MotoGP, Marquez: "Forse Lorenzo aveva paura della Honda"
Non ci va giù gentile, Marc Marquez, nei confronti del suo ex compagno di squadra Jorge Lorenzo. I due non si sono mai amati fin dal debutto in classe regina di Marquez: dal contatto all'ultima curva di Jerez 2013, fino al contatto in prova a Phillip Island 2019 non sono mancate le occasioni di scontro fra i due, che raramente (a parte l'imbarazzante momento nel dopogara di Valencia 2015) hanno speso troppi complimenti l'uno per l'altro.
Non fa differenza l'intervista realizzata da DAZN in cui Marc Marquez parla delle sue condizioni fisiche (“La spalla progredisce: lentamente, ma va meglio - prima di chiudermi in quarantena ho girato con la moto da cross. Mi sta dando più problemi di quanto non ci aspettassimo, ma il nervo danneggiato si sta attivando e dando segni di vita. I dottori mi stanno curanndo molto da vicino“) e delle difficoltà incontrate nei test di Sepang e del Qatar.
"La preseason è stata un momento molto difficile per noi, però alla fine sembra che abbiamo imboccato la direzione giusta. Adesso i tecnici hanno un po' di tempo per lavorare, ma tirare fuori qualcosa dal motore è molto difficile". E soprattutto, il problema più grande: "La prima gara la correremo senza aver potuto fare test“, perché di fatto tutte le evoluzioni che verranno apportate al pacchetto non potranno però essere provate dai piloti ufficiali, che si troveranno ad affrontare la prima gara con moto che non conoscono realmente.
Ma se fin qui Marc non si sbilancia più di tanto, è quando gli si parla degli avversari che escono le considerazioni più interessanti, e l'otto volte iridato non risparma appunto una frecciata a un Jorge Lorenzo passato nel giro di qualche settimana da pilota in pensione, a collaudatore, fino a wild card.
"A Valencia mi ha sorpreso, ho scoperto del suo ritiro da Twitter mentre facevo colazione" racconta Marquez. "Ha avuto molte difficoltà ad adattarsi alla Honda, ma si è ritirato a suo dire perché aveva paura di farsi male. Forse invece erano i problemi con la Honda, perché se adesso ha intenzione di fare una wild card evidentemente non si trattava di paura".
Solo lodi invece per quel Fabio Quartararo che sembra essere, in prospettiva, il suo rivale più credibile a breve.
"È sempre più difficile batterlo, ha perso negli scontri diretti solo perché gli manca esperienza" spiega Marquez. "Ma sta imparando, e quando finalmente prenderà il via la stagione 2020 sarà uno dei piloti da battere, perché anche senza vittorie ha dimostrato di valere molto. E non c'è bisogno di vincere per far vedere che puoi puntare al titolo - l'effetto che ha avuto Fabio è stato quello di scuotere Yamaha."
Una situazione per certi versi simile a quella del 2004, quando i vertici Yamaha decisero di fare tutto il necessario per mettersi nelle condizioni di tornare a vincere il Mondiale, dando carta bianca a Masao Furusawa e ingaggiando Valentino Rossi. Le due cose si sono... trainate a vicenda, perché se è vero che è stato Rossi a correre e a dare le indicazioni giuste per sviluppare la Yamaha M1, è altrettanto vero che, con un pilota di cui tutti si fidavano al di là di ogni ragionevole dubbio, la Casa di Iwata si è impegnata come mai prima vedendo il titolo come un obiettivo possibile.
La situazione qui è diversa perché Quartararo se lo sono trovati in casa un po' a sorpresa, ma la sostanza non cambia: il pilota è giovane e motivato, la Casa ha scoperto un talento motivato e velocissimo. Da qui i progressi di cui si sono resi protagonisti nelle ultime occasioni - sembrano passati secoli - in cui le MotoGP hanno girato tutte assieme. Come dice giustamente Marquez, "Quando sono davanti, con campo libero, possono tenere un ritmo elevatissimo, che è una cosa importantissima in MotoGP."
Basterà per vincere? Non vediamo l'ora di scoprirlo.
Perché un motivo perché sia una moto così difficile ed estrema, dovrà pur esserci, no? Tu che te ne intendi...