MotoGP, le frecciate di KTM ai rivali. Stizza o strategia?
"Non so cosa abbia mangiato Tardozzi prima di fare quelle dichiarazioni, ma se ha da dire qualcosa sulla concorrenza sleale, lo inviterei a concentrarsi sulla loro strategia per il vivaio giovanile". Questa, in estrema sintesi, la stizzita dichiarazione di Pit Beirer, responsabile corse KTM, che ieri ha risposto a un commento - appunto - di Davide Tardozzi. Non glie l'ha certo mandata a dire, viene da commentare, soprattutto perché recuperando la dichiarazione originale del team manager Ducati MotoGP, l'impressione è che il ravennate non avesse affatto accusato nessuno, ma semplicemente constatato la validità del programma di crescita della Casa austriaca, che partendo dalle Rookies Cup, passando per Moto3 e Moto2, ha la possibilità di selezionare, crescere e potenzialmente tenersi i campioni della MotoGP di domani.
Il modello ha funzionato con Brad Binder, con Oliveira, sta funzionando con Fernandez e l'idea è che funzionerà molto bene con Acosta, e francamente c'è solo da togliersi il cappello davanti alla lungimiranza e all'abilità con cui a Mattighofen hanno costruito un percorso studiato nei minimi dettagli con determinazione e lucidità. Per questo l'impressione è che forse qualcosa di strano l'avesse mangiato invece Beirer, che ha risposto con aggressività fuori misura a dichiarazioni che sembravano più complimenti che accuse.
Forse c'entra qualcosa il passaggio di Jorge Martin a Ducati, che ha portato via a KTM un pilota al quale puntava molto - Beirer ha accusato esplicitamente la Casa bolognese di aver giocato sporco - ma la stizza sarebbe comunque sproporzionata. L'impressione, invece, è che ci sia dietro una vera e propria strategia, mutuata da quella Formula 1 che KTM forse conosce indirettamente grazie al legame a filo doppio con Red Bull.
Sempre all'attacco
Facciamo un passo indietro fino all'inizio del 2020, poco prima della pandemia. Ai test di Sepang, Aprilia fa debuttare la nuova RS-GP, la prima MotoGP progettata da zero dalla Casa di Noale, che fino al 2019 aveva continuato ad evolvere il prototipo derivato dalla RSV4 Superbike con cui era rientrata nel Motomondiale cinque anni prima. La moto va fortissimo ma fa registrare quasi subito un problema di affidabilità legato (presumibilmente, perché non è mai stato detto esplicitamente) a un pistone.
Il problema è che lo sviluppo dei propulsori nel frattempo è stato congelato per evitare disparità legate alla situazione della pandemia di Covid e quando Aprilia chiede di poter sostituire il componente difettoso è proprio KTM a mettersi di traverso. Anche in quella occasione, Beirer va all'attacco: non si limita a motivare il diniego, ma accusa anche esplicitamente Aprilia di giocare sporco per la sua scelta di schierarsi attraverso il team Gresini e non con una struttura interna come dovrebbe fare un costruttore, beneficiando così di qualche scampolo di concessione in più. Un vero e proprio assalto frontale che appare sproporzionato rispetto alla situazione, ma tant'è.
Anche rispetto al problema Yamaha (che sulla M1 nel 2020 ha riscontrato problemi di affidabilità ma ha provato a risolverli senza cedere alle richieste regolamentari di analisi delle componenti incriminate, andando incontro a un vero e proprio scandalo) il responsabile sportivo KTM non si è fatto pregare, con diversi commenti acidi sul comportamento del reparto corse dei tre diapason. E tanto per non fare torto a nessuno, Beirer è stato il primo a protestare per l'uso di Bradl in doppia veste, pilota e collaudatore, da parte di Honda che sempre nel 2020 ha dovuto fare fronte alla prolungata assenza di Marc Marquez.
Insomma, ce n'è e ce n'è sempre stato per tutti. Ci pare poco plausibile che una persona che gestisce uno dei reparti corse più strutturati del mondo - tra l'altro un ex pilota di grande successo, visto che per ben cinque volte ha chiuso il Mondiale Cross 250 nelle prime tre posizioni - possa essere così stizzoso e impulsivo nelle sue dichiarazioni. Ci dev'essere dietro qualcosa, una volontà precisa, lucida e razionale, nel trasferire anche sul piano delle dichiarazioni la competizione in pista.
Una vera e propria strategia
Che la MotoGP si stia avvicinando sempre di più alla Formula 1 per tanti aspetti non lo scopriamo certo oggi, ma questa strategia di KTM non appare altro se non l'ennesimo tassello di questa contaminazione, che avviene anche grazie a un elemento di continuità fra la Casa di Mattighofen e il massimo campionato delle quattro ruote attraverso il team Red Bull.
Il legame fra KTM e Red Bull è molto più diretto di una semplice sponsorizzazione, visto che i due brand sono da sempre molto vicini, geograficamente (i due quartier generali distano meno di un'ora di macchina) ma anche filosoficamente, se ci pensate. Non è sicuramente un caso se tanti eventi KTM si sono tenuti all'Hangar-7, museo del volo di proprietà di Red Bull, né che tutte le emanazioni sportive di KTM siano legate a filo doppio con il più grande produttore mondiale di Energy Drink.
In Formula 1 non è certo una novità che l'equilibrio di gare e campionati si decidano nelle sale riunioni tanto quanto negli studi di progettazione o in pista. La strategia di un team che voglia vincere non può prescindere dall'aspetto legale - inteso come sfruttamento dei regolamenti, reclami e ricorsi vari - ma anche mediatico: quando Christian Horner apre bocca non lo fa mai per caso, e se parla di un avversario, al di là della facciata più o meno vera di educazione e rispetto che viene mantenuta davanti alle telecamere, è per danneggiarlo.
Ecco, l'impressione è che Beirer stia facendo la stessa identica cosa, sia pure con quel po' di... sanguignità in più richiesta dall'ambiente motociclistico. Attaccare verbalmente, sempre e comunque, innervosire l'avversario, tenerlo sulle spine. In Formula 1 funziona sicuramente, perché non dovrebbe funzionare anche in MotoGP?
Per fare polemiche aldilà del fine, servirebbe prima essere competitivi al punto di giocarsi il mondiale, altrimenti si fa la figurina del 2 di coppe.
Valentino Masini