MotoGP, Marc Marquez: “Ducati favorita? Le gare sono un’altra cosa…”
Marc Marquez è un pilota al centro dell’attenzione praticamente da sempre, vista la sua carriera. Se possibile, però, l’interesse per l’otto volte iridato è addirittura cresciuto negli ultimi tre anni, dati gli elementi di incertezza relativi alla sua carriera e alla sua condizione fisica.
Un interesse che ci ha mostrato un Marquez nuovo, sicuramente più aperto e umano, e allo stesso tempo sempre molto attento nell’analizzare le dinamiche del Motomondiale; se gli ultimi test a Mandalika ci hanno restituito una Honda sicuramente più accessibile e un Marquez decisamente più in forma rispetto allo scorso anno, allo stesso tempo molti fra gli addetti ai lavori sono forse stati troppo veloci nel mettere sugli scudi la Ducati come la moto migliore per la stagione 2022.
Lo stesso fatto che siano otto le Desmosedici in pista ha contribuito a dare quest’impressione di supremazia Ducati. Una supremazia su cui però Marquez è molto cauto. “Pensate a cosa è successo nel 2015: dopo i test in Malesia eravamo ed eravate convinti che avremmo spazzato via la concorrenza, e poi invece è stato il nostro anno peggiore. Altre volte, al contrario, nei test sembrava che avessimo perso la direzione e invece è andato tutto bene. Insomma: la moto va bene quando va bene in gara, non nei test.”
Giustamente, i test invernali non assegnano punti, e come diceva saggiamente Danilo Petrucci, la classifica dei tempi non dice niente sul lavoro svolto effettivamente dai piloti. E soprattutto, è molto raro che una moto possa essere superiore alle altre sotto tutti gli aspetti. “Tutti dicono che Ducati ha la moto migliore, ma la realtà è che ogni MotoGP ha punti di forza e debolezze… da una pista all’altra ci sarà quella che rende meglio o peggio, quella più facile e quella più difficile.”
Condivisibile. Soprattutto, è prematuro per ogni pilota guardare alla situazione degli altri.
“L’erba del vicino sembra sempre più verde, perché si tende a notarne i vantaggi ma non gli svantaggi. Così però si finisce per distrarsi: bisogna concentrarsi sul proprio box, avere degli obiettivi e pensare al proprio materiale. Anche perché allenamenti e test sono una cosa, le corse tutt’un altro mondo.”
Nessuno come lui grazie a Dio !
Oramai a fine carriera spara le ultime cartucce in pista e nelle interviste.
Si attende con ansia il suo ritiro. Largo ai giovani possibilmente italiani e sicuramente più sportivi.
A parte un grappolo di antisportivi tifosetti che hanno scambiato i favoritismi del gommista per classe, gli altri lo hanno sempre detestato.
Nei corpo a corpo con il 4 le sempre prese, lui e il suo degno scudiero il 99.
Un clan di personaggi sgradevoli in HRC, che vorremmo tutti non vedere più.
Anche il fatto di non guardare l'erba del vicino mi sembra una scelta intelligente, primo perché ti consente di concentrarti a sfruttare il meglio di quello che hai, secondo perché, in realtà, se non guidi la moto dell'avversario, non puoi sapere fino in fondo a che livello sta.
Come quando a scuola, nei temi di italiano, ti porti a casa un bell'8 perché hai messo giù due righe scritte bene, mentre il tuo vicino di banco è attapirato con un 5 sul suo papiro di quattro facciate pieno di cazz... te. 😜