Superbike. Laverty vince Gara2 ad Assen
Vittoria della volontà per Laverty che ha braccato Sykes, partito come sempre come un razzo, riuscendo a resistere al suo passo, per poi superarlo quando mancavano tre giri alla fine. L’inglese della Kawasaki ha cercato nell’ultimo giro uno spiraglio per infilare Eugene, che però ha chiuso tutte le porte resistendo alla volata del pilota Kawasaki secondo a soli 89 millesimi di secondo. In pochi giri i due inglesi hanno staccato il resto del gruppo dove nelle fasi iniziali si era messo in luce un aggressivo Davide Giugliano. Il pilota del team Althea Racing dopo aver superato Baz e Rea si era portato in terza posizione e si era messo alla caccia del duo di testa. Purtroppo una scivolata ha messo fine ai suoi sogni di gloria con la moto che scivolava nella via di fuga.
Da quel momento in poi è risultato chiaro che il gruppo degli inseguitori, formato da Rea, Baz, Guintoli e Davies avrebbe potuto lottare solo per il gradino più basso del podio.
Melandri che inizialmente faceva parte degli inseguitori nel corso dell’ottavo giro perdeva improvvisamente terreno e scendeva di due posizioni in classifica, uscendo definitivamente dalla lotta per il podio. Restavano in corsa invece Baz, Rea e Guintoli, che si alternavano al terzo posto, seguiti da Davies che tirava il fiato dopo una furiosa rimonta dalla quinta fila. L’ultimo giro iniziava con Laverty in testa che aspettava un attacco di Sykes che però non è mai arrivato. Primo Laverty e secondo Sykes con l’arrembante Baz bravo a regolare in volata Rea (quarantadue millesimi tra i due). Davies proprio sul filo di lana aveva la meglio su Guintoli. A più di venti secondi arrivavano poi uno stoico Camier, ancora dolorante al ginocchio ferito ad Aragon, e lo sconsolato Melandri. A seguire un opaco Fabrizio che precedeva le due Panigale ufficiali di Checa, e Badovini (Ayrton non sapeva se prendere o meno il via a causa di forti dolori al collo e giramenti di testa, conseguenza delle cadute dei giorni scorsi) e quella privata di Neukirchner.
Cluzel e Iannuzzo non hanno finito la gara per problemi tecnici e quindi i piloti al traguardo sono stati quindici, con punti mondiali anche per Clementi, Sandi ed Aitchison, che hanno chiuso la classifica nell’ordine.
Classifica
Assen - FIM Superbike World Championship - Race 2
1. Eugene Laverty (Aprilia Racing Team) Aprilia RSV4 Factory 35'36.814
2. Tom Sykes (Kawasaki Racing Team) Kawasaki ZX-10R 35'36.903
3. Loris Baz (Kawasaki Racing Team) Kawasaki ZX-10R 35'42.662
4. Jonathan Rea (Pata Honda World Superbike) Honda CBR1000RR 35'42.704
5. Chaz Davies (BMW Motorrad GoldBet SBK) BMW S1000 RR 35'44.173
6. Sylvain Guintoli (Aprilia Racing Team) Aprilia RSV4 Factory 35'44.218
7. Leon Camier (Fixi Crescent Suzuki) Suzuki GSX-R1000 35'57.909
8. Marco Melandri (BMW Motorrad GoldBet SBK) BMW S1000 RR 36'04.081
9. Michel Fabrizio (Red Devils Roma) Aprilia RSV4 Factory 36'07.047
10. Carlos Checa (Team Ducati Alstare) Ducati 1199 Panigale R 36'09.215
11. Ayrton Badovini (Team Ducati Alstare) Ducati 1199 Panigale R 36'16.738
12. Max Neukirchner (MR-Racing) Ducati 1199 Panigale R 36'20.718
13. Ivan Clementi (HTM Racing) BMW S1000 RR 36'36.983
14. Federico Sandi (Team Pedercini) Kawasaki ZX-10R 36'38.667
15. Mark Aitchison (Team Effenbert Liberty Racing) Ducati 1098R 36'39.478
RT. Jules Cluzel (Fixi Crescent Suzuki) Suzuki GSX-R1000 24'31.112
RT. Davide Giugliano (Althea Racing) Aprilia RSV4 Factory 8'07.727
RT. Vittorio Iannuzzo (Grillini Dentalmatic SBK) BMW S1000 RR 3'39.175
Alessandro200958 - "i soliti italiani..."
Uguale Ducati, che si è presentata in un mondo della motoGP tecnologicamente impantanato nei carburatori e nella distribuzione a molla, risvegliandolo bruscamente dal torpore con innovazioni, soprattutto motoristiche, che non solo non stavano nei centri ricerca e sviluppo degli avversari, ma nemmeno nelle loro fantasie più sfrenate.
Circoscrivere e archiviare l'incidenza della limitazione dei giri motore e dell'alesaggio alle prestazioni del propulsore, mi pare così riduttivo da diventare addirittura pretestuoso.
Intanto un punto di vantaggio è diventato un ambito di pareggio con gli altri motori, e poi uno dei grandi problemi della Ducati per quanto concerne il motore, sono il peso e le dimensioni.
Realizzare il Twin Pulse così come era stato pensato in origine (superquadro), ne avrebbe ridotto notevolmente l'ingombro creando le premesse per tutt'altra traiettoria di sviluppo della ciclistica grazie a una più agevole gestione dei pesi e delle geometrie.
Ma se non vuoi capire questo, meglio archiviare il tutto come fai tu con la tua piccola sentenza da banale italiota: 'siete i soliti italiani...'
Amedeo e stiducatti
Il motore ducati è rimasto, e lo è tutt'ora, uno dei più competitivi.
Il problema prestazionale scaturisce dall'erogazione scorbutica e poco progressiva che, ovviamente ha un motore costruito come tu sopra hai ben descritto. Problema che diventa enorme con una struttura telaistica che non assorbe vibrazioni e che, ovviamente, è molto rigida. Esemlificando alla grande.
Ora, è chiaro che possiamo trovare mille pecche regolamentari pro Honda, ma è altrettanto vero che Ducati ci ha messo del suo.
Siete i soliti italiani, quando si sbaglia, è sempre colpa di qualcun'altro. Di default.
La verità è che Ducati ha palesemente sbagliato una strategia costruttiva che ha portato nel baratro la Motogp e sta portanto nella fossa delle marianne la SBK. Moto con un motore totalmente differente, con gomme totalmente differenti, con piloti totalmente differenti e sospensioni e freni totalmente differenti. Tempi sul giro distanti di un paio di secondi.
I problemi??
Totalmente identici. La moto non gira, la moto non da feeling all'anteriore.
Tradotto??
I problemi veri sono si riconducibili all'erogazione, ma è il telaio che non funziona.