Rally-Raid. Swank Rally e Kove: Cesare Zacchetti Superstar
Colle Braida, 3 Ottobre. L’Estate non molla, e noi si va in Moto. Si corre, anche. Si vince, pure! Ricordate Cesare Zacchetti (domanda pleonastica)? Ma sì, quello che, cadendo dal seggiolone da piccolino invece di schiattare ha acquisito i super poteri del Dakariano? Sorriso pertinente e permanente, che neanche Petter “Hollywood” Solberg nei suoi Mondiali migliori, Zacchetti ha inanellato una serie ormai plausibile e documentata di azioni che, non avesse appunto quella dote arrivata per violenta percussione del cranio sul duro cotto d’Impruneta a dargli la carica del Super, sarebbero da considerare vere e proprie imprese. Invece farsi la Dakar da solo, riparando e portando aiuto ai “normali”, farsi cinica derisione di difficoltà che il suo amico Iader non ha esitato a definire dantesche, è nel novero di quelle esperienze che Zacchetti da Colle Braida si limita a definire avventure, e neanche con la A maiuscola.
L’ultima ha per teatro la Sardegna e si divide in tre parti, o atti. La prima è la decisione di partecipare. Lo Swank Rally è un Rally un po’ particolare, brillante, ben fatto da esperti e da appassionati. Un po’ fighetto, ma con la fortuna che quando poi si picchia il naso nel fango ci si accorge che sono meglio i Gaerne che le Blundstone. Vale per tutti. Si vince e si perde con lo stesso spirito (almeno così si dice), si vive l’esperienza della comunità della passione, si va in Moto (che poi è la cosa più importante). Allo Swank, che declina la passione virale di Deus e l’esperienza influenzale di Renato Zocchi, Moto vintage, le cosiddette Moderne e le dilaganti pluricilindriche, al momento dilaganti per numeri di interesse e non di cilindri, limitati per fortuna a 2. Atto secondo. Si vince e si perde, ma a vincere la sua classe (Moderne) è Cesare Zacchetti. Gli altri sono Roland Peelen, Honda XR, e Matteo Generali, Yamaha. Attenzione, i Super Eroi sono prima di tutto uomini scelti da un destino giusto, ovvero prima di tutto onesti. E prima di tutto onestamente Cesare Zacchetti testimonia che allo Swank di quest’anno non c’erano gli dei pagani di Yamaha (Botturi) o di Aprilia (Cerutti). Solo dopo si concede ad accettare i complimenti. Io dico comunque che c’erano 160 partenti, molti "buoni" e una buona parte dei sassi della Sardegna appositamente concentrati nell’area di pertinenza del Rally. Dunque una certa differenza Zacck l’ha fatta. Sicuro!
Atto terzo. La prospettiva. Poche ore prima dello Swank Cesare riceve la Moto, quella Kove 450 Rally che è già un mito del suo genere prima ancora di sbarcare nelle concessionarie italiane. È una Moto giovanissima, in tutti i sensi, progetto, mentore, imprenditore, Xue Zhang. Ha debuttato alla Dakar di quest’anno. Tre Piloti, 46esimo SUNIER, 67esimo LIANSONG, 77esimo MINGJI, tre, 3, Moto al traguardo. Non si era mai visto, non si era mai nemmeno provato a pensarlo! Allora il dado è tratto. L’atto terzo dell’avventura Zacchetti-Kove è il progetto (per la verità articolato con una visione geniale, ma non ve lo dico ancora, manca la firma) che intanto intende portare Super Zacck alla Dakar 2024, schierato con la Kove in questione nella categoria Malles Moto, o Motul Original come si dice oggi in onore dello sponsor. Da solo contro tutti, e contro la Dakar soprattutto. Grande Progetto, tutto il nostro entusiasmo.
Due cose per la chiusura della notizia. In bocca al lupo per l’Avventura (questa volta con la a maiuscola), e un suggerimento. Io direi che è l’ora che Zhang Xue, l’importatore e ideatore dell’iniziativa Zacck-Kove-Swank, Cesare Galli di Pelpi International, e Thierry Charbonnier, un dakariano vero primo (meglio secondo, dopo il "Capo") a credere nel progetto e a sostenere le 3 Kove alla Dakar, si riuniscano nel migliore ristorante del Piemonte, paga Zacck. Devono discutere un progetto la cui regia merita una joint venture internazionale. Cinese, italiana, francese.
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