Le moto elettriche? Non è ancora il loro momento. Lo dice il CEO di BMW
Sul futuro elettrico della mobilità si dice e si legge di tutto e ognuno si costruisce la propria opinione. Finché si parla tra amici appassionati le nostre sentenze hanno il peso che hanno, ma quando ad esternare una prospettiva o un dubbio è un leader d'azienda ovviamente le parole assumono tutt'altro significato. Questo a maggior ragione quando l'azienda in questione non solo è uno dei principali player del nostro settore ma è per giunta già molto coinvolta nella produzione di veicoli elettrici. Ci riferiamo ad alcune parole di Markus Flasch, nuovo CEO di BMW Motorrad, che in occasione della prima apparizione della R 20 Concept a Villa d'Este, ha rilasciato alcune considerazioni anche sul presente e futuro delle moto elettriche per quanto riguarda perlomeno il marchio che egli rappresenta. Sappiamo che è ormai un leit motiv di ogni occasione pubblica chiedere a chi ricopre un ruolo come il suo che ne pensa dell'elettrico, ma in quest'occasione era inevitabile sia per la cornice del Concorso d'Eleganza sia perché la R 20 Concept è una moto molto passionale e stilisticamente con forti richiami al passato del motociclismo, è una creazione evocativa e viene facile contrapporla ad un altro progetto di BMW ovvero la Vision DC Roadster, la moto che dovrebbe segnare l'ingresso della Casa tra le moto elettriche. Su questo tema il manager tedesco ha dato delle risposte chiare, alcune condivisibili altre forse un po' meno.
La moto elettrica di BMW non si farà?
"C'è un lato logico ed emotivo della risposta", afferma Flasch, aggiungendo: "Il lato logico è che quando abbiamo esaminato i fatti e le cifre (della Vision DC Roadster ndr) era piuttosto matura nel suo sviluppo. Ma era semplicemente non competitiva con qualcosa come la M 1000 RR."
"E poi abbiamo osservato come sta andando il business. Così come i concorrenti, abbiamo il 77% del mercato totale delle due ruote elettriche coperto con i nostri scooter elettrici CE 04 e CE 02. Allora perché dovrei investire i soldi della BMW per costruire una moto per intrufolarmi nel restante 23%?", ha detto l'amministratore delegato, proseguendo: "Non ha senso, non ora, forse più tardi".
Ma Flasch è andato oltre, aggiungendo: "E poi la parte emotiva è che se parli con i motociclisti non ho trovato nessuno che dicesse "spenderei 30.000 euro su una moto elettrica per fare il giro del lago o su per il passo di montagna". Nessuno. E sicuramente nessuno direbbe: "Sto viaggiando verso Capo Nord attraverso l'Africa".
"Il motociclismo riguarda così tanto la libertà e l'indipendenza che non ha senso in questo momento per un veicolo elettrico".
Non si può dire che Flasch non parli in modo diretto ed esattamente come un appassionato di moto. Anzi, forse pure troppo. Diciamo così perché, forse, da un CEO ci aspetteremmo uno sguardo maggiormente rivolto al futuro che al presente. Forse da chi guida ci piacerebbe avere una visione del domani più che un ritratto dell'oggi. O forse, semplicemente, ci dispiace non aver un'iniezione di ottimismo su un punto su cui da appassionati motociclisti ci stiamo annodando: la moto elettrica, per quanto sia ampiamente dimostrato possa essere oggi una scelta percorribile già in molti casi, non riesce ancora ad essere competitiva su tutta la linea. Prestazionale e commerciale.
Non si può di certo dire che quanto affermato da Flasch sia sbagliato, anzi. Proprio nei giorni scorsi abbiamo provato il CE 02, due ruote elettrica da città proprio di BMW che è di fatto una moto urbana moderna, divertente, tutto sommato accessibile e sicuramente con un suo appeal ma che è pensato per un uso circoscritto nel quale l'elettrico ha già ragion d'essere. Se pensiamo però ad una "vera" moto che vada oltre i confini della città o un utilizzo specialistico come il cross o l'enduro, le nostre esigenze in termini di prestazioni e di prezzo cambiano e al momento continuiamo ad avere una scelta limitata ad un paio di marchi e una manciatina di modelli, ma soprattutto con un uso non alla portata di tutti o di tutte le aree geografiche quantomeno visto che uno dei limiti continua ad essere l'infrastruttura.
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lanci.luca11, Modena (MO)Mah, se fosse solo per i produttori la mobilità elettrica si farebbe sempre più tardi possibile. Speriamo che le nuove generazioni si stufino di sentire motori smarmittati.
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pasqualegln.pgPer i Nasoni e la loro agenda 2030 le cose si mettono male, anzi hanno fallito!