MotoGP. Le pagelle del GP delle Americhe 2017
MARC MÁRQUEZ - VOTO 10
Nemmeno lui sa spiegare perché va così forte su questa pista, fatto sta che fa una differenza abissale. Vederlo pilotare è sempre bello, vederlo ad Austin è addirittura entusiasmante, con quel gomito che striscia a lungo sull’asfalto, la moto che si muove da tutte le parti, un inserimento in curva da togliere il fiato, un controllo totale della situazione. Funambolico.
VALENTINO ROSSI - 9
E’ come un film di Walt Disney: dopo aver visto il Libro della Giungla, Cenerentola, La Carica dei 101, pensi che sia impossibile fare qualcosa di meglio. Poi arrivano UP e Rapunzel, e ancora una volta pensi che si sia raggiunto il massimo. Non è così, perché poi la Walt Disney sfodera InsideOut, e via discorrendo di capolavoro in capolavoro. Lui è così: ogni GP è un capolavoro. Premio Oscar.
DANI PEDROSA - 8
E bravo Dani: veloce, costante, efficace in partenza, aggressivo in frenata anche nei confronti di Márquez. Bello vederlo guidare così. Da applausi.
MAVERICK VIÑALES - 4
Come tanti prima di lui – e come, probabilmente, accadrà a tanti dopo di lui – dice di non capire i motivi della sua caduta. E’ chiaro, però, che un errore lo deve aver commesso: sembrava leggermente fuori traiettoria. Un errore grave, ma che ci può stare: si è capito che con le Michelin può capitare a chiunque. Sgommato.
CAL CRUTCHLOW - 7
Non è mai stato grande protagonista, ma la sua gara è stata consistente. Incisivo.
JOHANN ZARCO - 7
Nell’episodio con Rossi è stato effettivamente troppo aggressivo, ma guida forte e si conferma, turno dopo turno, gara dopo gara, sempre più competitivo. Debuttante all’attacco.
ANDREA DOVIZIOSO - 6
Fa quello che può con una moto che, purtroppo, peggiora invece di migliorare. Non ha grandi colpe: solo in qualifica poteva fare meglio.
ANDREA IANNONE - 6
Dopo le prove aveva definito questo inizio di campionato come «il peggior periodo della mia carriera», ma in gara è andato forte, come conferma il quarto giro più veloce. Venerdì e sabato è apparso troppo nervoso e forse ha perso un po’ di lucidità, ma in gara ha fatto un buon lavoro. Genio e sregolatezza.
DANILO PETRUCCI - 6
Non erano questi i risultati ai quali ambiva con la Ducati ufficiale, ma almeno si è tolto la soddisfazione di battere il ben più blasonato Lorenzo.
JORGE LORENZO - 5
I miglioramenti si sono visti, in prova come in gara, quando in un paio di circostanze è anche stato relativamente aggressivo in frenata. Ma i primi sono lontani, lontanissimi: ovviamente non solo per colpa sua.
ALEIX ESPARGARÓ - 4
Quattro cadute, tra prove e warm up, sono davvero troppe: ha compromesso così la sua gara.
HONDA RC213V - VOTO 9
La situazione in MotoGP cambia molto velocemente: in Argentina la RC213V sembrava in crisi, negli Stati Uniti è tornata velocissima, non solo con Márquez, ma anche con Pedrosa. Forse è più complicata da mettere a posto, ma se si trova la strada è competitiva.
YAMAHA M1 - VOTO 9
La 2017 è migliorata rispetto alla 2016 in accelerazione, mantenendo i punti forti della ciclistica. Molto equilibrata in ogni situazione.
DUCATI DESMOSEDICIGP - VOTO 4
La situazione è preoccupante: i limiti sono superiori ai pregi. E mentre Honda e Yamaha sono cresciute, la Ducati si è mantenuta più o meno allo stesso livello del 2016. Così la differenza è aumentata: i piloti fanno troppa fatica. Non solo: non è nemmeno troppo affidabile, come confermano i due problemi tecnici che hanno rallentato Dovizioso nelle FP4.
SUZUKI GSX-RR - VOTO 5
Con Viñales sembrava pronta per stare sempre nelle prime posizioni, e anche con Iannone, in Qatar era parsa molto competitiva. Negli ultimi due GP, però, sono emersi grandi problemi, specialmente in frenata: difficile dare una valutazione, anche considerando la buona gara poi disputata da Andrea. Da rivedere.
APRILIA RS-GP - VOTO 5
Questa volta il pilota ha impedito di capire il reale valore dell’Aprilia.
KTM GP16 - VOTO 4
Si fatica a vedere miglioramenti. Ci vuole pazienza.
Infinito Valentino Rossi: la testa del mondiale è già un nuovo record.
Per trovare un altro campione capace di un'impresa del genere bisogna tornare indietro di ben sessantotto anni. Era dal lontano 1949, infatti, che un ultra-38enne non saliva in testa alla classifica del Mondiale: Un grande fenomeno del passato come Kenny Roberts, tre volte campione consecutivamente della 500, trova difficile perfino crederci: A 38 anni potevo guidare una moto, ma sicuramente non sarei riuscito a fare quello che sta facendo Rossi – ha confessato al quotidiano sportivo spagnolo As – E' semplicemente incredibile. Non sembra proprio che abbia un'età del genere. Può sicuramente vincere il campionato del mondo. Percentuali di probabilità sul vincitore del titolo è impensabile farne, ma sarà importante ottenere piazzamenti con costanza, evitando cadute e ritiri.