MotoGP: Bernardelle torna sulle aree all’esterno delle curve
L’incidente capitato a Lance Stroll nella gara di F1 al Mugello, all’Arrabbiata 2, è stato un chiaro esempio del motivo per cui le gare automobilistiche, in particolare, richiedano l’asfalto all’esterno delle curve.
Il pilota canadese ha perso il controllo della sua vettura in uscita, a causa di un problema meccanico, ed è andato a schiantarsi a velocità molto elevata contro le barriere.
La macchina che esce di pista sulla ghiaia, sull’erba o sulla terra non ha nessuna possibilità di rallentare la sua velocità, mentre sull’asfalto o, comunque, su una superficie solida, la decelerazione è decisamente più efficace.
Questo vale in misura minore per le moto, che hanno più possibilità di rallentare la loro corsa rotolando su un terreno poco compatto; anche in questo caso, però, abbiamo molteplici esempi, anche recenti, che permettono di capire come le vie di fuga asfaltate siano più sicure. Basta rivedere le immagini dell’incidente di Vinales che si è buttato dalla moto senza freni in fondo al rettilineo all’A1 Ring. La domanda è: se ci fosse stata l’erba, invece che l’asfalto, il pilota avrebbe rallentato la sua corsa in così poco spazio?
Sono tra gli estimatori dei tracciati vecchio stile, ricordo ancora quasi con emozione il vecchio Assen o i saliscendi in mezzo ai prati verdi di Donington Park, però ritengo che non si possa rinunciare a fare progressi in termini di sicurezza.
L’esempio del Montmelò
L'altra settimana il circuito di Catalunya per la gara MotoGP ha messo in mostra una progettazione delle zone che delimitano il tracciato che potrebbe essere presa come valido esempio.
I cordoli sono leggermente in rilievo rispetto al manto d’asfalto e la loro superficie è irregolare; la zona esterna presenta un chiaro dislivello, e l’abbondante vernice verde sembra far rendere molto meno in termini di grip questa zona.
C’è da dire che questa soluzione non è stata realizzata alla stessa maniera su tutte le curve del tracciato spagnolo, però nei curvoni delimitati così si vedeva chiaramente come i piloti stessero più attenti ad andare oltre il limite in quanto la manovra non risultata redditizia in termini di prestazione.
Non le ho contate, però mi è sembrato di vedere applicato un numero minore di sanzioni rispetto a quanto successo, ad esempio, la settimana prima a Misano.
La soluzione migliore
Ritengo che proprio una soluzione di questo tipo dovrebbe venire “normalizzata” da chi si occupa di omologare i circuiti. Bisognerebbe che venisse creato un regolamento tecnico indicante le caratteristiche dei materiali e delle vernici, così come le caratteristiche e la geometria dei cordoli e anche l’estensione di queste vie di fuga.
Ritengo che se questo venisse esteso a tutti i circuiti, si otterrebbe un indubbio miglioramento del livello di sicurezza, ma anche una superiore regolarità agonistica dei GP, che non sarebbero più condizionati in larga misura da irregolarità e sanzioni non proprio eque, come si è visto in alcuni casi.
Ritengo anche che questa sia la soluzione a minore impatto economico: d’altronde i circuiti hanno tutti a che fare con la gestione di asfalto, cemento e vernici, si tratterebbe solamente di regolamentarne l’utilizzo in maniera precisa.
Invece, in conclusione, non mi trova d’accordo l’idea di studiare delle diavolerie elettroniche per arrivare a determinare un automatismo immediato nell’applicazione delle sanzioni.
Questo sì che finirebbe per snaturare l’esito delle gare: si introdurrebbe una penalità artificiale, che andrebbe a sostituire con un esito agonistico completamente diverso quella che fino ad ora è stata per i piloti una perdita di tempo o anche una caduta causata da un errore o da un eccesso di guida.
Giulio Bernardelle
Precisazione
Poi le piste non sono solo per le moto, magari l’area a minor grip va bene per le moto ma la F1 che dirà?
Mi pare che l’obiettivo di tenere lontano dal verde i piloti venga ottenuto attraverso l’equivalenza tra “verde” ed erba e che la deterrenza stia nel rischio di caduta.
Inoltre siamo veramente certi che standardizzare asfalti, cordoli e vernici sia così semplice? Dall’intervista di Zaffelli su questo argomento pare che non lo sia e dubito che effettuarla per tutti i 18-20 circuiti della Motogp e centinaia di curve sia meno costoso di una soluzione “elettronica” (Zaffelli peraltro ritiene difficile anche questa ma si limita a considerare la soluzione della F1, con antenne in tutte le curve, e non è detto che sia l’unica o la migliore).
Utilizzando una “diavoleria elettronica” che tagli la potenza in caso di sconfinamento si otterrebbe il doppio vantaggio di avere sicurezza,perché non si rischia di cadere, e deterrenza perché comunque chi lo fa paga pegno.
Non capisco perché questo sarebbe più artificiale di una sanzione comminata magari tre giri dopo dalla direzione di gara e magari oggetto di polemiche.
Poi è meglio la sanzione artificiale che una caduta, secondo me.
Penso che le metodologie per riconoscere il fuori pista potrebbero essere varie e anche non così difficili da realizzare. Personalmente avevo proposto un sensore in grado di leggere il colore della pista sotto la moto e credo che ci siano fior di soluzioni industriali nemmeno troppo costose, capaci di riconoscere in tempo reale il “verde” e attivare la sanzione … dal calo di potenza allo spegnimento della moto se si vuole (in modo da “simulare” la caduta).
Di certo in Motogp quasi tutte le case potrebbero proporre una soluzione valida e all’avanguardia.
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RISPONDE L'AUTORE ***********************************
In effetti alcuni punti tra quelli citati nel suo commento meritano di essere chiariti un po’ meglio.
Innanzitutto la questione della maggior sicurezza: questa deriva dall’avere l’asfalto all’esterno delle curve al posto dell’erba o della ghiaia; una superficie d’asfalto che copra una buona parte dell’area di fuga. La zona verde a grip ridotto dovrebbe, invece, occupare solo una parte di questa via di fuga, una zona limitata oltre il cordolo. La zona verde serve ad “invitare” il pilota a non approfittarne e a restare nei limiti del tracciato, mentre l’area di fuga asfaltata gli permette di poter contare su un appoggio sicuro in caso di errore o di incidente.
Per quanto riguarda gli asfalti dei diversi circuiti: è chiaramente impossibile farli tutti uguali e, del resto, non avrebbe nemmeno senso. Il tema è quello di regolamentare la costruzione delle vie di fuga all’esterno delle curve definendo la loro estensione, la geometria dei cordoli, l’estensione delle aree verdi a grip ridotto, il tipo di vernici da utilizzare. Niente di più costoso di quanto costi già la gestione di un tracciato adatto ad ospitare gare di MotoGP e di F1.
Sui sensori elettronici per le penalità, infine: si tratterebbe solo di installare dei sensori per vigilare in modo preciso sui “tagli” e le escursioni oltre il cordolo fatte in maniera furba dai piloti. Se all’esterno delle curve le vie di fuga rimanessero di erba o ghiaia, la loro pericolosità non cambierebbe. Questi sensori, quindi, non avrebbero nessun impatto positivo sulla sicurezza in caso di errore, incidente o caduta.
Giulio Bernardelle