MotoGP 2018. Dovizioso: "Sembrava dovessi vincere facile, ma non è così"
Andrea Dovizioso sale sul podio (leggi l'articolo) per la quarta volta consecutiva, e ammette come la Ducati stia ritrovando delle conferme gara dopo gara.
Questa gara è un’altra bella conferma?
«Assolutamente. Avevamo tante aspettative, perché siamo andati forte in tutti i turni e in qualifica. Dopo aver vinto le ultime tre gare, in Ducati le aspettative erano di poter vincere anche questa, ma è il solito modo di vedere le cose non del dettaglio. Marc qui ha sempre dominato: sapevo di poter essere competitivo, ma non mi sarei mai aspettato di metterlo in crisi. Siamo riusciti a rispondere, ma lui ha guidato molto bene ed è riuscito a vincere. Questa è la realtà dei fatti, ma c’è tanto di positivo: a Misano è stata una risposta fondamentale perché è una pista in cui abbiamo sempre fatto fatica, ma qui è stato sempre più difficile in passato. Questa è una conferma importante ma non basta. Stiamo migliorando, stiamo lavorando bene, ma se vogliamo combattere con Marc e Honda dobbiamo fare qualcosa in più. In questo momento sono abbastanza sereno. Mi aspetto di poter migliorare in alcuni aspetti, ma oggi è venuto fuori il nostro DNA. Stiamo migliorando i lati negativi, possiamo ancora smussarli».
Rimangono 5 di gare, dove vai a cercare ora conferme importanti?
«Dobbiamo cercare di giocarci tutte le gare. Phillip Island sulla carta è quella più difficile di tutto il campionato e quindi quello sarà un test fondamentale».
La caduta di Lorenzo ha cambiato un po' la gara?
«Non lo so, quando uno cade non sai mai cosa avrebbe potuto fare. Vedendo le situazioni critiche che ho trovato in gara, che sono come al solito sempre peggiori delle prove, non credo potesse fare un ritmo migliore e soprattutto partiva dietro. Avrebbe dovuto recuperare e usare la gomma, cosa che non ti puoi permettere di fare».
La tattica invece di cui parlavi ieri, è riuscita?
«È andato tutto perfetto, mi hanno aiutato gli avversari che hanno fatto tutto quello che non dovevano fare alla prima curva. Sono uscito primo anche se non sono partito meglio degli altri ma sono riuscito a fare la mia strategia. Si imparano sempre più cose, ad esempio la gestione delle gomme, quello che è successo ci fa capire su quali aspetti dobbiamo lavorare».
Marc ha detto che lui ha vinto perché ha messo la soft, con la dura l’avresti battuto?
«Probabile. Tu fai tante prove, hai dei parametri più o meno chiari di quello che hai fatto ma poi in gara tutto è diverso. Non puoi sapere come si comportano le gomme in gara. Sulla carta la morbida è sempre stata veloce anche per noi ma sembrava che avesse un consumo più elevato e non è andata cosi. Due Suzuki e una Honda sono arrivate attaccate a noi e questo significa che funzionava e meglio delle prove, questo è un altro aspetto delle Michelin difficile da gestire».
Tu non hai rimpianti in questa gara o qualcosa pensi che potevi agire in modo diverso?
«Quello che puoi fare è essere aggressivo e buttare fuori gli avversari ma non è il mio stile e non era il momento di fare certe lotte».
C’è stato un momento in cui hai detto “ci provo, vado via”?
«Ho provato ma il grip non era un granché. Immaginavo che Marc ne avesse. Sinceramente credevo a fine gara che ne avesse di meno e invece non ho potuto spingere e fare come Misano perché non c’era la possibilità a livello di gomma. Dopo che ho fatto quel giro non potevo mantenere il passo perché non sarei arrivato a fine gara».
Dovi parli di un sacco di aspetti positivi, però non sembri felice.
«A livello di sensazioni, se uno vuole analizzare obiettivamente la cosa, dobbiamo essere euforici. Se uno prova a vincere la gara e all’ultimo giro e mezzo non riesce, a livello di umore non è il massimo. In realtà in me prevale il ragionamento logico e razionale di tutto quello che è successo. Siamo arrivati qui con tanta aspettativa ma questa è una pista in cui Marc ha sempre dominato ed è primo in campionato. Noi siamo stati bravi però parliamo di un campione e in gara le cose vengono fuori. E’ stato bravo anche questa volta, sappiamo bene contro chi combattiamo».
Comunque Aspes, si possono fare molte considerazioni sulla filosofia costruttiva delle varie motogp. E’ chiaro che, leggendo sulla carta le schede tecniche di ogni moto, si può già intuire quello che sarà il suo comportamento dinamico. Ma, oltre questo, c’è il fattore umano da considerare ossia il pilota. Rossi all’apice della sua carriera passò da HONDA a YAMAHA e vinse subito, ed anche allora le moto erano molto diverse tra loro. Io non credo che oggi Marquez, se dovesse passare ad una YAMAHA anche tornata competitiva, vincerebbe subito. E non perché non sia più bravo di Rossi, ma perché non so se riuscirebbe a modificare di così tanto il suo approccio alla moto. Da quando c’è la M1, chi ci ha vinto gare e mondiali sono stati sempre piloti con una guida adatta a quella moto. Rossi però, riuscì a modificare subito il suo stile di guida arrivando dalla HONDA. Lo aiutò la sua giovane età e soprattutto il fatto che restò solo due anni su quella moto. Questo conta molto perché, più tempo corri per una casa e più ti adatti alla moto, ai metodi di lavoro, ecc. Cambiare poi diventa dura. Tutti pensano che il fallimento del binomio Rossi-Ducati sia dovuto alla casa di Borgo Panigale ed anche io la penso così ma, oltre che per la moto, anche perché sbagliarono la scelta del pilota. Chi vinse nel 2007? Vinse Stoner, un ragazzino fortissimo (secondo me ancora imbattuto a talento puro), ma che aveva talmente poca esperienza sulle motogp, da non essere “viziato” da nessun giudizio o metodo. Nessuno credeva in quel ragazzo, ti ricordi? Ci salì, diede solo del gran gas senza farsi paranoie, e vinse. Il difficile per lui arrivò dopo, quando venne catapultato davanti ai riflettori, riempito di fama e gloria ed obbligato a vincere con la rossa. Mi ricordo la sua dichiarazione, quando provò la HONDA facendo subito i record dei circuiti, nella quale si stupì di quanto quella moto fosse guidabile se paragonata alla DUCATI. Rossi, al tempo del passaggio alla rossa, si portò un bagaglio di esperienza che lo "obbligò" a cercare di adattare la moto al suo stile, che era esattamente agli antipodi, e non il contrario. Questa fu l’unica colpa di Valentino che, per inciso, fu anche lui parte (in minor percentuale chiaramente) del fallimento. Ma fu la DUCATI a sbagliare il pilota (nel nome di un possibile trionfo tutto Italiano e con la presunzione di avere una moto imbattibile). La casa Italiana, nel corre ai ripari a tutti i costi, cercò di assecondarlo stravolgendo il progetto ed il risultato fu un disastro. La Desmosedici degli anni di Stoner era una moto di fatto perdente, perché non poteva essere guidata da nessuno se non da un giovane fuoriclasse all’arrembaggio. Il problema è che di Stoner ne nasce uno ogni non so quanto.. Fallirono praticamente tutti. Ricordi Aspes? Tutti misero Preziosi alla gogna per il fallimento dei piloti, specialmente di Rossi che ebbe un risvolto mediatico importante, ma di fatto la sua moto è, fino ad ora, quella che con il pilota giusto ha vinto il titolo mondiale. Tutti, anche tu Aspes, definiscono (permettimi con leggerezza) la DUCATI dell’epoca un “cancello”, ma sta di fatto che però quella moto, così estrema ed "anticonformista" nelle soluzioni, vinse battendo i colossi Giapponesi. Ora la DUCATI è una moto più "conformista" e guidabile da più piloti ma, per ora, il mondiale non arriva. Il Marquez su HONDA di oggi è un po’ come lo Stoner su DUCATI, od il Rossi su YAMAHA dei primi due anni. E’ lui a fare la differenza su di una moto che non è la migliore in pista. Ma, secondo me, Marc è già in HONDA da troppo tempo per riuscire nell’impresa di vincere il mondiale cambiando moto. Secondo me, vista la similitudine progettuale, Marc potrebbe essere vincente sicuramente più su DUCATI (dove secondo me tra non molto salirà) che su YAMAHA ma, se vuole cambiare casacca, non deve aspettare troppo.
Ciao
Andrea Dovizioso: Pilota calcolatore e “riflessivo” (passatemi il temine) che analizza la gara durante il suo intero svolgimento, cercando di mantenere sempre il sangue freddo. Valuta bene, con lucidità, le mosse da fare ma molte volte sembra mancare di aggressività.
DUCATI: La miglior moto in pista oggi. Molto stabile ed apparentemente equilibrata permette ad entrambi i piloti ufficiali, che hanno uno stile di guida simile ed improntato sulla “pulizia” delle trattorie e velocità di percorrenza, di andare forte. Moto che consente a più piloti (almeno tre) di piazzarsi nelle parti alte della classifica su piste differenti.
Marc Marquez: Pilota irruento e completamente istintivo (anche troppo delle volte) con uno stile di guida che lo porta a “violentare” il mezzo e che sembra sempre sul limite del disastro. La sua guida molte volte è incomprensibile e fino alle ultime fasi della gara non si capisce mai se sia veramente al limite o se abbia ancora margine. Un funambolo.
HONDA: Non è la miglior moto in pista oggi ed è sicuramente inferiore alla DUCATI (per lo meno come equilibrio generale). Moto dalle quote estreme e poco sensibile alle regolazioni sulla ciclistica, predilige una guida aggressiva e va indirizzata con decisione alla corda della curva (informazione non mia ma di persone di mia conoscenza che lavorano per team satelliti HONDA). Non è un caso che (mia deduzione), escludendo Marquez, l’unico che riesce a portarla avanti in classifica sia Cal Crutchlow, un pilota “generoso” (a volte anche troppo) e dalla guida non proprio da “gentleman”. Per il resto, HONDA è inesistente in quanto Pedrosa, pilota dalla guida fluida e pulitissima, non e giudicabile in quanto demotivato e prossimo al ritiro.
Risultato: Un pilota “calcolatore”, e non visto da molti (secondo me anche con ragione) come un fuoriclasse puro riesce, pilotando molto bene la miglior moto in pista, ad eguagliare ed a battere il miglior pilota di oggi (non ci sono dubbi credo) ma che guida una moto inferiore come equilibrio generale.
Ma ATTENZIONE! C’è un inghippo però… In due delle gare in cui Dovizioso ha battuto Marquez, la vittoria di Andrea è avvenuta per un errore di Marc dopo un attacco all’ultima curva e non per un sorpasso di Dovizioso. Andrea ha vinto, secondo quello che è il suo carattere, usando l'astuzia contro il puro istinto, trasformando in una "trappola" il disperato attacco di Marc che è risultato “fatale” in entrambe le occasioni. Io aspetto di vedere un confronto diretto (non per distacco) in cui sia Dovizioso a “freddare” Marc all’ultima curva dell’ultimo giro. Detto questo, vittorie MERITATISSIME di Dovizioso che è riuscito a tenere a bada il toro spagnolo, prendendolo non per le corna ma per il…
Saluti