MotoGP 2017. Dovizioso: "Ho pensato al campionato"
ASSEN – Come sempre interessato ad analizzare gli aspetti positivi e negativi della gara, Andrea Dovizioso quasi si dimentica di essere in testa al campionato. Eppure è qualcosa di straordinario: intanto perché è la prima volta che gli accade in MotoGP, poi, perché era dal GP d’Italia del 2009 che un pilota Ducati non si trovava in prima posizione. Insomma, il Dovi sta facendo qualcosa di eccezionale e anche lui comincia a convincerci di essere in lotta per il titolo.
«E’ stata una gara strana, non sono molto contento per vari motivi. Partire dalla terza fila ha complicato un po’ tutto: nella MotoGP di oggi i primi giri sono fondamentali e all’inizio io avevo meno fluidità dei primi. Anche se non avevo un buon passo sono rimasto calmo e quando mi ha passato Vinales, nell’unico giro effettuato dietro di lui ho cercato di capire dove poter andare più forte. Poi quando mi è caduto davanti è stato veramente rischioso: sono contento di non averlo toccato. Il giro alle sue spalle mi è servito per prendere un ritmo pazzesco: da metà gara, sono stato il più veloce in pista , ho recuperato quasi quattro secondi: è tanta roba. Poi si è messo a piovere e questo mi ha permesso di annullare anche l’ultimo secondo che mi separava dalla vetta; quando ha cominciato più forte, ho pensato al campionato, anche perché non si riusciva a capire dove era più o meno bagnato. Non avevo la situazione completamente sotto controllo e così ho preferito rallentare: questo campionato ci ha insegnato che non bisogna buttare via punti. Sono soddisfatto del recupero che ho fatto in gara e del buon set up, nonostante non lo avessi mai provato prima, ma l’errore in qualifica (Dovizioso è caduto mentre stava puntando alla pole, NDA) ha complicato il GP. Non sono contento della quinta posizione, come velocità potevo fare terzo, ma la lotta tra Marquez e Crutchlow negli ultimi due giri è stata da “pazzi”: cambiavano le linee nei curvoni veloci e io non potevo fare niente. In ogni caso, è una quinta posizione di sostanza, perché sono primo in campionato (finalmente lo dice! NDA): nessuno credeva di poter essere in questa posizione dopo otto gare».
Sei il terzo “ducatisti” a riuscirci, dopo Capirossi e Stoner: sei orgoglioso?
«Sì, anche perché dopo la seconda, terza e quarta gara era qualcosa di impensabile. E’ la prova che se lavori bene e ci credi, puoi ottenere buoni risultati: per me fa la differenza, per come ho corso e per i risultati che ho ottenuto in passato. Questa esperienza mi apre un mondo nuovo: tutto è possibile, bisogna stare calmi. Ma ho tutte le carte per giocarmela: non è un caso se sei primo dopo otto gare. E quello che abbiamo fatto da metà gara in poi, recuperare sui primi ad Assen, è qualcosa mai successo prima nei miei cinque anni in Ducati: è vero che abbiamo ancora dei punti deboli, ma oggi erano davvero pochi, significa che abbiamo un buon bilanciamento. Anche se al Sachsenring sarà tutto differente: lì abbiamo sempre faticato, vediamo come va con l’asfalto nuovo».
Se non fossi stato nella posizione che sei in campionato, nel finale avresti preso qualche rischio in più?
«Sì, ma ho valutato che i rischi sarebbero stati maggiori dei vantaggi. Chi era davanti, aveva altre motivazioni: Danilo, al quale faccio grandi complimenti, ha rischiato, come è giusto che sia e Rossi doveva vincere per riscattarsi e fare un salto in avanti in campionato. Era normale, quindi, che rischiassero più degli altri. Tra l’altro, Valentino è stato bravissimo a gestire la situazione quando pioveva: in quelle condizioni, chi è davanti è svantaggiato e per questo io e Petrucci non l’abbiamo passato, nonostante ne avessimo di più in quel momento. E’ stato impeccabile».
Se pensavi veramente al Mondiale,dopo la bella rimonta che hai fatto,stavi attaccato al Vale e l'utimo giro dovevi pure provare a passarlo per fare un favoloso tris.
Invece ti è venuto il braccino e hai mollato la presa.
Essere sinceri,si fa più bella figura,che raccontare le favole.
D'altronte il coraggio e la classe,non sono in vendita al Carrefour.