Nico Cereghini: "La migliore MotoGP possibile"
Ciao a tutti! Una delle critiche più condivise, quando si parla di MotoGP, riguarda la banalizzazione della categoria. "La monogomma -denunciano in tanti - la centralina unificata, il software comune, i quattro cilindri per tutti, l'alesaggio limitato a 81 mm...basta, è troppo, manca la fantasia di una volta, le gare non le seguo più, la domenica vado al mare!". Con poche varianti, questa è la tesi.
A me, dico la verità, tutto questo non disturba più di tanto, perché seguo da molti anni l'evoluzione delle corse e sono realista: nonostante la crisi mondiale, nella classe top abbiamo le tre maggiori case giapponesi, la Ducati, l'Aprilia, la KTM. In una categoria libera sapete cosa vedremmo oggi? Ve lo dico io: una casa dominatrice, con pochi piloti ufficiali, tanta tecnologia e mezzi adeguati (magari la Honda), e tutti gli altri ciao, piloti privati su moto inferiori. Sai che meraviglia di gare, vedremmo! Perché poi è stato molto spesso così, nelle corse, tranne nei periodi fortunati, quando il mercato tirava.
Ecco, mi capita sotto gli occhi una vecchia fotografia e sobbalzo: ma guarda, nei fortunatissimi anni Settanta si correvano persino le gare open! Imola, 4 aprile 1976: tra le manche della 200 Miglia di Imola - vinta per la prima volta da una pilota americano, Steve Baker - si corre la Makrolon Bayer Cup, appunto una gara open; allora un po' si usava, soprattutto in Gran Bretagna: piloti su moto di cilindrata diversa che si battono per una sola classifica. In questo caso, a Imola si allineano affiancate le 350 e le 500 due tempi: le bicilindriche Yamaha o Harley (di Schiranna, non di Milwaukee) contro le nuovissime Suzuki RG quattro cilindri. Lucchinelli ed io siamo tra i pochi privilegiati sulle prime RG che si vedono in Italia, sulle 350 ci sono tanti piloti, e i più famosi sono Walter Villa e Otello Buscherini.
Nella foto, inseguo Buscherini: lui tutto raccolto sulla sua Yamaha, io meno composto sulla Suzuki. Quel piede destro che sporge dalla carenatura me lo vorrei tagliare, ma del resto è abbastanza chiaro che l'assetto sulla numero 12 è ben più raffinato rispetto a quello della mia nuova quattro cilindri, tirata fuori dalla cassa a fine febbraio. Ho ancora i cerchi a raggi e i freni di serie giapponesi!
Lotta sbilanciata. Sul dritto lo passo facile, in staccata e in curva va più forte lui. Io lo supero poco prima di impostare il curvone del Tamburello, lui torna vicinissimo alla Tosa (se mi giro lo vedo raccolto nel cupolino anche dentro la curva da prima), perde qualcosa in salita, torna sotto tra la Piratella e le Minerali, mi infila alla staccata della variante alta, dove perdo minimo dieci metri. Ogni giro la stessa storia. Se non mi invento una mossa, rifletto, questo terzo posto lo porta a casa lui e io resto sotto il podio. Così all'ultimo giro provo a forzare nella variante alta per rimanere incollato alla Yamaha, poi si vedrà. A destra in effetti giro come Otello, ma quando lui rialza rapidissimo la Yamaha e la sbatte a sinistra, io vado quasi nel prato. In uscita, lui si gira e mi fa ciao ciao con la mano sinistra dietro la schiena. Però sotto il podio ad applaudirlo ci vado volentieri: è un grande, e del resto era una gara dura, anche Lucchinelli, che quel giorno si giocava la vittoria con Walter Villa, le ha prese dalla moto più piccola e molto più agile. Si ride e si scherza, nessuno può certo immaginare che quaranta giorni dopo, GP delle Nazioni al Mugello, Buscherini perderà la vita un'ora prima di Paolo Tordi, in due diversi incidenti nella 250 e nella 350. Una domenica terribile per il motociclismo.
Ma pensare, oggi, di fare una gara open è anacronistico. Anzi, di più, è una follia. Tutti i piloti sono impegnati in calendari serrati, e poi la MotoGP richiede una specializzazione altissima ed è imbattibile per qualsiasi altra tipologia di moto. Accontentiamoci di quello che vediamo la domenica, è la morale di oggi. Sono bellissime gare, qualche ombra c'è e non lo nego, ma senza i vincoli sarebbe certamente peggio.
Sembra condivisibile. Sembra...
Tuttavia sappiamo tutti, la tecnologia si sviluppa enormemente durante i conflitti. Stretti dalla necessità si aguzza l'ingegno!
Che fare?
Copiamo la Storia!
Alterniamo periodi di guerra(vincerà Honda o Ducati scoprirà la bomba atomica?!) a periodi di pace.
Un po' noiosi, pieni di compromessi, politicamente corretti(biscotti a parte).
Amen