Fino a 10.000 bici al giorno usano la "ciclabile della discordia" a Milano
Fu progettata nel 2020 quando nella Fase 2 post pandemia doveva rilanciare gli spostamenti individuali urbani e ben presto ricevette il poco lusinghiero soprannome di "ciclabile della discordia" per la sua capacità di dividere i pareri di ciclisti, automobilisti, residenti e commercianti. Si tratta della pista di corso Buenos Aires a Milano, sin dalla sua nascita sotto i riflettori e considerata un metro di misura importante per capire come effettivamente la città stia (o meno) metabolizzando la transizione ad una cosiddetta mobilità dolce. Bene, i dati relativi al 2022 forniti da Amat a distanza di due anni sostengono che il flusso di biciclette che la percorre è praticamente raddoppiato in alcune giornate e mediamente è comunque cresciuto considerevolmente raggiungendo la media giornaliera di 6.792 bici con punte che sfiorano le 10.000.
Analogamente a quanto è già successo in altre grandi città europee, dunque, la presenza di una infrastruttura che favorisce il traffico ciclistico porta i cittadini a farne effettivamente uso. Chiunque viva a Milano può confermare anche empiricamente che il numero di biciclette e di e-bikes in circolazione è cresciuto (e non tutto propriamente in modo ordinato) così come può testimoniare che la viabilità è ancora lontana dall'essere ottimale. L'assessora alla Mobilità del Comune di Milano Arianna Censi - che abbiamo recentemente incontrato - commenta: "Sono dati che danno un bel segnale e che sono anche un impegno: quello di continuare nella strada intrapresa ormai da diversi anni. Il Covid ha in alcuni casi migliorato alcune brutte abitudini e la mobilità, in città, è una di queste: chi oggi si sposta in sella a una bicicletta lo fa non solo per raggiungere più velocemente un punto ma anche per arrivare ai metrò, da cui prosegue il viaggio".
Ciclisti in crescita tutto l'anno, tra commuting e turismo
Da quanto emerge dai dati riportati dall'Angenzia Mobilità Ambiente Territorio i ciclisti milanesi sono in crescita - perlomeno appunto sulla tratta di Buenos Aires - anche nei mesi freddi. Se non sorprende leggere che i maggiori passaggi (circa 9.000) si registrano a maggio, giugno e settembre, colpisce di certo leggere i dati di febbraio (7.615), marzo (7.455) od ottobre (7.121) che evidenziano un uso della due ruote non targata per il vero e proprio commuting urbano. Anche i dati relativi ai motoveicoli segnano tendenzialmente un aumento.
La crescita durante la bella stagione si deve anche al turismo. Molti visitatori stranieri utilizzano i servizi di bike sharing per muoversi in città e l'ipotesi è confermata dai dati sulle prenotazioni.
E ora via i parcheggi!
La "ciclabile della discordia" è destinata in ogni caso ad alimentare la sua nomea ancora per un po'. Sono infatti previsti ulteriori lavori che, c'è da scommettere, non saranno graditi ad alcune fasce della cittadinanza. Se da un lato è indubbio che l'avere a disposizione una pista dedicata aumenti la sicurezza e la percezione per i ciclisti di sentirsi protetti e che alimenti anche presso gli automobilisti una progressiva consapevolezza dell'esistenza di questo tipo di utenza, con benefici sul reciproco rispetto, è altrettanto vero che c'è ancora molto da fare per rendere effettivamente sicure le bike lane milanesi. Ad aprile, ad esempio, partiranno i lavori proprio sulla ciclabile di Buenos Aires. Saranno eliminati i parcheggi e mantenute soltanto le aree per il carico e scarico in accordo con Confcommercio e la zona taxi in piazza Oberdan. Tutta la pista sarà delimitata con un cordolo di 50 centimetri e la disposizione sarà prima il marciapiede, poi la ciclabile e più esterno il carico-scarico. Interventi riguarderanno anche i marciapiedi che verranno allargati.
Allargare le zone pedonali per tutti e non imporre limiti solo a chi non ha mezzi nuovi.