MotoGP 2020. Processo a Valentino Rossi
Mai così male in tutta la sua carriera. Nemmeno nel 2011, la sua peggiore stagione in Ducati, Valentino Rossi era stato tanto in difficoltà: allora, aveva chiuso il campionato al settimo posto con 139 punti, un solo podio (terzo a Le Mans), un quarto posto e quattro “zero”, tra l’altro consecutivi nelle ultime gare. La media punti era stata di 7,72 punti a GP (18 GP). Nel 2020, Rossi ha conquistato il 15° posto con 105 punti, anche in questo caso con un podio, sempre terzo (a Jerez), e un quarto posto. Ben otto gli “zero” in classifica, sei dei quali consecutivi, due a causa del Covid. Media punti: 7,5, quindi 0,22 in meno rispetto al 2011. Perché? Cosa è successo? Proviamo a capirlo.
I limiti della Yamaha
Il nostro ingegner Giulio Bernardelle non ha dubbi.
“Nella MotoGP di oggi la gomma anteriore non dà fiducia - ha spiegato nella puntata di DopoGP dedicata al GP del Portogallo -: per questo i piloti sono in difficoltà a fare la più classica delle manovre di attacco in frenata. Se guardiamo le ultime stagioni di Rossi ci si rende conto che i suoi problemi non sono dovuti all’età, ma propria alla difficoltà nell’effettuare i sorpassi: ne ha fatti pochissimi in questi anni contro piloti del suo livello, mentre in passato era la sua manovra migliore, dove esprimeva tutta la sua forza. Era un agonista, un vincente, adesso fatica: Yamaha deve studiare questo aspetto per seguire una strada tecnica per far lavorare meglio la gomma anteriore. E se guidi troppo aggressivo sale la temperatura, con problemi di pressione emersi più volte in Casa Yamaha nel 2020”.
Non può, però, essere solo questo, perché la M1 ha comunque vinto sette GP, mentre Rossi non sale sul gradino più alto del podio da Assen 2017. Ci deve essere dell’altro. Franco Morbidelli ha dimostrato che si può essere competitivi con questa moto: “L’abilità di Morbidelli e del suo capo tecnico Ramon Forcada è stata il trovare le giuste soluzioni per ogni gara: questo ha fatto la differenza” ha detto Luca Cadalora a DopoGP.
I limiti della squadra
E’ quello che è mancato a Rossi e alla sua squadra, che a causa del Covid non hanno potuto lavorare al di là delle gare: loro, più di altri, avevano bisogno di trovare sintonia, di conoscersi meglio uno con l’altro, di sfruttare al massimo le giornate di test, che però non si sono potute effettuare. Non dimentichiamo che il capo tecnico David Munoz era al debutto in MotoGP: per quanto bravo possa essere, non si può pensare che conosca la M1 come la conosce Forcada, che lavora su questa moto ormai da anni. Inevitabilmente questo ha rappresentato un limite, ed è ipotizzabile che su alcune scelte ci si sia basati più sull’esperienza del nove volte campione del mondo, più che sulle decisioni di David. La mia è solo un’ipotesi, però è chiaro che tra i due - inevitabilmente - è il pilota a conoscere meglio la M1, e difficilmente Munoz può aver imposto delle scelte: ecco perché la mancanza di tempo è stata una variabile fondamentale sulla difficile stagione di Valentino. “Ci abbiamo messo tre mesi per poter effettuare una modifica” aveva dichiarato Rossi dopo aver conquistato il podio a Jerez2, sottolineando come sia complicato anche solo effettuare un intervento sull’assetto e al bilanciamento della moto. Con i tecnici e gli ingegneri giapponesi non è facile imporre le proprie idee: considerando l’inesperienza di David, può essere stato un problema in più da affrontare.
I limiti del pilota
Naturalmente, ci sono stati anche dei limiti del pilota, con alcuni errori evitabili, come la caduta a Misano2 (al secondo giro) e a Le Mans (seconda curva). Tra questi due sbagli, quello più grave di Barcellona, con Valentino a terra per provare a vincere: ci può stare, ma è stata sicuramente un’occasione sprecata. Quest’anno, Rossi è stato veramente competitivo in tre GP: Jerez2 (3°); Misano1 (4°, superato all’ultimo giro da Mir); Barcellona (caduto al 16° giro mentre era secondo a 0”7 da Quartararò), non a caso le tre sole gare dove è andato forte anche in prova: quarto a Jerez2 e Misano1, terzo a Barcellona. Non è certo una novità che Valentino fatichi in qualifica, ma nella MotoGP di oggi partire da dietro è una condanna, sopratutto con la Yamaha, che abbiamo visto fenomenale quando ha strada libera davanti, ma in affanno quando bisogna recuperare da dietro in mezzo agli altri piloti. In gara, complessivamente, Rossi si è spesso difeso nel confronto con i compagni di squadra, ma la posizione sulla griglia ha condizionato troppo il risultato finale. Errori a parte, il suo rendimento in gara è sempre piuttosto costante, ma come è già successo negli ultimi due anni, gli è mancata la ferocia per trionfare in un GP.
Non vince un mondiale da anni eppure è ancora la rock star di questo sport (anche per gli sponsor).
Un giorno potrò dire ai miei nipoti che ho avuto il privilegio di poter vedere nella mia vita tre uomini incredibili: borg a wimbledon, senna a montecarlo e rossi a catalunya.