestire la pressione. A me perdere mi mette di cattivissimo umore, ne risente il mio stato d’animo. Per questo cerco di vincere il più possibile…”.
E domani?
A trent’anni, Valentino ha anche raggiunto una maturità prima sconosciuta. “Stare in pista mi piace e a casa, da quando sono tornato in Italia, sto molto bene. Intanto perché faccio quello che mi pare e, soprattutto, ho pochissime pressioni, perché vivo in un piccolo paese (Tavullia, ndr) dove nessuno mi dà fastidio. Con l’età ho imparato anche a vivere meglio il rapporto con la gente ed è molto importante nella mia posizione. A 30 anni hai la situazione più sotto controllo, te la godi di più, mentre a 18 anni è più difficile gestire la popolarità e la pressione”. L’anno scorso, per festeggiare l’ottava meraviglia, Rossi aveva provato per due giorni la Ferrari; anche per celebrare la nona sinfonia, Valentino si prepara a un inverno in pista. “Ho mandato un sms a Domenicali (il direttore sportivo della Ferrari, ndr) chiedendogli se me la fa provare anche quest’anno, ma non mi ha ancora risposto: brutto segno… Fra due domeniche c’è Valencia, dove voglio fare bene, perché è sempre stata una pista ostica, poi il 15 sarò a Cavallara per una gara di motocross da me organizzata tra i piloti della velocità, per raccogliere fondi per i bambini malati di leucemia. Poi a fine mese farò il rally di Monza: il mio divertimento è guidare moto e macchine”.
Giovanni Zamagni