MotoGP: onore a Carletto Pernat
Sono affezionato a Carletto Pernat: gli devo molto, come in tanti nel paddock. Nel 1992, quando lavoravo a Motociclismo, Carlo Canzano, allora vice direttore, mi mandò a un GP e mi disse: “Vai a cercare Carletto, l’ho già avvisato. Ti darà una mano”. E Carletto una mano me l’ha data, eccome, come a tantissimi prima e dopo di me. Perché Pernat, anche se genovese DOC, è un generoso in tutti i sensi e gli piace essere al centro dell’attenzione: non si nega mai. Un pregio e un difetto che Carletto gestisce con una simpatia fuori dal comune, con un modo di fare che gli permette di vivere in un modo unico, irripetibile, con una intelligenza raffinata.
Non è mai banale. Da quel 1992, sono cambiate un sacco di cose, io e Carletto abbiamo imparato a conoscerci e a rispettarci uno con l’altro, pur avendo idee differenti su un sacco di cose. A volte, non condivido certe sue esagerazioni, ma il rapporto con lui è sempre schietto e sincero. Il suo “belin te l’avevo detto” è una cosa che allo stesso tempo mi manda in bestia e mi esalta, perché qualsiasi cosa avvenga nel motociclismo (e non solo…) lui ti dice: “Belin, te l’avevo detto che era così, lo sapevo già…”, anche se magari il giorno prima aveva affermato l’opposto. Un gigante.
E Carletto Pernat è un gigante nella scelta dei piloti: difficilmente ne sbaglia uno. Da quando seguo il motomondiale ho imparato che se Pernat punta su un pilota è perché ha tante qualità. Come Enea Bastianini: ci credevano in pochi, specie dopo i primi anni in Moto3, invece Carletto lo ha sempre ritenuto uno forte. Adesso se ne sono accorti tutti, ma in questo caso, può giustamente dire: “Belin, te l’avevo detto”.
Arbolino, il prossimo?
Pernat è molto convinto anche di Tony Arbolino, nonostante le grandi difficoltà avute in Moto2 nel 2021. Carletto, come al solito, ha lavorato benissimo dietro le quinte, ha sistemato Tony in uno dei migliori team della categoria (VDS), gli sta insegnando un metodo. Perché Pernat, nel suo essere fuori dagli schemi nella vita di tutti i giorni, è molto rigoroso nel suo rapporto con i piloti, sa esattamente cosa serve per andare forte, cosa deve fare il ragazzo per diventare campione. Riuscirà a vincere anche questa sfida? Ho imparato a fidarmi di Carletto, io ci credo. E non vedo l’ora che mi dica: “Hai visto Arbolino? Belin, te l’avevo detto…”.
Generoso come tanti genovesi, e anche se hanno la nomina di tirchi, non è affatto vero, non gli piace sprecare che è diverso. E poi intelligente e brillante come pochi