MotoGP 2020. Joan Mir: “Incredibile essere nella storia Suzuki con Sheene e Schwantz”
Due titolo mondiali in cinque anni: vuol dire essere fortissimi. I numeri non mentono: Joan Mir è un pilota straordinario.
“E’ incredibile, non ho parole: ho lottato tutta la mia vita per arrivare a questo risultato, ma quando riesci a conquistarlo fatichi a capire. Campione del mondo della MotoGP: ancora non ci credo! Durante la vita non ci sono solo questi momenti, ne passi tanti di brutti. Questo è sicuramente il giorno più bello della mia vita, ma ce ne sono stati duri: quando ero ragazzino, non avevamo i soldi per pagare un team, la mia unica possibilità per andare avanti era vincere, farti vedere da uno sponsor e convincerlo a darti i soldi. Questo ha creato una grande pressione a casa, mio papà (Juan, NDA), se non altro, ha potuto pagarmi gli allenamenti, ma si sentiva responsabile. Adesso è tutto diverso”.
Qual è stato il momento chiave della stagione?
“Credo che la vittoria di domenica scorsa, a Valencia1, sia stata determinante. Ho sofferto tantissimo (adesso lo ammette, NDA), mi mancava e sono riuscito a cogliere l’opportunità. E’ stato fondamentale. Un altro momento chiave è stato il podio nel primo GP in Austria”.
Oggi hai corso pensando al campionato o hai spinto al massimo?
“Non sono andato a “spasso”, ho spinto al massimo. Probabilmente, se non ci fosse stato in ballo il mondiale, avrei provato a spingere un po’ di più, ma sarei caduto, perché non ero a posto. E’ stata la gara dove ho faticato di più in tutta la stagione, in particolare con l’anteriore: a differenza del solito, non ero a mio agio sulla moto”.
Lo dedichi un po’ all’Italia questo titolo, considerando la squadra?
“Lo dedico a tutte le persone che hanno vissuto un anno difficile, a chi ha visto morire parenti o amici per il Covid. Non serve dedicare questo titolo alla Suzuki o alla squadra, ma ha chi ha necessità: spero di aver reso felici un po’ di persone, anche solo per l’1%: sarei soddisfatto di questo”.
Quando hai capito di poter conquistare il titolo?
“In Austria sono stato molto competitivo, ma temevo che fosse dovuto alla pista. Poi, sono stato veloce anche a Misano e a Barcellona, ho capito che potevo essere competitivo ovunque. Quello è stato il momenti in cui ho capito che me la potevo giocare”.
Chi è stato il tuo più grande avversario?
“Il Covid! E’ stata una stagione particolare, è stato molto complicato gestire la pressione per questo motivo, non sono mai stato tranquillo al 100%. Poi non c’è stato un solo pilota, ma sei: bastava sbagliare una gara, per finire quinto in campionato…”.
Sei orgoglioso di entrare a far parte della storia della Suzuki?
“E’ chiaro che per un pilota è importante vincere il titolo, al di là della Casa con la quale ci riesce, ma una delle ragioni per le quali ho firmato con Suzuki è anche questa: riuscirci con questa Marca è differente. Sinceramente non pensavo sarebbe stato possibile quest’anno, non mi aspettavo questo potenziale alla mia seconda stagione in MotoGP: se me lo avessero detto all’inizio della stagione, avrei detto che era una pazzia. Ho sacrificato un anno in Moto2, avrei voluto fare due stagioni in quella categoria, ma è stato giusto anticipare il passaggio in MotoGP. E’ incredibile pensare che ho fatto qualcosa riuscito prima di me a piloti come Sheene, Uncini, Schwantz, delle vere e proprie leggende”.
A questo punto, nella conferenza stampa interviene Jorge Lorenzo, ovviamente collegato da Lugano.
Lorenzo: “Sono molto contento per te, sei stato il più forte, il più consistente. Hai fatto la storia vincendo con la Suzuki ed è incredibile esserci riuscito al secondo anno. Sei stato bravissimo a gestire la pressione: hai tanto anni davanti per vincere ancora, ma goditi al massimo questo momento, in questo sport non puoi mai sapere cosa succedere”.
Mir ringrazia.
“Io ho iniziato nella scuola di Chico Lorenzo e Jorge in quel momento vinceva: per me, la sua mentalità, il suo approccio alle gare sono stati un punto di riferimento”.
Si torna alle domande dei giornalisti.
Quanto ti ha condizionato l’infortunio nei test di Brno 2019?
“Ho perso un po’ di gare, ho faticato, ma gli infortuni fanno parte di questo lavoro, purtroppo. Da lì ho faticato un po’, perché in MotoGP, se non sei a posto al 100% fatichi a entrare nei 10. E’ stato un momento difficile, ma certe situazioni o ti indeboliscono o ti rendono più forte. Io credo di essere diventato più forte”.
Qual è il tuo giudizio su Rins?
“E’ un ottimo compagno di squadra, il migliore che abbia mai avuto. Avere a fianco nel box uno così forte ti spinge ad andare sempre meglio, a cercare sempre più velocità”.
Si può dire che una tua qualità sia anche quella di sapersi adattare velocemente alle moto?
“Sì, credo sia dovuto alla mia carriera. Ho iniziato nella “Coppa Arancio” (qualcosa del genere, NDA) con una moto stranissima, non so nemmeno che moto fosse. Ho vinto il campionato e l’anno successivo sono passato alla 125PreGP. Per andare avanti, avevo solo la possibilità di vincere, anche se non ero mai stato prima in un vero circuito: ho spinto come un animale. Ho vinto e sono passato alla Rookies Cup: il primo anno ero troppo piccolo, ho faticato, poi nella seconda stagione mi sono giocato il titolo, vinto da Martin. Poi sono passato alla Moto3, con una Yoda, una moto poco competitiva: non sono riuscito a impormi nel CEV, ma è stato comunque possibile passare nel mondiale Moto3. In pochi anni ho guidato Ktm, poi Honda, Kalex (in moto2), infine la Suzuki: è la prima volta che faccio due anni consecutivi con la stessa moto e la stessa squadra”
Mir riceve via social i complimenti di Marc Marquez.
“Marc è stato il più veloce degli ultimi anni, il pilota da battere. Purtroppo si è infortunato e non si quando tornerà: temo che farà fatica a tornare in forma, qui il livello è incredibile. Spero che torni presto, ho voglia di confrontarmi con lui”.
Hai più il carattere di tuo papà Juan o di tua mamma Anna (i genitori di Joan sono separati da tempo)?
“Hanno due caratteri molto differenti, diciamo che preso aspetti dell’uno e dell’altra. Credo sia stata una buona combinazione, se sono qui è grazie a loro”.
E’ vero che è la prima volta che tua mamma è venuta in pista?
“Sì, lei non aveva mai visto una gara prima. Guardava solo i risultati”.
Avevi il poster in camera di qualche pilota?
“No, però ho tutta la collezione delle moto di Valentino Rossi. Al momento non le ho esposte, perché non so dove metterle: troverò la sistemazione…”.
Mir è stato il più costante, praticamente quasi mai il più veloce (non facciamo paragoni con Schwantz per favore, lui era il più veloce ma mai il più costante, a parte il 1993)
Fessi comunque i vari Dovizioso, Vinales e Rossi che si sono fatti fregare da un quasi rookie, proprio loro che dell'esperienza e della costanza avrebbero dovuto fare la loro arma migliore in un mondiale orfano di Marquez.
Peccato davvero per Morbidelli, se non altro ha dimostrato che Yamaha deve puntare su di lui anche se da Yamaha avrà ancora una volta una moto clienti con cui darà paga agli ufficiali.