MotoGP 2020, dopo 13 anni il titolo costruttori torna in Ducati
Mancava da tredici anni e in questo stranissimo 2020, complice anche la penalità inflitta a Yamaha per l’ormai nota questione questione delle valvole, il trofeo del titolo costruttori della MotoGP è tornato a Borgo Panigale, in casa Ducati. Guai, però, a parlare di premio di consolazione, perché Gigi Dall’Igna non ci sta a considerarlo un titolo minore.
"Vincere un campionato del mondo non è solo un traguardo sportivo, ma è un risultato fondamentale per un costruttore, perché dimostra la tecnologia che si è riuscita a sviluppare in questi anni. La cosa più importante è sviluppare tecnologie: Ducati in questo è senza dubbio avanti agli altri e lavorerò affinché continui ad esserlo anche in futuro", ha affermato l’ingegnere che ormai da qualche anno è l’anima della Rossa di Borgo Panigale.
Il titolo, come è noto, è arrivato grazie ai piazzamenti dei piloti durante la stagione e molto ha influito, nell’ultima gara, la seconda posizione conquistata da Jack Miller a cui non sono corrisposti buoni risultati da parte di Suzuki. Fuori dai giochi, invece, la Yamaha, penalizzata di 50 punti in seguito al “giallo” delle valvole sostituite a Jerez e non conformi alle specifiche del motore depositate ad inizio stagione in Qatar.
Sempre da Qatar, Covid-19 permettendo, ripartirà anche il prossimo mondiale, il 28 marzo 2021, e Gigi Dall’Igna non ha nascosto che l’obiettivo sarà quello di riportare in casa Ducati anche il titolo piloti. “Lotteremo per questo - ha affermato - Jack Miller e Francesco Bagnaia dovranno poter contare su una moto competitiva e stiamo già lavorando alla Desmosedici che affronterà il mondiale 2021. Non è un lavoro facile, perché in questa stagione organizzare test è stato molto complicato. Nella stagione che si è appena conclusa, in tante gare ci sono stati tanti protagonisti differenti e in altre quelli che erano stati protagonisti sono andati male. Noi siamo andati male ad Aragon e alla prima di Valencia: dovremo trovare un giusto set up anche in condizioni come quelle incontrate in quelle circostanze”
salut!
Intendiamoci, non c'è nulla da festeggiare per questa farloccata incredibile che il pubblico s'è trangugiata senza colpo ferire, ma se c'era un anno in cui proprio per Ducati di possibilità non ce ne dovevano essere, era questo.
Il titolo costruttori a Ducati DECRETA IL FALLIMENTO CLAMOROSO DI YAMAHA, visto che con 3 moto ufficiali in pista e una 2019, in un anno in cui hanno corso con tutti i favori tecnici possibili, non solo si sono fatti scappare il titolo piloti, non solo non si sono aggiudicati quello costruttori, ma hanno completamente massacrato la propria immagine sportiva, macchiandosi di un intollerabile imbroglio tecnico.
E voi state qui a criticare il coronamento dello sforzo aziendale di un costruttore che con 400 dipendenti e 55.000 moto vendute - contro i più di due milioni di Honda -, riesce a mettere in pista nella classe regina delle competizioni motociclistiche, 6 moto così competitive, da andare in 5 a punti per il titolo costruttori?
Avete capito tutto, ma non solo del titolo costruttori. Di tutto l'universo.